Parlavamo giusto di te.

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Purtroppo siamo già di ritorno.
Adesso siamo scese dal primo bus della giornata, per comprarci il pranzo nel primo ristorante che abbiamo trovato: io mi sono presa un hamburger di pollo, Najwa si è presa una piadina.
Subito dopo aver finito di mangiare, si riparte per raggiungere l'aereoporto che ci porterà fino a Madrid.

"Amore, restiamo ancora. Non voglio che questa vacanza finisca." dice, abbracciandomi tristemente. Io, accarezzandole dolcemente la schiena, rispondo: "Magari." Si stacca dall'abbraccio e tiene il suo sguardo sul mio per qualche secondo, poi prende tra le mani il mio viso. "Ti amo." Lascia un dolce bacio sulle mie labbra. "Ti amo anche io." Sorrido subito dopo, guardandola. "Andiamo." Ricambia il sorriso, ma nascondendolo e si incammina verso il bagno.
*********
Il viaggio è stato breve, forse perché ho dormito tutto il tempo, ma tralasciamo questo dettaglio.
Sono appena entrata nell'appartamento di mia cugina, che però non c'è. Giustamente sarà a giro per le strade di Madrid a quest'ora... Beh, non mi resta altro che sistemare le valigie.
Maglie, pantaloni, felpe, scarpe e tanto altro di mia appartenenza, da mettere a posto nel mio armadio, tranne una felpa, che ha tutta una storia alle sue spalle. Di quale felpa sto parlando? Di quella di Frozen, quella che Najwa indossò per la scena del regalo in Vis a Vis El Oasis. Ve la ricordate? Adesso che ci penso, mi è venuto in mente che mi complimentai subito per la sua bellezza (della felpa, non di Najwa).
Non l'aveva indossata in questi giorni, in pratica mai, pensavo l'avesse buttata nella spazzatura e invece, ora, c'è l'ho io, nelle mie mani, mentre odoro il suo buon profumo e così mi passa la voglia di fare ogni cosa, se non dormire abbracciata a questa magnifica felpa.
Scherzavo. Ovviamente qualcuno deve interrompere il mio sonno: mia cugina è in casa, ma non è da sola...
"Lucìa sono a casa!" esclamo, facendo sicuramente sentire in imbarazzo entrambi e subito dopo chiudo gli occhi, lasciandomi trasportare nel mondo dei sogni.
**********
"Ti sei riposata?" chiede, facendosi una sigaretta con il tabacco; annuisco fissando la lingua di Najwa che lecca quella cartina. "Tu?" "Si." risponde, accendendosi dopo la sigaretta. "Vuoi?" Non oso mai rifiutare, così annuisco e afferro ciò che mi sta porgendo. "Cosa facciamo questo weekend?" mi domanda, osservando i miei movimenti. "Esco con un'amica." La sua mandibola è salda e i suoi occhi si sono riempiti di fuoco. "Chi?" Mi viene incontro, strappandomi la sigaretta di bocca per aspirarne il fumo; nel frattempo cerco di trattenermi il sorriso. "Non la conosci." Mentre lo dico, mi siedo sulla sedia più vicina a me. Najwa poggia la sigaretta, ancora accesa, nel posacenere e si avvicina più che può a me. "Dimmi il nome, magari la conosco." "Julia." Schiocca la lingua sul palato e mi squadra, dalla testa ai piedi. "La conosci?" chiedo, con tono di sfida, ma Najwa si altera troppo e di conseguenza non riesce a scherzare su quest'argomento, infatti si alza e se ne va, lasciandomi sola nel suo ufficio.
Non mi sento in colpa, anzi sono incazzata, per questo uscirò lo stesso con Julia. È un'amica che non vedo da molto tempo e non mi va di disdire, perché Najwa deve fare le sue scene di gelosia.
Infatti eccomi qua, davanti al bar che abbiamo deciso di frequentare stasera. Ci sono stata poche volte, ma non perché non mi piaccia, solo che è lontano da casa mia. In lontananza vedo una figura sfocata, della quale non riesco a distinguere i tratti del volto, ma appena è abbastanza vicina riconosco la mia cara amica: Julia. "Ciao!" Subito cadiamo in un abbraccio, per esprimere quanto ci sia mancata l'altra e dopo entriamo nel bar, dove la mia amica saluta tutti, sembra essere una star del cinema là dentro, mentre io non, nessuno mi riconosce ma non m'importa poi così tanto, infatti mi siedo al primo tavolo libero per aspettare che Julia finisca il suo giro di saluti.
"Eccomi, scusa." Si leva la giacca e si sistema al suo posto. "Sei molto conosciuta." dico, guardando alle sue spalle; annuisce e sorride come se ciò che ho appena detto fosse un complimento. "Era il bar di mia madre." Subito mi sento in colpa, Julia ha perso la madre all'età di diciassette anni. Resto in silenzio non sapendo cosa dire, non sono brava nel gestire queste situazioni, preferisco uscirne sorridendo. "Dove lavori adesso?" "Faccio la stilista." Mi meraviglio perché è riuscita a seguire il suo sogno, nonostante tutti di essere il contrario, compresa me, che sono stata la prima a dire che non c'è l'avrebbe mai fatta. Invece oggi mi ha letteralmente spiazzata, facendomi credere che l'unica persona a poterti giudicare è solo te stessa. "Mio Dio! Complimenti." Sorrido, stringendo la sue mani con le mie. "Grazie." Si nasconde tra le spalle, sorridendo a trentadue denti. Inizia a raccontarmi di tutto il suo percorso fino ad oggi è quando, finalmente, ha finito, mi alzo per andare in bagno.

Esco, dopo essermi liberata di tutti i liquidi in corpo, ma mi blocco appena vedo che qualcuna è seduta al mio posto.
Non posso crederci.
Mi avvicino a passo svelto, mentre mi asciugo ai pantaloni l'acqua restante sulle mie mani.
Non ho parole.
"Parlavamo giusto di te." dice Julia, voltandosi verso di me. Scuoto la testa, incrociando lo sguardo della persona arrivata da poco al nostro tavolo. "Non pensavo avessi tendenze lesbo." Deglutisco all'affermazione della mia amica, mentre prendo una sedia dal tavolo più vicino a me. "Che vuoi dire?" Faccio la finta tonta, mentre sotto al tavolo tiro un forte calcio sulla tibia della donna alla mia sinistra, che si lamenta in silenzio per il dolore. "Per la serie televisiva." entrambe ridacchiano; tiro un sospiro di sollievo, perché pensavo avesse raccontato della nostra relazione ad una donna così pettegola. "Scherzo, non preoccuparti." dice Julia, cercando di smettere di ridere. "Certo, lo so." Sorrido, fulminando Najwa con lo sguardo. Non ho ancora capito le sue intenzioni. "Siete rimaste in buoni rapporti? Ho letto che vi siete perse di vista per varie motivazioni." Najwa sorseggia rumorosamente il caffè e dopo risponde, rubandomi la possibilità di dire qualsiasi cosa che a lei non stia bene. "Convinzioni dei fan. Siamo molto unite, il nostro rapporto è inconsumabile. Vero Maggie?" Volta la testa verso di me, sorridendo compiaciuta. Mi limito ad annuire, sta rovinando il mio incontro con la mia amica! "Menomale." Ci sorride, ma appena le cascano gli occhi sull'orologio attaccato sulla parete davanti a lei, si mette una mano davanti alla bocca. "Santo cielo, è tardissimo!" Si alza e velocemente, si mette la giacca. "Scusate, devo scappare." Si chiude la cerniera e mi saluta con due baci sulla guancia, mentre a Najwa le dice solo: "Ciao."
Appena è uscita Julia, faccio una scenata. "Che cazzo ci fai qui? Mi hai seguita?" Mi alzo in preda alla rabbia. "Calmati bionda, siamo in un luogo pubblico." Sbuffo, uscendo da questo fottuto luogo pubblico e puntualmente Najwa mi segue. "Ho rovinato il vostro appuntamento?" Mi fermo, smettendo di camminare e mi volto verso la donna che sta facendo alterare il mio sistema nervoso. "Era una cazzo di amica. Che problemi hai?" "Io nessuno. Tu piuttosto, io volevo solo conoscere la tua amica." La spingo con forza e subito ricomincio a camminare per andare alla fermata del bus. "Ti riporto a casa io." dice Najwa, continuando a corrermi dietro; non me lo faccio ripetere due volte, piuttosto che pagare un biglietto del bus. "Sappi che non ti ho ancora perdonata." dico all'imrovviso, mentre ci allacciamo le cinture. "Evidentemente non c'è niente da perdonare." Sbuffo, e non è una novità.

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L'assenza prolungatissima è dovuta da tanti fattori, non vi ricorderete nemmeno da dove ci eravamo fermati, ma sentivo il dovere di scusarmi e di continuare a pubblicare. Spero solo di riuscire a recuperare.

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