Gambe in spalla.
Sono ritornata a lavoro.
Dopo due settimane sono ritornata a lavoro e non mi aspetto di essere pagata lo stesso a fine mese.
Le mie gambe tremano. Il mio respiro è debole. La mia voce si è rotta."Maggie." Jaime mi saluta da lontano, con un cenno della mano; io lo saluto con un cenno di testa e mi dirigo direttamente nel mio ufficio. Tanto lo so, Jaime avrà già avvisato il capo e già al pensiero non riesco a deglutire (forse perché ho la gola secca).
Sono terribilmente stanca, anche se in queste due settimane sono uscita solo quella sera per il McDonald's. Non ero stabile mentalmente, ma non lo sono nemmeno adesso."Signorina Civantos, è richiesta dal capo." dice la mia segretaria, attraverso il telefono. Stacco immediatamente la linea e vado in panico, come posso uscire da tutto questo se nemmeno io lo voglio?
Ho addirittura il coraggio di offendere quella donna, quando la prima che dovrei criticare sarei io, perché ho deciso io di stare al gioco, di iniziare questa storia nonostante sapevo la persona che era.
Il mio cuore ceco ha voluto darle possibilità, non una, non due, ma così tante che non sono riuscita neanche a tenere il conto. Sono un animo perso e non posso permettere a Najwa di essere la mia luce che mi guiderà in queste tenebre, per uscire allo scoperto. O almeno alla Najwa di adesso, che sta portando via l'ottimismo e l'essere solare ,che un tempo componevano una parte di me. E questa è la cosa che più mi fa arrabbiare e al tempo stesso abbattere, mi porta via ogni speranza che ho per crearne la tristezza, facendomi così diventare una rosa appassita, che nessun essere vivente guarderebbe, perché tutti preferiscono quella perfetta, petali, spine e gambo immacolati.
Ho bisogno di una pausa da tutto questo.
Nel frattempo la voce della segretaria si ripete e le mie gambe, comandate dal cuore, mi alzano dalla sedia su cui ero seduta un secondo fa. Un piede dopo l'altro mi fanno arrivare alla porta, di cui la maniglia viene afferrata dalla mia mano destra per aprire l'uscita dell'ufficio.
Un piede dopo l'altro, di nuovo, ma questa volta per raggiungere quell'ufficio, che di nuovo mi farà cadere a terra come se fossi una moneta da un centesimo.Eccomi davanti a quella porta, che, anche se è un oggetto, mi sta trasmettendo ansia, terrore e fastidio.
Alzo la mano, chiudendola leggermente in un pugno e, senza fiato, busso delicatamente alla superficie ruvida del legno della porta.
"Avanti."
Deglutisco, guardando la maniglia che tra poco abbasserò per entrare e vedere il capo. Non riesco a controllare i miei respiri da fuori, figuriamoci quando aprirò questa porta.
"Avanti." si ripete, così apro la porta con decisione. Lentamente entro, chiudendo la porta e dopo mi incammino, guardando il pavimento e i miei piedi che soffrono a causa dei tacchi che porto quest'oggi. Poi alzo lo sguardo e la vedo con i suoi occhiali, per finire di scrivere qualcosa al computer. Appena i miei piedi si fermano, anche il suo sguardo si solleva, incrociandosi con il mio.
Un battito mi salta e l'ossigeno inizia a mancare, causando così l'aumento dei miei respiri.
"Ciao, Maggie." dice alzandosi, mentre si aggiusta quell'orribile giacca blu. Io, nel frattempo, sono indietreggiata di un passo e ho abbassato il mio sguardo. "Come stai?" chiede, cercando di farmi parlare. "Bene." dico, stringendo subito dopo i denti per mantenere il controllo. "Ne sono felice." Sorride nell'istante in cui il mio sguardo è sul suo. "Volevi vedermi?" chiedo timidamente, mentre incrocio le mani lungo la schiena. "Si."
Passano qualche secondi e ancora non è uscita una parola. Facendomi coraggio presi l'iniziativa.
"Per cosa?" chiedo, mentre la guardo farsi una sigaretta con il tabacco camel. "Per sapere se stavi bene. E per dirti che ti pagherò lo stesso-" La interrompo e con arroganza le dico: "Non voglio la tua pena. Dopo tutto sei stata tu a mettermi in questa situazione del cazzo." Boccheggia davanti alla mia ira, non riesce ad esprimersi. A questo punto continuo io.
"La voglio finire qui. Per sempre."
Si accende il drum, in seguito lascia l'accendino sulla scrivania e si siede sulla sedia posizionata davanti a me. "No." risponde, guardandomi negli occhi. "Come?" chiedo scioccata, osservando i suoi movimenti. "No." Si ripete, facendo fuoriuscire il fumo dalla bocca.
"No? Bene Najwa." Mi raccolgo i capelli in una coda e prendendo coraggio metto un passo davanti a me per sedermi sulla sedia, accanto a quella di Najwa. "Ti spiegherò come stanno i fatti." Accavallo le gambe e incrocio le braccia al petto, come per sentirmi più protetta e poi inizio a parlare. "Non voglio vivere questa vita da Zulema e Macarena. Non l'ho mai voluto." Mi guarda stranita, come se parlassi un'altra lingua incomprensibile alle sue orecchie. "Scusami?" chiede, alzando entrambe le sopracciglia e socchiudendo gli occhi. Mi passo le mani sui capelli, incrociandole sulla nuca, e sospirando, chiudo gli occhi "Ti sembra normale vivere così?" chiedo, sovrapponendo dopo le labbra, mentre prego di non far giungere ai miei occhi anche solo una piccola lacrima. Najwa, nel medesimo momento, inarca le labbra, facendo uscire il fumo dal naso.
"Non lo capisci, vero?" Non riuscendo più a trattenermi, lascio il via libera alla prima lacrima, che scende lentamente. "Cosa?" chiede. Non so se sta facendo finta o se davvero non è in grado di capire, ma so che tutto questo mi sta uccidendo. "Najwa, ti sembra normale litigare di continuo, finire a... a usare la violenza e scopare nei momenti meno opportuni, seri. Io..." Cado in un pianto liberatorio, ma che comunque mi fa risultare più debole di prima agli occhi di Najwa, la quale continua a guardarmi senza mostrare compassione. "Sei così drammatica."
Alzo lo sguardo, colmo di lacrime che continuano a scendere, che però non nasconde la mia rabbia che sto provando in questo momento. "È di questo che parlo. Non dai peso a ciò che deve averlo e in più in quella testa non ti è rimasto nulla di buono." Mi alzo e raggiungo la porta, delusa e arrabbiata. "E quando dico per sempre, è per sempre, Najwa Nimri."
Questa volta è forse davvero un per sempre, ma che riguarda la fine di una storia così complicata. Ok, forse non proprio adesso, perché sta correndo verso di me. O almeno credo sia lei, perché non mi sono ancora voltata.
"Cazzo, devo smetterla di fumare." Si poggia sulle ginocchia col fiatone e ora ho la conferma che sia lei.
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Lo Yin e lo Yang.
FanfictionMaggie decide di tornare in Spagna, dopo essere stata licenziata. Il nuovo lavoro le porta delusione, noia, ma qualcosa o qualcuno le farà cambiare idea, facendo di questo lavoro la sua nuova ossessione. Di cosa o chi sto parlando? Beh, leggete la m...