Perdonami.

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Con il cuore infranto, ritorno a casa, in speranza di trovare mia cugina a braccia aperte, disposta ad insultarla come si deve... Ma ora che ci penso insulterebbe anche me, per averle dato un'altra possibilità, nonostante ne abbia avute più di dieci e mi dispiace che dopo tutte le mie suppliche, il mio perdono per ogni sua cazzata, il mio amore che ogni giorno dimostro, non sia cambiata sotto nessun punto di vista. E non sono qua per giudicare la sua persona, o cambiarla del tutto, dico solo che sarebbe meglio per lei, ma anche per tutti gli altri, saper prendere una decisione nella sua cazzo di vita. Però, se non è disposta a farlo, io non posso stare nel mezzo a una Zulema che si è presa Najwa tutta per sé.
"Fanculo!" esclamo, essendomi tagliata con le forbici da sarta lasciate sul tavolo da Lucìa, dove volevo appoggiare le chiavi di casa. "Maggie, sei tu?" Impreco per il dolore, tenendomi la mano ferita. "Si." rispondo, andando verso la cucina. Nel frattempo Lucìa è scesa dal letto, per curiosare. "Ma che hai fatto?" Sobbalzo dallo spavento, che mi fa cadere il tappo dell'acqua ossigenata. "Hai lasciato le cazzo di forbici sul tavolo. Aperte!" Sbuffa una risata per la mia esclamazione e subito dopo afferra la mia mano. "Mio Dio. Avrai solo un graffietto." Spalanca la bocca, vedendo il palmo della mia mano con un bel taglio evidente. "Dovevi essere molto arrabbiata." dice, aiutandomi a disinfettare la ferita; sospiro con arroganza, potrei dirle tutto come potrei urlarle addosso. Non sono dell'umore, voglio solo andare a letto dato che Lucìa o si lascia all'ironia o mi insulta in cento lingue, e non so quale delle due opzioni sia peggio. "Sono solo stanca." "Per questo sei tornata all'una?" chiede, incrociando il mio sguardo furibondo. Mi limito ad annuire, distogliendo lo sguardo e dopo pochi minuti la mia mano è stata accudita come si deve. Così mi alzo e raggiungo la mia camera da letto.
*******
Suona la sveglia che mi riporta alla realtà, purtroppo.
Prendo il telefono, sul quale mi trovo cinque chiamate perse da Najwa. Quanto coraggio ha questa donna, da invidia! Ma non sono le chiamate a catturare la mia attenzione, ma una notifica di Instagram: albafloresoficial ha aggiunto qualcosa alla sua storia.
Qualcuno lodi la mia curiosità-e anche Alba che mi ha tenuta negli amici stretti-, perché sto guardando il video del bacio, al quale sto facendo registrazione schermo, per rinfacciarlo a quella stronza di Najwa.
Mi alzo con una velocità mai usata prima, per fare colazione, lavarmi e vestirmi. Adesso che sono pronta scendo le scale del palazzo, per raggiungere la fermata del bus.

