Chapter seventeen

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{non siate mai lettori silenziosi}
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La torre di astronomia quella sera pareva più malinconica del solito, almeno per Cassiopea che si era rintanata lì dopo l'accaduto di quel pomeriggio con quei tassorosso

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La torre di astronomia quella sera pareva più malinconica del solito, almeno per Cassiopea che si era rintanata lì dopo l'accaduto di quel pomeriggio con quei tassorosso.
Si stava commiserando e sentendo in colpa in solitudine, come spesso faceva nella sua cameretta posta in casa solo per scenografia.
Perché tanto non veniva ritenuta nemmeno parte della casa.
Il suo quiete avvilimento però venne disturbato da niente poco di meno che Sirius Black, in piedi dinanzi a lei con occhi che scrutavano anche il più piccolo fosso presente nella sua anima.
Il giovane aveva provato a rincorrerla quel pomeriggio ma i suoi amici lo avevano fermato, convinti del fatto che sarebbe stato meglio lasciarla in pace nella sua tristezza per qualche ora.
Ma a cena non si era presentata e dunque aveva deciso, ancora una volta, di cercarla nel castello, trovandola appollaiata come una bambina intristita nell'aula di astronomia.
<<Va via.>>
Aveva sussurrato lei asciugandosi le lacrime, benché non fosse la prima volta che il ragazzo la scoprisse in quelle condizioni.
<<Ceniamo insieme?>>
Aveva domandato lui andandosi a sedere di fronte a lei; le gambe accovacciate come le sue e il busto dritto per poterla guardare meglio.
Non gli importò molto dei tentativi di Cassiopea per farlo allontanare, non lo avrebbe fatto.
Non si sarebbe allontanato da lei.
Troppo immerso in quegli occhi, in quell'anima che lo stava risucchiando dolcemente come il canto delle sirene faceva coi marinai sperduti.
E lui forse si sentiva in quel modo: sperduto in delle acque a lui sconosciute ma che bramava, bramava da tempo senza essersene mai accorto.
<<Ho rubato qualcosa dalla cucina e Lily ti ha messo da parte altro.>>
<<Lily?>>
Aveva domandato lei con lo stomaco che già brontolava, facendo così ridere il ragazzo che sentiva i rumori procurati dalla fame.
Era rimasta stupita dal gesto gentile che la rossa aveva fatto nei suoi confronti, stupita per di più dal fatto che non si fosse spaventata e non la stesse trattando come un mostro come già aveva immaginato.
<<Sì Lily. Non ti ha vista al tavolo e mi ha detto di portarti qualcosa da mangiare, vorrebbe parlarti ma ha paura di darti fastidio.>>
Disse lui mentre apriva il fazzoletto dove vi era l'abbondante quantità di cibo presa.
Ciotole di purè di patate accompagnate con salsicce e pancetta affumicata, l'odorino si espandeva nella stanza con facilità procurando ancora di più un vuoto allo stomaco della ragazza.
<<Bon appétit, mon petit serpent!>>
Le lacrime erano rimaste ai lati dei suoi occhi eppure la voce di Sirius era riuscita a farla sorridere almeno un minimo.
Le stesse lacrime finirono nella ciotola di purè che aveva tra le mani, ma questo importò poco alla proprietaria affamata.
<<Attento. Il purè è bollente, soffiaci su prima.>>
Gli parlava con un fremito sulle labbra mentre soffiava sul purè per farlo raffreddare, gli occhi erano bassi pur di non incontrare lo sguardo glaciale del ragazzo.
Paurosa di cascarci, paura di non poterne fare a meno di quegli occhi.
<<Va bene mammina.>>
Aveva sdrammatizzato lui nella speranza di farla riedere, cosciente in cuor suo quanto quella risata riuscisse a placare i suoi demoni più scavati.
Ottenne tutt'altro, una reazione che non immagina potesse ricevere dalla ragazza sempre pronta a chiudere le sue emozioni in un sacchetto e gettarlo nei meandri del suo cuore pur di non avere reazioni troppo esagerate dinanzi ad altri.
Scoppiò a piangere disperatamente, il suono di quella frase l'aveva riportata a un felice ricordo che si tramutò subito in una pessima sensazione.
