"Dove stiamo andando?" chiedo a Jaime, che sta camminando con velocità. "Vedrai."
Arrivati davanti ad un muro del terzo piano, il ragazzo si guarda intorno, per non essere visto e subito dopo tira fuori una schedina, dal taschino della camicia. Levando un mattone specifico, pigia un pulsante che svela un apparecchio elettronico, sul quale Jaime appoggia la sua schedina: il muro si sposta, facendomi sobbalzare dallo spavento e subito rivela una porta in acciaio, che si apre un secondo dopo. "Che cazzo è?" bisbiglio, mentre Jaime fa attenzione alle sue spalle. "Andiamo." dice, facendomi entrare. Dopo aver chiuso questo passaggio segreto, ci avviamo in questo corridoio pulitissimo e illuminato, fino ad arrivare in una stanza. "Eccoti, finalmente." Najwa era seduta in questo ufficio immenso e sommerso dall'arte in tela. "Maggie, sei arrivata in tempo per la nostra riunione." la donna mi sorride, dopo averlo fatto al ragazzo, facendomi cenno di andare da lei. "Andiamo fuori a fumare."
Dove trova tutto questo coraggio per far finta di niente, quando in realtà è successo tutto. Come fa?
"Non ti ho voluta qui per il lavoro di ufficio." si accende la sigaretta, non staccando i suoi occhi dai miei. "E per cosa?" chiedo, tenendo le braccia conserte. "Lo scoprirai tra poco." risponde, soffiandomi il fumo su tutto il mio volto; aggrotto le sopracciglia, squadrandola; sono ancora arrabbiata con lei. "Il rancore tienilo a casa." risponde la donna, accarezzando la mia guancia coperta dal fondotinta. Vorrei poter negare quel che sto provando in questo momento, come ho fatto, ma soprattutto ho saputo fare, negli anni precedenti, ma adesso come faccio se i nostri sguardi si intrecciano insieme, in autonomia? È come se l'uno fosse ammaliato dal carisma dell'altro.
"E non restare, ogni volta, a bocca aperta." conclude, rendendosi conto della mia reazione al suo tocco. "Non fare tanto la spiritosa, perché sappiamo entrambe che, in qualche modo, sei tu quella attratta da me." rispondo, rubandole la sigaretta, così da poter farci un tiro. "Poi, se tengo la bocca aperta... Non è per te." le espiro il fumo sul viso, come lei ha fatto con me precedentemente e dopo averle lanciato la sigaretta a terra, me ne ritorno dentro per prendermi un posto a sedere, attorno a quel tavolo lungo."Vi presento Maggie Civantos." Jaime si alza in piedi, per avere l'attenzione dei presenti. "Nuovo membro dell'OPG, cioè l'organizzazione privata della giustizia, che in reltà è composta esclusivamente da criminali." il discorso si conclude in un sorriso, e Jaime si rimette a sedere, passando a tutti dei fascicoli. "Quest'anno avrete compiti diversi, ma sempre adatti alle vostre capacità." Alzo gli occhi, per incrociare lo sguardo di Najwa, che guardo allibita. Va bene, mi ha messa a lavorare tra i computer e la ringrazio per questo, perché in fondo è l'unica cosa che so usare, ma un lavoro in un luogo così nascosto che neanche l'FBI, collaborando con dei criminali? Che razza di Zulema Zahir vuole diventare?
"Oggi ci occuperemo dei tanto attesi bancari. La zecca di Spagna sta producendo un sacco di soldi e dobbiamo fare qualcosa per avere..." Parole su parole, mappe su mappe, cartine su cartine. Non posso accettare tutto questo, vogliono giocare a guardie e ladri? Ho un brutto presentimo per questa associazione, perché io sono un'attrice non una cazzo di criminale!
Mi alzo bruscamente dalla sedia, prendendo il mio pacchetto di sigarette, per raggiungere l'unica stanza in cui tutti fumano.
Non posso credere a quello che ho visto, a quello che ho sentito e soprattutto a quello di cui ho iniziato a partecipare, ormai ci sono dentro, mi hanno dato un cazzo di lavoro e senza di me non possono fare niente, ma come? Come faccio a fare tutto questo se non ne ho le basi? Come posso partecipare a questa bravata, se sono sempre stata una persona modello? È inaccettabile.
