Vorresti riprovare.

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Non riesco più ad essere me stessa, o almeno a riconoscermi.
Non capisco dove abbia lasciato la me dolce, che si sentiva in colpa per tutto, con quel nodo alla gola che non le permetteva di respirare. Dove sono finiti il calore e la morbidezza dei miei abbracci? Cosa mi ha cambiata? Chi mi ha cambiata?
Mentre rifletto sui miei cambiamenti, sono davanti ad un bicchiere di vino bianco, ad osservare alla finestra del mio ufficio la strada, dove i bambini felici, che urlano, giocano a pallone. So che non è possibile tornare indietro nel tempo, ma solo Dio sa quanto vorrei farlo per rimediare a tutti i miei errori, cominciando da Najwa, che stranamente mi sta chiamando dal telefono d'ufficio. "Si?" dico, ironicamente. "Si, parlo con la signorina Civantos?" chiede lei, stando al gioco. "Dipende da chi vuole saperlo." Ridacchia, ma io non faccio altro che lasciare il mio sguardo perso nel vuoto. "Vieni?"
Ho rovinato tutto, letteralmente tutto, e adesso non posso farmi scappare la ragione dei miei casini. "Beh, dovresti aiutarmi."
La raggiungo nel suo ufficio e ovviamente finisco sulla scrivania, a gambe aperte, per far entrare dentro di me le sue dita.
Certe volte vorrei più coccole, o semplicemente fare l'amore, perché in questa coppia il problema non è la passione, ma la mancanza d'amore, dei piccoli gesti, di un ti amo detto così dal nulla... Non sono molto esperta nel condurre una relazione sana e seria, ma so per certo di cosa ho bisogno io e se Najwa non vuole darmelo, dovrò lasciare la ragione dei miei casini una volta per tutte, anche se è l'ultima cosa che voglio.

"Stasera sei libera?" chiede, dopo aver smezzato una sigaretta con me. "No, mi vedo con l'altra." "Dai, scema!" Ride, anche se in profondità ha qualcosa che le ribolle. "Sono libera." Sorrido, ma con lei il mio sorriso diventa tenero e sincero. La motivazione è semplice: la amo. Ma amare porta a dei sacrifici e io di sacrifici non ne so niente. E se proprio devo essere sincera non so neanche cosa vuol dire amare, nonostante abbia quasi 30 anni, forse è dovuto al fatto che non ho mai avuto una e vera propria relazione, solo con persone di cui non vorrei ricordare nemmeno il nome.
Spero solo che con Najwa posso trovare ciò che mi è sempre mancato.
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Najwa mi ha invitato ad una cena, riservata solo a me, come se qualche ora fa mi avesse letto nel pensiero.
Adesso sono nella mia camera a scegliere il vestito adatto per questa sera. Mia cugina non sa ancora niente, nemmeno che mi sono licenziata dal MediaMarkt e non deve assolutamente saperlo, sennò sarà la mia fine.
"Hai visto le mie chiavi?" Mi stringo nelle spalle, strizzando gli occhi e sperando che non le Sorgà qualche strana domanda in testa da farmi. "No." Continuo a scuotere la testa, fino a quando non richiude la porta di camera mia. Tiro un respiro di sollievo, ricominciando ad ammirare la bellezza del mio corpo che mi fa questo vestito. "Vai da qualche parte?" chiede, riaprendo la porta. Da una parte me lo aspettavo, ma dall'altra speravo non accadesse. "No, mi sto solo provando dei vecchi vestiti." Annuisce, fissandomi attraverso lo specchio. "Io invece esco. Non finire la nutella." Lucìa si raccomanda e subito dopo chiude per un'ultima volta la porta, uscendo poi da casa.

Una volta pronta, scendo anche io e, discretamente, arrivo al ristorante dove Najwa è in attesa.
"Ciao bellissima." Mi sorride, porgendomi il braccio per essere presa sotto braccio. Io faccio ciò e insieme ci dirigiamo dalla cameriera, che ci indica il nostro tavolo. Io mi metto con la schiena rivolta alla finestra, mentre Najwa, non avendo scelta, si mette davanti a me. "Contenta di essere qui?" chiede, guardandosi intorno; annuisco, cercando di non sorridere troppo e subito dopo prendo tra le mani il vasto menù di questo ristorante, ma so già cosa prenderò -infondo prendo sempre il solito- ed è tutto per fare un po' di scena.
"Pronte per ordinare?" domanda la cameriera, impugnando la penna sul taccuino. Entrambe annuiamo e diciamo i nostri piatti.
**********
Dopo le tante risate e gli argomenti seri fatti con Najwa, ci dirigiamo verso al parco naturale che il ristorante ha sul retro. Si, è uno dei miei ristoranti preferiti solo per questo!
Iniziamo a camminare tra questi alberi pieni di fiori rosa, rossi e bianchi. Così romantici devo... Najwa so è fermata difronte al mio albero preferito (ma lei questo non lo sa), per i fiori rosa stupendi. Le è impossibile parlare, a malapena riesce a guardarmi negli occhi e sinceramente è strano da parte sua. Zulema vuole essere, ma vai via Najwa!
"Maggie, ti ho portata qui per..." Si blocca, come se la bocca le fosse stata tappata all'improvviso. Ma pochi secondi dopo prende fiato e cerca di ricominciare. "Stasera siamo qui, perché volevo chiederti..." Questa volta non è lei ad interrompersi, ma lo faccio io, che la sto trascinando tra i mille alberi del parco perché ho appena visto mia cugina. "Che succede?" chiede Najwa, non capendo. "Niente." rispondo; non posso farle sapere l'opinione che Lucìa ha su di lei. "Allora fermati." Non l'ascolto, continuando a camminare mano nella mano con la donna che amo. "Fermati." ripete, ma nemmeno questa volta mi fermo. Infatti è costretta ad intervenire: afferrandomi il polso con la mano libera, mi volta verso di lei. "Fammi almeno finire cosa ho da dirti." Sospiro, annuisco e guardo poi alle sue spalle. "Ti ho invitata a cena per una questione importante." Mi prende le mani, attirando completamente l'attenzione su di lei. "Volevo chiederti se" congiunge i nostri sguardi, che fino a poco fa erano entrambi fissi sulle nostre mani incrociate. "vorresti riprovare."
Sorrido, mentre il mio cuore fa salti di gioia. Me lo ha chiesto. Finalmente.
"Vuoi riprovarci?" chiede, guardandomi le labbra. Stronza, sa che non resisto a tale cosa!
Cado in tentazione e la bacio, ovviamente. Lucìa non sarà molto contenta, ma io lo sono e questo è l'importante.
Posso finalmente dire, di nuovo, di essere la donna di Najwa Nimri. E questa volta l'unica donna, spero...

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