Si trasformò in una tossina che girovagava nel suo sangue creando in lei del marcio.
Sirius spostò il cibo che li separava, trascinando a terra le ginocchia per arrivare il più possibile vicino a lei.
Le sue mani si poggiavano sul suo petto all'altezza del cuore, sembrava come se le stesse facendo male.
Come se lo sentisse bruciare ed esplodere.
<<Non ero con lui quando si è svegliato.. Non ero con lui! Non sapevo niente e lui non me lo perdonerà ne sono certa.
Io non me lo perdonerò mai.
Dovevo restargli accanto ma
non l'ho fatto. Sono un mostro, un mostro! Ho usato la magia contro due ragazzi, li ho terrorizzati.Mi sento così in colpa..Ho sbagliato tutto, non dovevo farmi prendere dalla rabbia in quel modo.>>
Sirius benché non capiva a fondo quel pianto isterico che sembrava ormai una routine nel loro rapporto, non si dispiacque ad avvicinarsi ancora di più per prendere tra le sue braccia il corpo infreddolito della sua serpentina.
Notò come quel corpo sempre rigido, sempre dritto, quel viso che cercava di non trapelare troppe emozioni, nascondesse in realtà un animo sensibile.
Lei nascondeva un cuore dolce benché ferito, ed era così tanto coraggiosa a farlo che quasi il ragazzo ebbe paura a starle accanto.
Aveva paura perché la ragazza si stava sfilando la sua armatura mostrando così il suo docile cuore pieno di tagli che sgorgavano sangue.
E lui era lì, nudo senza nessun tipo di difesa, ma pronto a raccogliere nelle sue mani il fragile cuore della ragazza.
Lui le posò una mano sui capelli, non si aspettava quella morbidezza.
Poi con i polpastrelli toccati dalla paura di sbagliare incomincio ad accarezzare quella testolina sempre piena di farfuglianti pensieri.
Lei si appoggiò rinchiudendosi in quel pullover che le riscaldava la faccia, lasciando che il corpo del ragazzo potesse racchiuderla.
Si sentì protetta e fu talmente bello da non sembrare vero.
La schiena di Sirius si dondolava in avanti e indietro, quasi volesse cullare il pianto disperato della ragazza.
Quasi volesse calmare il suo cuore infranto.
<<Io ne ho conosciuti di mostri e tu non rientri tra di loro. Tutt'altro..
Sei la creatura più dolce che io abbia mai conosciuto, e forse anche quella più cazzuta. Non mortificarti perché non sei stata con tuo fratello in un momento del genere e ricordati che nella realtà dei fatti è stata la tua famiglia a vietartelo, mentre lui non era cosciente.
Sono certo che spiegandogli la situazione lui capirà.>>
A quel punto l'immagine del fratello che scoccava un sonoro bacio sulla guancia di Cassiopea fece largo nella sua mente, quasi geloso di quel tocco a quel punto decise di scoccarne uno sul suo capo, a simboleggiare nessuna appartenenza bensì un grande senso di bene.
<<Quanto a te.. Beh si non hai controllato la tua rabbia ma è normale.
Te lo assicuro. È normale arrabbiarsi, è normale persino perdere il controllo.
Capita a tutti, persino a coloro i quali da fastidio non controllare più nulla.>>
Il viso della ragazza fuoriuscì dal suo nascondiglio, lo guardò con occhi paonazzi dalla tristezza, rosse come due ciliegie le sue guance sembravano talmente morbide da volerle dare dei pizzicotti.
<<Odio perdere il controllo.>>
Biascicò lei in un lamento, quasi un piagnucolio.
<<Abituatici perché è normale, è plausibile. Non c'è modo per non farlo accadere ne tantomeno non c'è cura.
Succede e basta.
L'unica cosa che puoi fare è rimediare ai tuoi errori quando, successivamente, avrai ripreso la calma.>>
Annuì sentendosi una bambina a cui venivano spiegate le regole basi per rapportarsi con la gente.
Infondo però nessuno mai le aveva spiegato come ci si comportasse in quei momenti, tutt'altro.
La sua rabbia in casa sua non aveva spazio tra le mura, doveva essere nascosta e in caso essere esposta.
