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Ciao Nonna, spero tu legga da lassù ciò che scrivo.
Ho ripreso a scrivere, sono contenta, è bello ritornare a inventare storie come facevo quando giocavo con te.
#2malandriniera 03/02/2024
{non siate mai lettori silenziosi} ❝ ❆⊶⊷⊶⊷✵⊶⊷⊶⊷❆ ❞
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Un bacio semplice sulla fronte di George, fu questo l'ultimo saluto di Cassiopea prima che il ragazzino venisse trasportato al San Mungo. Le pozioni di Madama Chips non riuscivano a fare effetto, lasciando il ragazzo in un coma che pareva interminabile. Le cure adatte sarebbero arrivate grazie a i migliori dottori del mondo magico! Secondo il capofamiglia Thompson. <<Possiamo andare.>> Annunciò la voce fredda della donna,Amy, la quale giaceva in piedi dinanzi al corpo taciturno del suo più piccolo figlio accompagnata da suo marito. Tutti attorno i ragazzi della famiglia accerchiavano la brandina su cui giaceva il fratellino, in attesa che i dottori del san Mungo arrivassero per smaterializzarsi all'interno dell'ospedale; i quali arrivarono poco dopo. <<Avete preso le vostre cose?>> Chiese l'uomo rigido nella sua postura, austero. Si rivolse ai suoi figli maschi non degnando nemmeno di uno sguardo la figliola malcapitata. <<In che senso papà?>> Domandò lei con fare confuso, non capendo quale via avrebbe preso quella situazione. <<Abbiamo chiesto un permesso al professor Silente per far sì che i tuoi fratelli possano saltare alcune settimane di lezioni, toccati dal trauma non potrebbero dare il massimo nello studio e noi non vogliamo di certo che la loro media scolastica venga intaccata.>> La voce era dura, una coltellata ogni parola. La famiglia si era riunita mettendo da parte la figlia sbagliata, tremendamente ferita da ogni mossa astuta che i suoi stessi procreatori le inferivano. Era stata messa da parte come un cane con la rabbia, come un mostro veniva rinchiuso nella caverna. Era quella mattonella in più in quella casa di per se perfetta che veniva buttata via. Non era utile a nessuno.
Era così doloroso osservare la sua intera famiglia camminare via lontano da lei, senza degnarla di un attenzione, di uno sguardo. Lei era lí ma non interessava a nessuno. Immobile come un manichino a guardare una scenetta fuori dalle menti di chiunque la stesse osservando accanto a lei, in silenzio. Giaceva un silenzio intimidatorio in quella stanza, pareva che tutta la vitalità fosse scomparsa. Nessuno osava alzare neppure un sopracciglio, nemmeno uno sbattimento di palpebre. Furono secondi longevi. Era tutto così lento di fronte agli occhi di Cassiopea, la quale avrebbe preferito strapparsi le iridi, i bulbi uculari, qualsiasi cosa pur di non vedere più niente. Chiudere gli occhi e far finta di niente sarebbe stato ancor più doloroso: seppur al buio riconosceva i passi dei membri della sua famiglia. Si ostinava a chiamarla in quella maniera, nonostante tutto. Nonostante quella non fosse una vera famiglia, almeno nei suoi confronti. Trattata come la figlia che nessuno voleva non era sempre la benvenuta nella cosiddetta famiglia. Era solo un'abitante in più in quella maestosa casa. Non valeva niente per nessuno, fatta eccezione di qualcuno. Ma in quel momento quelle uniche due persone, Sam e George, non erano coscienti di ciò che accadeva attorno a lei. Forse se ci fossero stati tutto quello non sarebbe successo.. Ma era inutile, tremendamente e insufficientemente inutile, immaginare che le cose sarebbero potute andare meglio. Le porte poi si chiusero, creando un frastuono elegante. Come loro. Erano frastornanti ma eleganti, con quell'eleganza celavano le loro marmaglie rumorose, i demoni che creavano venivano taciuti con la loro eleganza. La loro maestosità. Con essa abbandonarono il castello, le loro figure puntate sotto i riflettori di tutti gli sguardi degli studenti. Nell'infermeria ormai era rimasta Cassiopea, il professor Silente affiancato dalla professoressa McGrannitt preoccupata per la ragazza. E poco importava a quale casa appartenesse, era pur sempre una ragazzina abbandonata in maniera del poco onesta dalla sua famiglia. Gli occhi della donna si inumidirono, corsero velocemente nello sguardo del professor Silente in cerca di approvazione, la quale arrivò senza aspettare un secondo di più. Le braccia magre della donna circondarono la sua schiena, la mano un po' rugosa di posò sul braccio dell ragazza. Erano vicine, talmente vicine che Cassiopea poteva annusare il profumo al bergamotto che la donna utilizzava. L'abito verde le calzava a pennello come il grosso cappello a punta, gli occhiali a mezzaluna si poggiavano sul naso. Il viso era dispiaciuto e rivolto verso di lei. <<Venga signorina Thompson, le offro una tazza di tè nel mio ufficio.>> Cassiopea non parlava, l'immagine del fratello rubato dalla sua stessa famiglia era come una lama che non aveva intenzione di togliersi. Si incamminarono attaccate l'uno all'altra; i piedi della ragazza si trascinavano sul pavimento ghiacciato, non curante degli sguardi di chiunque la circondava. Pareva un corteo funebre. Lento, straziante, triste. I corridoi quella volta parevano più lunghi del solito, più faticosi da percorrere. Gente che bisbigliava, gente che ridacchiava, gente che invece osservava la scena in maniera stupita. I ragazzi e le ragazze di Hogwarts erano stupefatti nell'osservare quella camminata lugubre. Nelle loro menti già mille teorie e mille ipotesi da sussurrare fra i corridoi e nelle aule prima dell'arrivo della protagonista di quel film strappalacrime.