Puoi baciare la sposa.

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Ho aspettato questo giorno per due settimane e finalmente è arrivato.
Io sono a casa di mia cugina, che fa tutto ciò che deve fare tranne che appoggiare la mia scelta. È ancora convinta che Najwa sia una stronza patentata e che certamente non sarò io a cambiarla, nè ora nè mai.
"Questi capelli sono rovinati, non c'è modo di fare una bella acconciatura." sbuffa, lasciandomi i capelli cadere sulle spalle. Si siede sconsolata, non capisco se la causa sia effettivamente il tipo di capello ribelle che ho o è solo una copertura che sotto nasconde il vero motivo: queste nozze. "Che c'è?" chiedo, subito dopo aver fatto la precedente riflessione. "Niente, ho solo bisogno di riposare." Prima di alzarsi, aspetta qualche secondo, fissando il vuoto più totale. Adesso le sue mani sono di nuovo tra i miei lunghi capelli.
"Non riesco ad immaginarti con quel vestito." Lucìa interrompe il lungo silenzio con una voce spenta; vorrei vedere il suo volto, per sapere se è triste tanto quanto la voce, ma mia cugina, continuando a sistemarmi la chioma, non me lo permette. "Perché mai?" chiedo, rimanendo con lo sguardo fisso davanti a me. "Sinceramente non... Non sopporto che tu ti stia sposando con quella donna." Getta queste parole come se fossero state un peso tenuto ormai da troppo tempo, ma io lo sapevo già e non c'era neanche bisogno di dirlo. "E cosa pensi di fare a riguardo?" domando, mentre cerco di non urlare fino a perdere la voce. "Qualsiasi cosa. Sembra che tu ti sia scordata di come ti ha trattata, di come ti ha umiliata." Scuoto la testa, levando con forza le sue mani dai miei capelli biondi e subito mi alzo per guardarla dritta negli occhi. "Cosa ne sai?" "Più di te, evidentemente. Ti farà sputare sangue, e lo sai benissimo. Non è per te, nessuna donna lo sarà mai. Con Najwa sei solo una povera illusa, che segue a comando tutto quello che le viene detto. E se proprio devo dirlo, sei andata in Italia per colpa sua." Quelle parole messe una dietro l'altra, il senso logico della frase inesistente, il tono della voce o la sua postura non coordinata tra arti superiori e arti inferiori, mi hanno suggerito di lasciare perdere. "Conosci molto bene il motivo. Non cercare di mettermi Najwa contro, perché io poterò quella donna all'altare oggi stesso, con o senza il tuo appoggio."
Mi chiudo in camera.
Ho da pensare a ciò che tra meno di mezz'ora mi aspetta sulla spiaggia di Andalusia, non posso far marcire la mia mente a causa delle parole poco gradevoli di Lucìa. Questa volta ha davvero passato il limite.
Le dissi di volerla come damigella a tutti i costi e che ne sarei stata tanto onorata, ma adesso penso che sarebbe meglio se restasse a casa, altrimenti rovinerebbe questo giorno tanto atteso.

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Ho indossato il vestito, adesso una limousine fuori dal palazzo mi aspetta per portarmi a destinazione.
Il vetro oscurato, il paessaggio sotto i miei occhi, la gioia e lo stupore, non riescono a distrarmi dalle bottiglie fresche dello spumante. Infatti ne stappo una e quindici minuti dopo, anche se non avrei voluto arrivare lì in condizioni pessime, ho stappato la seconda bottiglia.
Aprono la portiera, la luce del giorno mi fa bruciare gli occhi, che subito mi copro facendo scivolare la bottiglia a terra. "Cazzo." Mi asciugo le labbra dallo spumante e lentamente scendo dal veicolo, mentre con una mano copro il sole. All'uscita trovo Jaime, pronto a portarmi verso l'altare, ma con uno sguardo a dir poco arrabbiato mi squadra. "Ti sei sporcata il vestito." Mi guardo ed effettivamente è così. Mentre mi strofino la parte sporca, il ragazzo mette la testa nella limousine e vede l'arma del delitto: le bottiglie di spumante. "Erano per dopo, per tutti." Scuote la testa, mentre mi prende sotto braccio per fare una piccola deviazione. Un getto di acqua fresca bagna il mio viso; subito dopo i miei occhi si spalancano automaticamente. "Non ti sei truccata?" domanda, non vedendo residuo di trucco sul mio volto bagnato. Scuoto la testa e stringo i denti, ricordandomi di mia cugina. "Sembrava di sì."
Dopo essermi svuotata la vescica, Jaime mi conduce verso il luogo dove è tutto pronto. Sono in ritardo di esattamente tre minuti.
"Dovevi per forza ubriacarti?" chiede, continuando a sorridere alle poche persone presenti. "Ho avuto dei problemi." rispondo, sorridendo a mia volta, sotto il velo. "Najwa lo capirà." "Se stai zitto, non lo capirà nessuno." controbatto, avanzando di pochi passi per arrivare davanti alla sposa.
Ci sorridiamo a vicenda.
La sensazione di vuoto che provavo fino a qualche secondo fa, adesso che vedo quella donna con chiarezza, è completamente svanita. Ma ciò che doveva effettivamente svanire è la mia sbornia, che sta peggiorando, poiché tutto intorno ha iniziato a girare. Spero solo, nelle prossime ore, di non vedere il buio totale, a causa di uno svenimento improvviso.
Adesso so che è possibile ubriacarsi con dello spumante e so anche che semmai dovessi essere scoperta, non solo rovinerò il sogno della donna della mia vita, ma rovinerei il senso della mia vita. Non posso permettermi di fare una cosa simile alla persona che ha riportato il mio sorriso. Quindi stringerò i denti e terrò gli occhi aperti, a tal punto di immaginarmi che le mie palpebre saranno spillate con la spillatrice, come successe in "Vis a Vis" a Helena, a causa dello scorpione, Zulema Zahir.

"Temevo non arrivassi più." bisbiglia Najwa; la sua voce bisbigliata, nella mia testa, sembrava la musica a tutto volume nella discoteca, il che mi ha costretta a strizzare gli occhi. Non ricordo di aver assunto dell'ecstasy, però l'effetto che sento è tale e quale a quando se ne fai uso.
"E invece, eccomi qua." rispondo, cercando di pronunciare bene ogni parola.
Il prete, che abbiamo generosamente pagato, inizia a celebrare questo matrimonio che sembra andare alla perfezione, nonostante la mia scarsa sobrietà. Sono molto stupita di me stessa.

Arriva il momento tanto atteso ed inizio a tremare, ma non ho più nessun senso di ebbrezza alcolica, è pura emozione.
"Puoi baciare la sposa." Najwa mi bacia, facendo rimanere incollate le nostre labbra per qualche secondo. "Ti amo." mi sussurra dolcemente sulla bocca. "Anche io, Najwa."
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Mi incammino verso la macchina di Najwa, la quale sta salutando gli invitati, che io ho già salutato, quando a tagliarmi la strada è mia cugina. "Maggie." È in lacrime. "Lucìa." dico, lasciando la gonna del vestito cadermi sui piedi. "Sei.. Sei bellissima." Mi sorride, mentre una lacrima spacca il suo viso. "Cosa è cambiato? Ho lo stesso vestito, eppure prima dicevi che non avresti potuto vedermi in queste condizioni." Appena apro bocca, l'acido dentro il mio corpo esce, insieme alle precedenti parole. "Non volevo dirti quelle cose." Distoglie lo sguardo, sarà per il senso di colpa o per la vergogna. In ogni caso non mi dispiace affatto averla davanti, in lacrime. "E io non volevo vederti qui. Ciononostante sei davanti a me." rispondo guardandola negli occhi, senza alcuna pietà. Lucìa annuisce, asciugandosi la seconda lacrima scesa dal suo occhio. "Allora meglio che vada." Non vorrei annuire, ma quando avevo bisogno di Lucìa più di qualunque altra cosa al mondo, lei ha deciso di voltarmi le spalle e adesso sta a me. "Non ti scomodare, sto andando via io."
Mi allontano quanto basta, ma qualcun'altro ha deciso di interrompere il mio cammino, afferrandomi per il braccio. "Sei senza cuore, adesso?" chiede una voce maschile, molto familiare; alzo lo sguardo e vedo Jaime quasi furioso. "Non ti dovresti intromettere e oggi lo stai facendo troppe volte." dico, levando la sua presa dal mio braccio. "Perché sei cambiata all'improvviso?" Scuoto la testa, non sapendo cosa rispondere. "Perché trattarla così?" chiede, indicando con lo sguardo alle mie spalle, come se mia cugina fosse lì. "Ha quasi rovinato il mio matrimonio." Questa volta sono io ad indicare la strada vuota, che fino ad un secondo fa era alle mie spalle. "No Maggie, no. Quella sei stata tu." risponde, con sguardo deluso. "Come puoi dirlo?" chiedo, serrando i denti più che posso, per evitare di urlare come una pazza. La colpa mi viene data troppo spesso, e a me non sta bene. "Non ti ha obbligata lei a farti di ecstasy o a bere come se fossi una spugna. Era tutto sotto la tua responsabilità. Forse è un concetto troppo complicato per te, di cui ancora non sai l'esistenza." Lo stesso acido con cui ho colpito pochi minuti fa mia cugina, mi è stato gettato addosso come niente. Mi sento bruciare ogni parte del corpo, ma resto zitta, difronte ad una verità così cruda e difficile da accettare. Nonostante io sia accecata dalla rabbia, così tanto che mi sono scordata come si mettono in fila due parole, mi rassegno e torno indietro.

"Lucìa." Busso al finestrino della sua macchina, chiuso completamente, mentre lei ha la testa sul volante, rassegnata al destino. Ma appena sente la mia voce, si mette composta e apre lo sportello. "Maggie." Sorride, con gli occhi bagnati dalle lacrime. "Mi dispiace." Annuisco, posizionando le braccia lungo il mio corpo. "Non volevo rovinare il nostro rapporto, avevo solo paura che tu potessi lasciarmi di nuovo." Finalmente ecco la verità, la sua verità, che non è mai spuntata fuori in tutto questo tempo. Ha dovuto rovinare qualcosa di così importante per lei. È sempre stato così, lei voleva essere il centro ed è ciò che vuole ancora oggi. Ma devo ricordarmi che non sono qui per rinfacciarle una vita intera di sbagli. Sono disposta ad accettare le sue scuse, perché in questa vita non c'è tempo per portare rancore, tantomeno a mia cugina.
Avvolgo Lucìa tra le mie braccia e dopo aver chiarito, mi precipito da Najwa, che mi accoglie con un bacio.
Insieme, come otto anni fa, saliamo sulla macchina per avventurarci nei posti del mondo.
Insieme per una vita.

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