Chapter twenty-two

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piccolo disclaimer: non sapevo che la pubblicazione di questo capitolo sarebbe coincisa con la giornata contro la violenza sulle donne, e sinceramente parlando ne sono al quanto felice.
Ne sono contenta perché, da donna, o meglio dire da scrittrice, risparmiare alcune parole riguardanti questo delicato argomento in uno dei miei scritti mi aletta tanto quanto mi preme in petto; sopratutto in un capitolo che, purtroppo, si incentra su questo argomento assai difficile da spiegare.
Non pensavo che la pubblicazione di questo capitolo per me molto difficile da tirar su sarebbe calzata su questa giornata così importante, nonostante la memoria contro la violenza sulle donne e in generale contro la violenza di genere dovrebbe avvenire ogni giorno, non solo in una data significativa.
Ricordiamoci ogni giorno delle vittime di cui sentiamo i nomi alla tv, ma ricordiamoci anche di coloro le quali non hanno avuto, non hanno e forse non avranno mai la forza di ammettere di essere vittime, o di esserlo state.
Ricordiamoci delle più di cento ragazze e donne uccise, ma ricordiamoci anche delle nostre amiche che non hanno avuto il coraggio di confessare che il fidanzato non permetteva loro di mettersi dei tacchi.
Ricordiamoci di Giulia, ricordiamoci di chi anche è affianco a noi e pian piano si spegne.
Non facciamo che la rosa venga del tutto sfogliata, preserviamo i petali profumati e deliziosi.
Proteggiamo la rosa con più spine per difendersi e quella che non ne ha nemmeno una.
Difendiamo con le unghie e coi denti, con la forza e il coraggio che ci hanno sempre contraddistinte, quei fiori che non ci sono più anche se giacciono nella nostra memoria.
Difendiamo quei personaggi dei libri che leggiamo, difendiamo quelle attrici che interpretano ruoli assai difficili, ma che in fin dei conti rappresentano in una velata o cruda maniera la realtà che ogni giorno viviamo.
Quella realtà che preme sui petti di tutte noi: che preme all'altezza del cuore e non per romanticismo, ma per pura carnalità.
Difendiamo l'anima più intimorita, plagiata dalla violenza che spesso manipola le vittime che coglie come una lenta mietitrice.
Difendiamo anche l'anima più forte, colei che si è ribellata a quella violenza che la voleva morta.
Tiriamole fuori le nostre scarpette rosse, seppur non per forza dipinte con della vernice, e non per bella mostra ma per il duro combattimento che ci aspetta.
Combattiamo non per il presente, ormai distrutto, ma per il futuro in cui i nostri figli e le nostre figlie vivranno, per il futuro dei nostri fratelli e sorelle più piccini.
Spero in un futuro migliore, in un futuro in cui mia figlia non mi racconti mai di una violenza da lei subita, o in cui mio figlio mi venga a dire che ha regalato un mazzo di fiori al suo amore, e non un paio di vestiti più coperti.

Adesso vi auguro buona lettura, nonostante questo capitolo sia abbastanza forte spero che vi possa piacere per la continuazione della storia.
Un caloroso saluto dalla vostra scrittrice sospesa❤️

Erano ritornati in quella cappa di calore e umidità che era il soggiorno dei Black

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Erano ritornati in quella cappa di calore e umidità che era il soggiorno dei Black.
Ma quella volta erano vicini, vicinissimi, attaccati l'un l'altro per non staccarsi più.
Importava poco di quegli sguardi, di quelle chiacchiere inutili, per loro era importante stare insieme.
Sirius non staccava la sua figura da quella di Cassie, rimanendo legato a lei grazie alla mano che aveva ormai circondato la parte inferiore della sua schiena.
La teneva vicina al cuore, all'anima, pur di non farla scappare.
Erano ritornati a indossare le loro maschere nere in pizzo per amalgamarsi a quella che era la loro peggior nemica, quella nube grigia che risucchiava la loro vitalità che fino a poco tempo prima scoppiettava assieme ai fuochi d'artificio.
Si parlottavano all'orecchio senza destar troppi sospetti, nonostante la loro nuova accoppiata fosse al centro dei mormorii di tutti lì dentro.
Persino del giovane Black, incuriosito dalla precedente scomparsa di Cassiopea, e ormai scioccato nel trovarla con suo fratello.
<<Devo andare da Regulus, non posso lasciarlo da un momento all'altro.>>
Si sentiva meschina a rimanere tra il calore di Sirius e il suo buon profumo; amareggiata guardava la figura del giovane Black scrutarli senza ritegno, deluso da entrambi per quello che riteneva un tradimento.
<<Non sei la sua compagna, la sua fidanzata o sua moglie, non mi sembra che questo sia un alto tradimento! Ne tantomeno qualcosa di così tragico da doverci andare a parlare.>>
Intimorito da come Regulus avrebbe potuto far rimanere Cassiopea accanto a lui cercava in tutti i modi di allontanare l'idea di poterla far avvicinare, geloso della ragazza al cospetto del fratello minore.
Sapeva quanto Regulus fosse bravo ad attirare la gente a sè, a farle rimanere chiacchierando di chissà cosa, forse di argomenti a lui sconosciuti, o forse troppi intellettuali per un tipo come lui.
Geloso degli occhi languidi che il fratello avrebbe posato sull'amata ragazza, fece fatica a lasciarla andare.
<<Non sono nemmeno la tua compagna, la tua fidanzata e tua moglie, e non è giusto che adesso lui ci veda insieme senza una spiegazione.>>
La vide sgusciar via con aria indispettita, aveva riacquisito tonalità, coraggio, era ritornata la solita Cassiopea dopo il loro incontro furtivo sul terrazzo della casa; prima di esso pareva un accumulo di grigiume, spaventato e confuso, da tutto ciò che gli girava attorno.
<<Guarda un po'.. Come previsto Cissy, la santarellina è caduta nella trappola del più affascinante dei Black.>>
Bellatrix ondeggiava tra un lato e l'altro per far sì che la sua voce spigolosa potesse entrare da entrambi i lati delle orecchie di Regulus; alle sue spalle sua sorella Narcissa, Cissy, accontentava i desideri della sorella maggiore.
Le piaceva creare caos, rovinare momenti apparentemente tranquilli e sapeva che quella serata avesse avuto bisogno di un po' di brio; l'alcol non era granché, i discorsi erano divenuti noiosi e ripetitivi, perciò aveva lasciato gli uomini a parlare di guerre trascinando con se sua sorella, pronte a creare una guerra.
Voleva smascherare l'aria da gentile ragazza di Cassiopea, vedendola fin troppo taciturna voleva far vedere quanto folle potesse essere dinanzi all'intera famiglia.
Era divertente per lei pensare a quanto sarebbe stato esilarante vedere suo cugino impazzire di gelosia e invidia, ma ancor di più quanto sarebbe stato divertente se quella pazza ragazza si fosse dimostrata per ciò che era.
Se la sua maschera di perfezione, di equilibrio fosse caduta dinanzi a tutti avrebbe ottenuto non solo una scena ricattante e divertente, ma anche l'obbligo di rinfacciare le sue ipotesi a chiunque.
Lei che blaterava di quanto quella ragazza fosse bugiarda e ipocrita, di quanto in realtà non ci stesse con la mente, voleva renderla pazza anche a costo di farla impazzire, tutto pur di essere elogiata come colei che aveva ragione, come colei di cui ci si poteva fidare.
Ma quel piano aveva ben altro di losco da nascondere, poiché quel bisogno di essere riconosciuta come la furba ragazza che smascherava i bugiardi, come la strega di cui la parola era fiduciosa e veritiera, voleva arrivare a chi, in quella sala, manovrava i fili di marionette a lei sconosciute ma bramate.
Voleva far parte dell' élite e per arrivarci doveva solo creare una situazione disagiosa per la coppia tanto attesa, che aveva suscitato l'emozione di tutti, per far sì che il suo piano potesse riuscire al meglio.
Era fermamente convinta che stuzzicare il cugino, facile di rabbia, avrebbe potuto innalzare un cumulo di rabbia perfetta per ciò che aveva in mente.
<<Santarellina? La definisci ancora così dopo che è passata dalle braccia del più piccolo a quelle del più grande..Chissà, forse Sirius a qualcosa in più.>>
Parlavano dietro la figura di Regulus, il quale fermentava dalla rabbia riconoscendo un  briciolo di verità in quelle parole sempre più velenose.
<<Sarà stata attirata dalla carne, Sirius è massiccio, muscoloso, e chissà cosa giace sotto quegli abiti affascinanti.>>
Sibillavano malefiche mentre i modi sguardi si riempivano di complicità.
<<Ma si sa Sirius è sempre stato il più attraente, affascinante, era palese che quei due nascondessero qualcosa.
Non li vedevi per i corridoi? Appiccicati, stretti, chissà forse la purificante sarà sgattaiolata sotto le sue coperte più di una volta.>>
Le orecchie di Regulus non riuscivano affatto a contenere tutto ciò che stava udendo, faceva fatica ad accettare ciò che quei due serpenti stessero sibilando.
In cuor suo vi era un grande coraggio ad ignorare ciò che le cugine stessero dicendo, aggrappandosi al mero fatto di conoscere la ragazza di cui si stesse parlando.
Da tutt'altro lato giaceva la sua inquietudine, il suo essere indeciso persino su cosa credere, dubitante e insicuro cadeva nel baratro delle parole dette apposta per farlo bacillare.
Volevano farlo ricredere su chi aveva portato all'interno di quelle mura, e pian piano ci stavano riuscendo.
La luce che illuminava il senno di Regulus lo abbandonava ad ogni soffio, facendolo ricredere sul soggetto di cui era follemente attratto positivamente.
<<Che stronza! Ha illuso il nostro povero cuginetto e ora giace tranquilla tra le braccia di suo fratello.
Una poco di buono, una disonesta!>>
La voce aguzza di Bella era come un maleficio per Regulus, il quale veniva intontito di false credenze su colei ormai al centro dei loro discorsi.
Lei che osservava il ragazzo con preoccupazione in volto, odiandosi per ciò che aveva commesso rimanendo in solitudine con il grande dei Black.
Si malediva secondo per secondo mentre il calore del ragazzo le riscaldava persino il cuore, il quale lo vedeva macchiato, tranciato da un solco indelebile di cui aveva paura.
Intimorita da ciò che avrebbero pensato gli altri su di se, ma sopratutto ciò che il suo amico Regulus avrebbe potuto pensare, decise di lasciar perdere le moine malinconiche di Sirius per poter scappare da Regulus almeno per una spiegazione.
Camminò spedita, maledicendo l'ormai non più solitudine dell'amico, accerchiato dal resto dei suoi parenti pronti ad assaporare quello che sembrava un perfetto momento di scontro.
<<Reg..>>
Lo chiamò lei, vergognosa di quei minuti passati in solitudine con Sirius ma sopratutto di quei pochi secondi rimasti incollati, lì di fronte a tutti.
Il suo sguardo parve essere più scuro del solito, incattivito dalle precedenti voci che appositamente qualcuno gli aveva messo nelle orecchie.
Le faceva paura, quel viso dapprima angelico è tenero era diventato una maschera di ceramica rotta.
Gli occhi erano divenuti fessure, senza più vita.
Le mani chiudevano in pugni la rabbia che qualcuno gli aveva fatto crescere in corpo.
Il sorriso cresceva ma era maligno, mai aveva avuto quella visione sul giovane Regulus.
D'altro canto qualcuno era felice del cane da guardia che era riuscito a creare, della bestia inferocita su cui aveva iniettato dosi indomabili di rabbia e veleno.
Lui non le rispose, bensì la trascinò via ponendole una delle due mani rinforzate sugli avambracci; nessuno li vide, neppure chi gli occhi li aveva cuciti su di loro.
La stringeva come una pezza, la stritolava, trascinandola come una bambola negli angoli più remoti di quella casa.
La trascinò nel seminterrato laddove il muro della scala che stavano attraversando era decorato con le teste degli elfi domestici che avevano servito la famiglia Black montate su placche, come dei ricordi di caccia, rendendo la situazione ancor più spaventosa.
Cassiopea era intimorita, terrorizzata dal barlume di malvagia che giaceva negli occhi solitamente limpidi del ragazzo.
Tremava terrorizzata dalla potenza che utilizzava il ragazzo nei suoi confronti, immobile nel dolore e nella paura.
Si chiese dove fosse finita la sua indole coraggiosa, combattente, ma quando Regulus la scaraventò sul tavolo della cucina non riuscì a trovare risposte.
La cucina col grande caminetto infuocava la stanza di ardore, sostituendo per un attimo la freddezza con cui il ragazzo l'aveva toccata seppur aggressivamente.
Egli si appoggiò al lungo tavolo dalle tante sedie,dinanzi a lui il corpo inginocchiato e indolenzito della strega.
Cercò di alzarsi, per ragionare, per parlare, cercava perdono seppur non ce ne era bisogno.
Era così spaventata da cercare rifugio persino dentro se stessa, ma la forza con cui si scagliava il Black su di lei non le fu d'aiuto.
Appoggiò le mani a terra per aiutarsi ad alzarsi, fremente di paura e di ciò che le sarebbe potuto capitare in quel momento.
Pregava chiunque affinché potesse calmare il giovane mago, desiderava che quel brutto inconveniente finisse all'istante, sperando che quella follia che si aggirava attorno al suo compagno potesse spegnersi d'un tratto.
Lo avrebbe perdonato, avrebbe compreso quella cattiveria se mai si fosse risvegliato da quell'incubo ad occhi aperti.

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