Sicuramente per l'alcol.

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Ormai da settimane ho il rimpianto di non esserci andata io da Najwa. E non per picchiarla, questa volta sarò sincera, ma per sbatterle in faccia la persona di merda che è. Dio Santo, non ho fatto altro che lamentarmi con mia cugina, Lucìa, di quanto è fottutamente stronza Najwa.
Ma perché sei ancora nei miei pensieri? Può essere che la mia convinzione sul fatto di continuare a premere sulla parte del corpo che mi faceva male, perché così il dolore passava, mi ha portata ad essere attaccata a persone che mi fanno stare male, convinta che un giorno, continuando a "premerci sopra", quel dolore svanirà. Ma non posso convivere con questo dolore, perché più il tempo passa più mi rendo conto che tutto sta cadendo a pezzi e la cosa che più mi terorrizza e perdere me stessa.
"Ma tu ti sei già persa." dice la vocina dentro di me e un po' le do ragione, anche se non vorrei...

"Amore!" Andrés corre verso di me e io, per cortesia, corro verso di lui, dato che non ci vediamo da una settimana. "Come stai?" chiedo, passando la mano sui suoi capelli corti, quasi rasati a zero. "Bene, te?" Sorrido, posando un bacio sulle sue labbra. "Anche io." Vorrei dire "anche io, adesso", perché riuscirò a rinunciare ai miei pensieri per un attimo, ma non posso, farei sentire troppo importante una persona che è solo di passaggio. E so che è brutto dirlo, ma è così.
"Andiamo a mare?" chiede, prendendomi per mano. "Siamo a febbraio, sei pazzo?" Si stringe nelle spalle, ridacchiando. "Andiamo a vedere il tramonto." No, il tramonto un'altra volta no. Potrei rischiare di innamorarmi, si scherza (o almeno è quel che spero).

Alla fine siamo qui a guardare questo tramonto, il più bello di tutti i tramonti di gennaio -non posso dire di febbraio perché è appena iniziato- perché ha fatto colorare il cielo di rosa. Io amo questo tipo di tramonto e scoparci davanti mi sembra il minimo. Ringrazio Gesù per non aver fatto arrivare gente sulla spiaggia.
Avendo cenato e finita la nostra girata, Andrés mi riporta a casa. Ma mai l'avesse fatto: Lucìa ha portato a casa un ragazzo, conosciuto più o meno una settimana fa. E io, che sto con Andrés da ormai 6 mesi e mezzo, non sono riuscita a portarlo a casa, solo perché la prima persona che dovrebbe mettere piede qua dentro è... Beh, non sto neanche a dirvelo. Ma come faccio? Io voglio scordarmi di lei, eppure ogni cosa che vedo o ogni cosa che faccio mi riporta a lei. Sono passati 8 mesi dalla fine di quella storia, non dovrei cercarla anche nelle minime cose.
Ho solo bisogno di rilassarmi.
Ma con cosa?

