Fatto.

61 7 2
                                    

Sono passati solo 5 mesi e a me, invece, sembra essere passata un eternità, e mi fanno pensare alla durata degli sguardi tra me e Najwa, che durano un istante e a noi sembra essere passata tutta la vita, perché ci vediamo l'anima, l'una negli occhi dell'altra.
Però che cazzo! Com'è possibile che non mi riesca fare il primo passo? Io ho bisogno dei baci di quella donna ormai da anni, ma il destino non vuole proprio darmi questa possibilità. Perché ce l'hai tanto con me? Cosa ho fatto di male?
Ma non capisco perché continui ad avere quest'influenza su di me, nonostante i giorni che scorrono davanti ai miei occhi che mi fanno rendere conto che Najwa mi sta evidentemente ignorando, io le continuo a correre dietro, senza un apparente motivo. È ovvio che non ha lo stesso interesse che ho io nei suoi confronti, ma perché se ne sono consapevole il mio cuore batte lo stesso a mille solo se la vedo passare?
Tutto resterà un mistero, visto che parlare non è una delle sue abilità, ignorare invece è proprio fatto per lei.
Non la sopporto.

"Maggie." Jaime mi chiama per seguirlo, fino al suo ufficio. "Mi dici cosa dobbiamo fare?" chiedo, stanca di essere tenuta all'oscuro di tutto. "Niente. Oggi Najwa non c'è e volevo fare questo..." Apre la porta del suo ufficio e salta fuori una piccola festa, alla quale partecipano quasi tutti gli impiegati. Il panico sale e non posso fermarlo, infatti richiudo subito la porta. "Sei impazzito? Se Najwa lo viene a sapere ci licenzierà!" esclamo, mantenendo comunque un tono moderato della voce. "Non può licenziarci tutti." Il ragazzo sbuffa una risata, ma mi ha solo fatto esaurire il cervello. "È così difficile da capire?" Incrocio le braccia al petto, confondendo Jaime. "Noi due siamo i responsabili, più tu che io. È se proprio vuole licenziare, licenzierà noi due. Dove troviamo 1800 euro al mese?" Jaime improvvisamente capisce a cosa sta andando incontro, infatti spalancando gli occhi per l'ansia, corre nella sala controlli, dove ci sono le telecamere.
"Che fai?" chiedo, guardandolo smanettare le telecamere. "Che stai facendo?" richiedo dopo qualche istante, visto che non ho ricevuto risposta. "Fatto." Jaime riprende la posizione eretta dell'essere umano, sfoggiando il suo sorriso. "Cos'hai fatto, precisamente?" chiedo aggrottando le sopracciglia, preoccupata. "Ho tagliato i filmati che avrebbero potuto farci scoprire e disattivato temporaneamente le telecamere." Rimango letteralmente a bocca aperta, immobile, attaccata con i piedi a terra. "Se lo viene a sapere siamo morti." Il ragazzo mi prende sottobraccio per aiutarmi a camminare, così da raggiungere la festa. "Ma non lo saprà se tieni la bocca chiusa e ti comporti come una persona normale." Non smette di sorridere, e con quel sorriso saluta i dipendenti che non ne sono a conoscenza.

"Non voglio vederti con quel ghigno." Jaime mi passa un'intera bottiglia di Malibu e due lattine di Red bull... All'alcol non si può dire di no.
Tutta la sera con bottiglie di alcol in mano, non bicchieri ma bottiglie! Sto quasi perdendo i sensi e non vorrei andare oltre. Così, barcollando, raccolgo le mie cose ed esco da lavoro, firmando, con la mano che trema, la mia uscita. Sgamabile? Credo proprio di sì. Ma adesso l'unica cosa di cui mi importa davvero qualcosa, è arrivare a casa sana e salva, per buttarmi sul mio letto.

Lo Yin e lo Yang.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora