Chapter twelve

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{non siate mai lettori silenziosi}
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La sera successiva a quel brutto incidente, per la seconda volta si ritrovarono i nostri due protagonisti inginocchiati ai lati della brandina dove giaceva il piccolo Thompson, vicini abbastanza ma non esageratamente come il giorno precedente

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La sera successiva a quel brutto incidente, per la seconda volta si ritrovarono i nostri due protagonisti inginocchiati ai lati della brandina dove giaceva il piccolo Thompson, vicini abbastanza ma non esageratamente come il giorno precedente.

Rimasero entrambi in silenzio, erano muti osservatori.

Ma ad interrompere quel silenzio pesante, durato ore e ore sin dal giorno precedente, quando Cassiopea riuscì a calmarsi tra le braccia muscolose del ragazzo scappando via proprio da esse successivamente, fu proprio il proprietario di quelle braccia calde e rasserenanti:
<<Sapevo di trovarti qui..E ho notato che a cena non c'eri, perciò ho rubato qualcosa dalle cucine prima di arrivare qui.
Ti va di mangiare con me? Stacchiamo un po' la spina, che dici?>>
Per quanto ci fosse rimasto male da quello strano comportamento che la ragazza aveva assunto la sera prima, scappando via dalla sua stretta docile, decise lo stesso di starle vicino in quegli attimi per lei spaventosi.
Sapeva bene che al di là di quella maschera indurita nel tempo, di quella ceramica che le accartocciava il volto, giaceva un viso tenero che aspettava solo di sorridere per un qualsivoglia evento felice.
Conosceva bene il lato puro della ragazza, essendo stato ore ed ore accovacciato con lei pronto per stringerla e donarle anche solo un briciolo di amore; fatti immaginari che mai prima d'ora qualcuno le aveva riservato con così tanta pazienza e così tanta volontà.

<<Non ho fame, ma grazie per l'interesse..>>
La voce aveva assunto il suo solito timbro vocale, rimanendo però al quanto incupita e triste.
<<Ed è per questo che ti costringerò a farlo! Non puoi startene senza mangiare nulla, non ti fa bene.>>
La costrinse a seguirlo, la trascinò fuori dalle lugubre pareti di quel posto asfissiante, portandola senza troppi sotterfugi sulle sponde del lago nero.
Si sedettero sul prato morbido, osservando il cielo annuvolarsi come il cuore spento e scarico della serpentina seduta accanto a Sirius.
Ogni minuto che passava lontana dal fratello era una straziante ed atroce agonia: il pensiero di poterlo perdere definitivamente la torturava, ma a sua volta l'immaginario del suo risveglio senza nessuno accanto le lasciava un amaro sapore di tristezza sulle labbra gonfie e martoriate dal pianto.
<<Come hai fatto ad entrare nelle cucine di Hogwarts?>>
Sirius ridacchiò pensando a quegli elfi che lo avevano rimpinzato di cibo non appena entrato nelle cucine.
<<Segreto dei segreti; adesso però mangia.>>
Cassie gli sorresse il sorriso che dapprima le aveva concesso il ragazzo, o almeno provò a formare quella strana forma sulle sue labbra che puntualmente finivano all'ingiù dalla tristezza.

Il ragazzo se ne accorse, si accorse di quell'increspatura puntualmente puntata verso il basso, quasi se fosse attratta da qualcosa di più forte che non riusciva a farla sorridere.

Va oltre al piccolo George..

Pensò ragionevolmente il ragazzo, azzeccandoci persino!
Le chiese cosa le passasse per la testa, cosa ci fosse di così tanto attraente nei bui pensieri che gironzolavano nella mente di Cassiopea.
<<A cosa pensi?>>
Chiese infatti mangiucchiando un po' di bacon, attendendo con pazienza la risposta che sicuramente sarebbe arrivata.
<<In questa settimana arriveranno i miei genitori per vedere le condizioni di George: valuteranno se è necessario spostarlo al San Mugo o meno.>>
Di colpo solo il fruscio freddo del vento si posò sopra di loro, come fecero le grigie nuvole sul cielo scuro di quella sera.
Sirius non seppe cosa rispondere, non sapendo nemmeno con precisione cosa fosse successo a fratello della sua compagna.
<<È così grave?>>
Domandò stupito: non poté affatto immaginare alla gravità della circostanza che girondolava attorno al corpicino magro e ancora fanciullo di George.
La ragazza prese un grande respiro, si voltò nella direzione del grifondoro quasi intimidito dalle sue stesse domande, lo guardò di nuovo in quelle iridi grigie ed eccola lí: quella scintilla così sincera, quel barlume di fiducia.
<<Lo hanno immobilizzato e gli hanno procurato diverse ferite, profonde, molto profonde. Sono dei tagli, delle lacerazioni ripetute. Sulla schiena sono presenti segni di botte, lividi ad esempio..>>
Il suo borbottio quasi silenzioso terminò dopo pochi secondi dall'inizio del suo racconto, chiuse così quel discorso così doloroso.
Di certo continuare a parlarne avrebbe solo peggiorato la situazione, sarebbe stata come una lama ripetutamente infilzata in una ferita già aperta abbastanza.
Perciò il ragazzo pensò ad una bravata, una delle sue solite bravate alla Sirius Black, e alzandosi trascinò di nuovo la ragazza accanto a se che lamentava la sporcizia che era stata lasciata da loro due sulle sponde del lago nero.
<<Ci penseranno gli elfi, ma adesso seguimi.>>
Il coprifuoco non era ancora scattato, alcuni erano ancora in sala Grande per la cena, altri già rintanati nelle loro camerate, loro due invece si incamminarono verso chissà quale luogo del castello, circondati dal cielo scuro ricoperto di stelle luccicanti.

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