Esco fuori, per dare il giusto spazio ad una coppia fresca fresca, decidendo così di fare due passi sotto casa.
Le mie gambe mi hanno portata al bar più vicino, per scordarmi per qualche ora di tutto, ma questa volta veramente: inizio ad ordinare drink su drink fino a quando non inizia a girarmi la testa. A questo punto mi rendo conto di aver preso sette drink e che mi toccherà pagare, se tutto va bene, 60 euro. Cazzo, sono venuta solo con 20 fottuti euro. Adesso come faccio? Mi fingo ubriaca? Non mi dovrei sforzare neanche più di tanto, dopo tutto sto già perdendo la testa. Mi alzo dal tavolo per raggiungere la cassa, ma l'equilibrio non mi aiuta. Infatti sto barcollando, come una barca nel mare mosso, ma sto cercando con tutta me stessa la giusta postura che mi faccia restare in piedi. La situazione peggiora, quando devo iniziare a camminare, mi gira tutto e ho il voltastomaco. Non so quanto possa durare la mia sobrietà.
*******
"Signorina." Mi sento scuotere. Ho un dolore allucinante alla testa. Mi alzo lentamente, poggiando la schiena allo schienale della sedia. "Signorina, stiamo chiudendo." Biascico e sento uno strano sapore, ma anche un forte odore: abbasso lo sguardo e trovo una macchia di vomito sui miei vestiti. "Oh cazzo." Con il palmo della mano, pulisco il lato destro della mia bocca, sporco di vomito e subito dopo cerco di reggermi in piedi. "Scusi che ore sono?" chiedo gentilmente al barman. "Le tre." Rimango scioccata dalla sua risposta. Ero arrivata qui alle nove e mezza, o forse a mezzanotte. Non ricordo. "Ha preso qualcosa?" chiede. "Oh mio Dio. Mi sono drogata?" chiedo, toccandomi la fronte impaurita. "No, intendevo da bere. Deve pagare qualcosa?" chiede, ridendo sotto i baffi. "Sa che non ricordo." rispondo, preoccupata. Non ricordo più niente, ho solo piccoli ricordi che non possono essere messi insieme per creare il puzzle della mia serata, ma da questi flashback mi sono fottutamente divertita, cazzo! "Mi immagino. Ma questo è un problema." Annuisce, tirando le labbra solo da un lato. "Che dolore allucinante." dico, toccandomi la testa. "Senta, facciamo così. Per questa volta la passiamo, ma sii responsabile la prossima volta." Una strana felicità, mai sentita prima, invade il mio cuore. Avrò bevuto una quantità enorme di alcol e non la pago nemmeno. Barcollando, arrivò all'uscita, dove cerco di chiamare Lucìa per venirmi a prendere, non sono in buone condizioni per tornare a casa da sola. Vedo tutto sfuocato, spero solo di non riperdere la testa. Vorrei evitare di farmi investire "Lucia, mi... mi vieni a prendere?" dico con voce debole, mentre mi appoggio alla parete alla mia sinistra. "Mi sa che hai sbagliato numero." Subito spalanco gli occhi, realizzando solo pochi secondi dopo che si tratta di Najwa. Come cazzo ho fatto a sbagliarmi. "Hai bisogno?" "Certo che no." Perché non sto staccando? Perché sto ascoltando quel nostro silenzio? "E perché Lucìa dovrebbe venirti a prendere?" chiede. Sto per vomitare, ma per il panico o per tutto quell'alcol? "Sicuramente per l'alcol." Inizio a ridacchiare, mentre il mio corpo si scioglie, sedendosi poi a terra. "Sei ubriaca, Maggie?" chiede. Così capisco di essermi risposta ad alta voce. "Perché dovrei esserlo, Najwa? Perché mi fai soffrire come un cane? No, non cadrò per colpa tua. Mai. Sei solo una cazzo di stronza che-che non pensa agli altri." Sto biascicando le parole e continuo a non capire molto di quel che sto facendo, o addirittura dicendo. "Ti ho già detto che se non fosse stato per il fatto di rischiare la vita, non l'avrei più cercata in tutta la mia vita." Rido a crepapelle, non so precisamente per cosa, ma rido. "Non voglio più sentire stronzate da te." La sento sbuffare e nel frattempo me la immagino alzare gli occhi al cielo, come al suo solito fare. Bella, ma stronza al tempo stesso. "Dimmi dove sei. Tua cugina lasciala dormire." dice, cercando di farmi un favore, ma io non voglio favori da lei. "Non... ti dirò mai che sono al bar di Carlo." ribatto, contenta di aver fatto vincere il mio orgoglio anche solo per una volta così da togliere a Najwa il privilegio di farmi un fottuto favore. Forse se la sarà presa, perché mi ha staccato la chiamata.
Oh no, mi sta salendo il vomito.
Che schifo, mi sono vomitata sulla mano, non ci posso credere. Dovrei vomitare di nuovo, adesso, ma poi sarebbe impossibile smettere. Mi pulisco al vestito e subito mi alzo per non sentire il cattivo odore che ho lasciato a terra. Cammino piano, come se mi avessero messo a rallentatore e anche se mi sto allontanando sento ancora quella puzza incredibile di vomito, forse mi è rimasto nel naso. Ma ora chi chiamo? Scorro con fatica i miei contatti, che però non riesco a vedere a causa della mia scarsa capacità visiva di questa notte. Tuttavia non mi rendo conto di essere sulla strada, infatti una macchina mi ammalia la vista con gli abbaglianti dell'auto. Vedo già la morte prendere possesso di me. "Oddio!" Urlo, parandomi il viso con entrambe le mani, che però fanno cadere il telefono a terra. Fortunatamente riesce a fermarsi in tempo, così mi butto a terra per prendere il mio telefono e subito dopo inizio a fare una corsa veloce -se così si può definire- per raggiungere il prima possibile l'altra parte della strada a causa dell'enorme paura causata da quell'esperienza, che quando mi sveglierò spero tanto di scordarmi. "Maggie!" Mi sento chiamare, ma non voglio girarmi, forse è un angelo perché non mi sono resa conto di morire... "Non voglio morire, sono ancora giovane. Lo giuro, sono giovane!" Inizio a lamentarmi quando la persona che continuava a chiamarmi fino ad un secondo fa, mi tocca la spalla per voltarmi verso essa. "Maggie sono io. Najwa." "Najwa?" chiedo, accigliando le sopracciglia. Anche se sono ubriaca, ho la forza di essere incazzata nera, tanto da farmi ritornare sobria in automatico.
Najwa annuisce alla mia domanda, così la spingo. "Dai forza. Non è momento di litigare." dice, afferrando la mia borsa, che per tutto questo tempo avevo tenuto a tracolla. "Con te il momimento... Voglio dire, momento. Con te il momento è sempre buono per litigare." "Si." Mi prende il braccio per circondare le sue spalle e con l'altra mano mi tiene dal fianco, per aiutarmi a raggiungere la macchina. "Mi hai investita tu. Infame!" esclamo, mentre Najwa mi allaccia la cintura. "Si, ti volevo uccidere." Chiude lo sportello, non prima di avermi preso il telefono. "Adesso mi rerubi- Mi berubi--" Mi arrendo, voltandomi dalla parte del finestrino per non guardarla.

"Maggie, svegliati. Siamo a casa." Mi alzo in autonomia dalla macchina, con arroganza. Ma subito inizi a barcollare, fino al portone, dove vomito mentre Najwa cerca di aprire. "Oh, Cristo!" esclama, correndo in mio soccorso per reggermi i capelli. "Ne vuoi aggiungere altro? Ormai ti sei fatta impossessare i vestiti dal vomito." Ridacchia. "Cazzo, Najwa. Mi fa schifo il vomito." dico, pulendomi con il palmo della mano. "Ti aiuterò io." Mi prende come prima, per farmi fare le scale e per arrivare al mio appartamento, dove mi fa entrare per farmi stendere nel letto.
Dopo avermi fatto bere un bicchiere colmo d'acqua, mi aiuta a stendere sul letto, dove Najwa poggia un asciugamano bagnato con acqua fredda sulla mia testa, mentre accarezza la mia mano gelida.
Lentamente i miei occhi si chiudono.

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