"Buongiorno amore." dice Najwa, guardandomi entrare nel suo ufficio. Una risata isterica prende possesso di me. "Tutto bene?" chiede, con sguardo stranito. "Sono così stanca." Sbatto la porta alle mie spalle, per poi raggiungerla dietro la scrivania. "Che vuoi dire?" Appoggia la penna sulla scrivania, per darmi tutte le attenzioni possibili. "Sei incorreggibile. Non ce la posso fare." Si alza, non staccando lo sguardo da me, che mi avvicino sempre di più a lei per farle capire che questa volta mi impunterò davvero. "Cosa ho fatto adesso?" domanda, con espressione spazientita. A questo punto le mostro il video, dove si vede evidentemente che le palpa il culo. "Il mio culo non lo hai mai palpato in quel modo." Sbuffa una risata, voltando la testa alla sua destra. "Guardami Najwa." le ripeto, fino a quando non si volta. "Perché lo hai fatto?" chiedo, trattenendo le lacrime. "Maggie, è la mia migliore amica." risponde, scuotendo la testa. "Ah bene. Allora se vado a baciarmi con passione Berta non ti dà fastidio?"
Il suo sguardo irritato è sul mio sguardo sfidante. Da noia, vero?
"Hai fatto qualcosa con Berta?" chiede, facendomi ridere. Sarebbe da prendere a schiaffi fino a quando non capisce. "No! E poi non è questo il punto! Dio, non capisci che-" Mi blocco subito. Non voglio infliggermi altro male da sola. "Che?" chiede, incitandomi a parlare, ma non posso dirle che la amo, non adesso che devo farmi valere e sarebbe troppo patetico. "Niente." "Hai fatto qualcosa con Berta, vero?" chiede di nuovo, alterandomi il sistema nervoso. "Sei una grandissima testa di cazzo, Najwa. Hai sempre da ridire sul mio conto, ma se parlo di te, ti accanisci su di me, come se non ne avessi il diritto." Sovrappone le labbra, mentre si gratta nervosamente la nuca. Poi sospira, cercando di alzare lo sguardo, ma per quanto le risulti impossibile, ci riesce; cerco di mantenere quello sguardo e ci riesco. Siamo entrambe entrate in una bolla che sarà facile scoppiare, e quando scoppierà sarà il caos solo per noi.
"Non è normale, lo capi-" La sua bolla è già scoppiata e adesso che mi ha tirato uno schiaffo è esplosa anche la mia.
Le tiro un altro schiaffo, cercando di farle più male, ma subito dopo vengo presa per i capelli e sbattuta al muro, dove batto i denti, che mi procurano un dolore assordante. Me li tocco per controllare se sia tutto al suo posto, ma trovo del sangue. "Alba la bacio quando cazzo mi pare, e tu non sei nessuno per dirmi se posso o-" Le tiro una ginocchiata allo stomaco che la fa piegare in due, però mi sento subito in dovere di soccorrerla. "Mio Dio. Mi dispiace, non-" Un pugno mi viene tirato in pieno volto. Mi tocco la parte che mi pulsa e sento un liquido strusciarsi sulla mia mano, la guardo ed è sangue.
Ancora sangue.
I miei occhi, la mia mente ed il mio cuore si chiudono, per dare spazio all'unica emozione che, in queste situazioni, vince sempre: la rabbia.
Con tutta la forza che ho in corpo, la stendo sul pavimento e mi metto sopra di lei, a cavalcioni, bloccandole le braccia ed inizio una serie di pugni fino a quando non vedo il sangue. Lei, anche se stordita, riesce a liberarsi per cambiare le posizioni e adesso la vedo in faccia... La vedo in faccia prima di chiudere gli occhi e piangere, mentre Najwa mi riserva due pugni che mi fanno fischiare le orecchie.
Ci siamo davvero spinte a tanto?
All'improvviso si ferma.
Apro gli occhi pieni di lacrime, mischiate con il sangue e la vedo piangere su di me.
"Perdonami." ripete, con la voce spezzata dal nodo alla gola che si è creato da poco. Con le poche energie rimaste, provo ad alzarmi. "Mi dispiace." Si mette a sedere accanto a me, dopo avermi appoggiata al muro. "Maggie, mi dispiace per tutto quello che ho fatto." Continua a piangere, cercando la mia mano. Io, piena di paura, cerco di allontanarmi. "Ti prego, sai che non voglio farti del male." Incrocio il suo sguardo. "A me sembra tutt'altro." dico con la voce tremante, che subito dopo mi fa deglutire per riprendere il controllo di me stessa. "Non dirlo. Non dirlo ti prego." Riesce ad afferrare la mia mano sporca di sangue, su cui dà mille baci. "Najwa, io ci sto male. Tutto quello che fai... ha un peso per me." Annuisce, asciugandosi le lacrime, ma non lasciando la mia mano. "Scusami." dice, tenendomi fra le sue braccia. "Scusami." ripete, fissando il vuoto; gemo dal dolore perché mi sta stringendo stringendo sulle ferite. "Aspetta." Si alza, e con velocità afferra il kit d'emergenza nel cassetto in basso a sinistra della sua scrivania. "Ferma." dice, dato che mi sto muovendo per non farmi toccare da lei. "Lasciami stare." Cerco di alzarmi, ma Najwa mi mette sulla sedia della sua scrivania. "Maggie, per favore." Mi guarda, con gli occhi gonfi per il pianto -cioè uno è gonfio per il pugno l'altro non lo so- e subito dopo rinizia a curarmi con delicatezza le ferite. "Ho paura di essere rimpiazzata e non voglio perché... Perché io ti amo." confesso, anche se in questo momento avrei preferito andarmene, ma a lei sembra non importare ciò che ho appena detto. Continua a guardarmi senza un minimo di emozione nel suo sguardo. Nonostante ciò che è successo, l'ho detto e adesso siamo qui, una davanti all'altra, a guardarci negli occhi.
Se ne va, lasciando il kit aperto sul tavolo.
Continuo a piangere, cercando di coprire quelle ferite, che in poco tempo diventeranno cicatrici.

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