"Non puoi uscire in quel modo." Mi volto, mentre aspiro dal filtro di questa sigaretta. "Najwa, ma che ti è preso?" chiedo, preoccupata, alla donna che un tempo era la mia migliore amica. "Che mi è preso?" Non capendo, si avvicina a me con passo veloce. "Ti sembra un gioco?" La squadro, passandole la sigaretta. "Lo faccio per la mia squadra. Hanno bisogno di soldi." risponde, aspirando dopo il fumo. "Najwa, stai giocando a La Casa di Carta? No, vorrei proprio saperlo, perché così sembra." Scuote la testa, sorridendo. "Bionda, non faremmo mai un attacco alla Zecca di Stato. È solo per fare avere i nuovi membri del team dalla mia parte. Noi combattiamo gli stupratori, gli hacker e tanti altri criminali." Un sorrisetto spunta sul mio viso. Najwa vuole fare del bene. "Non siamo l'unica associazione che si occupa di queste cose, e i miei dipendenti vanno e vengono, sai com'è..." Si avvicina di un passo a me e il mio cuore inizia già a battere all'impazzata. "Najwa, dimmi che non sei rimasta in quella serie tv." Guardo la donna, che avevo preso come ispirazione qualche tempo fa, con occhi pieni di speranza, ma al tempo stesso pieni di tristezza. "Un personaggio può influenzare, ma non così a lungo." Rimango a bocca aperta. "E perché farmelo credere?" chiedo, avvicinandomi di un passo anche io. Najwa scuote la testa, spegnendo quella sigaretta ormai consumata e subito dopo essersi guardata intorno, azzera le distanze.
Lo ha fatto di nuovo, e di nuovo non mi ha dato il tempo di capire il motivo del perché lo sta facendo, ancora e ancora. Questo nodo in gola, il respiro che manca e quel continuo senso di vuoto quando sto con te e inspiegabile, com'era inspiegabile prima, solo che adesso non riesco più a nasconderlo e a negarlo a me stessa. Cos'è cambiato da allora? Dovrebbe essere svanita tutta questa euforia, sono passati anni, eppure il sentimento si è raddoppiato. È impossibile, inaccettabile, non voglio finire come la Macarena delle storie di Wattpad, non voglio essere la stupida ragazza che Zulema rigira a suo modo, anche se dopo si sposano o cose del genere... So che qui, nel mondo reale, non accadrà mai e poi mai. Non vivremo per sempre felici e contente, perché noi non siamo principesse.
"Najwa, parla. Parla perché non capisco niente se tu continui a comportarti così, ok?" chiedo, restando con le braccia sulle spalle della donna, per circondare il suo collo. "Cosa dovrei dirti, Maggie? Che baciarti mi piace? O che mi piaci tu? Beh... Non te lo posso dire, perché... Non è vero, non sento queste cose. Lo faccio solo perché mi va." Le tiro uno schiaffo, staccandomi bruscamente da lei. Ma un'oscurità inquietante, che cade su di me, mi fa bloccare sul posto e disperata cerco una luce con questi occhi che non vedono altro che il senso di colpa. Ho tirato uno schiaffo alla mia amica. Non mi sono mai permessa di alzare le mani, mai e adesso come se nulla fosse ho tirato uno schiaffo a questa donna. "Najwa, perdonami. Non so cosa mi sia preso." I suoi occhi, colmi di rabbia e delusione, squadrano tutto il mio corpo, mentre Najwa schiocca la lingua sul palato, per poi andarsene senza ritegno.
Io non l'ho fatto intenzionalmente, ma ciò che mi ha detto è stato un colpo al cuore e non è una scusa per alzare le mani, infatti non so come perdonarmi e farmi perdonare.
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Lo Yin e lo Yang.
FanfictionMaggie decide di tornare in Spagna, dopo essere stata licenziata. Il nuovo lavoro le porta delusione, noia, ma qualcosa o qualcuno le farà cambiare idea, facendo di questo lavoro la sua nuova ossessione. Di cosa o chi sto parlando? Beh, leggete la m...