Non sarà così semplice.

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Non mi presento a lavoro da una settimana e da una settimana sto ripensando a quel ti amo.
Con quale coraggio l'ho detto? Che problemi ho per dirlo dopo una litigata del genere?
Mi sto pentendo di tutto.
Sto pensando a tutta la mia vita, da quando ne ho il ricordo e mi sono accorta di fare gli stessi fottuti errori di quando avevo sedici anni. Se non ho imparato a metterci la testa anziché il cuore prima, riuscirò a farlo adesso?

Il telefono squilla da questa mattina, ma questa chiamata è durata più delle altre, ha fatto più squilli. Ma è uguale alle altre, perché provengono dall'ufficio di Najwa e io non voglio rispondere, anzi non sono tenuta proprio a farlo, ho tutto il diritto di rifiutare la chiamata.
"Maggie, mi stavo preoccupando-" Non è Najwa, ma Jaime, così riattacco subito. Non ho bisogno di compassione e neanche di essere insultata; avrà raccontato sicuramente quello che le piaceva a lei. Ormai so a memoria il suo copione e non intendo rifare le scene di questa fottuta telenovela.

"Non vai neanche oggi a lavoro?" chiede Lucìa, facendomi ribollire il sistema nervoso. "Ho le ferie!" esclamo, premendomi il cuscino sulla faccia. "Ti farai male alle ferite." Apro gli occhi e vedo il buio, lo stesso buio che vidi una settimana fa. Le lacrime cercano di uscire, ma non glielo permetto. "Hai sentito il dottore?" Scuoto la testa, dopo essermi liberata del cuscino davanti al mio sguardo. Lei non sa niente, le ho detto che l'ascensore si era bloccato e successivamente caduto; all'ospedale non hanno trovato fratture fortunatamente e mi hanno dato un permesso di due settimane.
"Lucìa ho due settimane di permesso, cazzo! Più sentito di così non posso." Mi alzo e con arroganza dico: "Vado a farmi una doccia." La sposto e dopo raggiungo il bagno, dove mi chiudo dentro.
Apro l'acqua calda della doccia, che faccio scorrere mentre mi siedo all'angolo del bagno, chiudendomi con un riccio. Di sfogo alla tristezza, che con il tempo peggiora, alimentando i soliti pensieri intrusivi, i quali non dovrò mai ascoltare.
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Scorro la pagina di Pinterest e, come mi succede spesso, Macarena e Zulema prendono possesso dei miei per te. Subito dopo una foto con il pacchetto delle sigarette e la frase: "L'amore uccide - smetti subito.".
Le fottute coincidenze vogliono farmi ricadere in un pianto, ma adesso non posso. Così chiudo Pinterest, facendo un profondo respiro. "Siamo arrivate." dice Lucìa, che mi ha accompagnata a mangiare al McDonald's. L'unica cosa che consola entrambe le cugine.

"Che ti succede?" mi chiede Lucìa, dopo aver addentato il suo Crispy McBacon. "Niente, è solo che... L'ascensore mi ha lasciata un po' perplessa." rispondo, mentendo in parte sul motivo della mia tristezza. "Mi dispiace." Mi rivolge un sorriso di compassione, mentre accarezza la mia mano sinistra. "Non penso di poter più prendere un ascensore in vita mia." Adesso questa bugia sta prendendo un'altra piega, un altro scopo, perché pur di sfogarmi farei qualsiasi cosa. "Ti aiuterò a liberarti di questa paura." Scuoto la testa, sovrapponendo le labbra. "Non sarà così semplice." Le lacrime, che non sto riuscendo a fermare, hanno un peso mai sentito prima. "Invece si." Faccio cadere il panino nel contenitore, perché la presa mi sta diventando debole involontariamente. Mi guardo le mani, che iniziano a tremare, ma ciò lo faccio di nascosto, sotto al tavolo, per non far preoccupare ulteriormente mia cugina. "No, a lavoro c'è quel fottuto ascensore. Come faccio a liberarmene se sarà sempre lì?" chiedo, coprendomi la faccia con le mani e subito dopo scappo in bagno, per liberarmi di quelle pesanti lacrime che sfregiano il mio viso.
Come posso continuare a vivere, se il mio pensiero costante è quel fottuto ascensore? Devo salirci di nuovo e rischiare, oppure lasciar perdere e prendere le scale?

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Tesori miei vi sta piacendo questa storia, anche se pubblico una volta ogni dieci anni🙈? Spero di si❤️ Spero anche che mi abbiate perdonato. Un bacione a voi e buonanotte!

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