Ma veniva sempre tramutata in tristezza, cambiamento dovuto alle ferite che riceveva se mai si permetteva di dar voce al piccolo fuoco che si accendeva dentro di lei.
<<Mi dispiace aver fatto una brutta figura con te e i tuoi amici, sarò sembrata una pazza.>>
Il ragazzo sentendo le sue scuse si ritrovò a pensare a mesi indietro quando, sulla carrozza che portava al castello, era stato proprio lui a darle della pazza.
<<Ciao, piccola pazza.>>
Le aveva detto quando era salito sulla carrozza dove giaceva la piccola serpentina.
<<Perché ridi?>>
Chiese rimanendo ancora attaccata a lui, in maniera impercettibile sembrava come se le piacesse il calore che emanava quel corpo.
<<Ricordi la prima sera in cui ci siamo visti? Sulla carrozza! Ti avevo dato della pazza.>>
Il ragazzo continuava a ridere strappando pian piano un piccolo sorriso in lei, ricordandosi quella sera quasi fosse stata la sera prima.
Notò come nel corso di quei pochi mesi il rapporto con il ragazzo cambiava di giorno in giorno.
Continuavano a prendersi in giro, a stuzzicarti, ma quando nessun occhio indiscreto poteva osservarli si rintanavano nelle loro tenebre per condividerle con l'altro.
<<Sarà meglio mangiare o questo ben di Dio si raffredderà troppo.>>
Le mani asciugarono le sue lacrime dagli occhi, in maniera meccanica e abitudinaria.
Cercò di spostarsi ma le grandi mani di Sirius si poggiarono sui suoi fianchi, circondandoli quasi del tutto.
Lei lo guardò con un mezzo disappunto, in attesa di una pessima mossa per scacciargli le mani.
Ma il tocco era gentile, leggiadro.
Non era abituata a quella delicatezza, a quella dolcezza nei gesti.
<<Ti va di venire qui?>>
Gli occhi si puntarono sulle sue ginocchia al che la ragazza rimase interdetta.
Ma nel semibuio della stanza, con solo la luna a guardarli, la ragazza acconsentì a quella proposta.
Si sedette sulle sue ginocchia, notando in Sirius il barlume di bellezza accendersi negli occhi.
Al buio le sue paure non riusciva neppure a vederle.
<<Non ti ci abituare.>>
Disse lei con tono severo, quasi volesse mettere un freno a quei movimenti che in realtà le riscaldavano il cuore.
<<Per carità non lo farei mai!>>
Le fece l'occhiolino prima di prendere il cibo messo da parte e cominciare a mangiare in sua compagnia.
Averla lì sulle sue ginocchia gli sembrava il gesto più tenero che potesse esistere sulla faccia della terra.
Averla così vicina, quasi ad un palmo dal suo viso, scaturiva in lui una felicità immensa.
Un emozione unica che non riusciva ad esprimere a parole ma solo tramite lo sguardo, quello sguardo in cui Cassiopea annegava ogni qual volta si fermasse ad osservarlo.
Eppure lui di corpi ne aveva avuti addosso, erano molte coloro che attendevano pazientemente di essere stese sul tonico fisico del ragazzo.
Ma quella gli sembrò la prima volta che toccava un corpo, che toccava della carne.
Sembrava avere addosso un angelo sceso dal paradiso con l'aspetto di un diavolo risalito dall'inferno.
Era un insieme di purezza e sfrontatezza all'unisono, un centro vorticante di bellezza e imperfezioni.
Ma insieme, tutto collegato da una scia di dolci sguardi, sembrava un quadro esposto al museo.
O forse la più bella dea mai vista.
<<Ti rendi conto che ogni volta che non ci facciamo la guerra ci ritroviamo in questi momenti intrisi di tristezza? Non riusciamo ad avere una conversazione normale.>>
Pensò lei a voce alta, con la ragione di Sirius da un lato.
<<Potremmo incominciare ad ora, non credi?>>
Lei annuì rumorosamente in attesa che Sirius incominciasse a intavolare un qualsiasi discorso.
<<Mi sono sempre chiesto che musica ascolti. Non so,secondo me sei una tipa da Beatles..>>
Lei lo guardò con un cipiglio incuriosito, chiedendosi chi fossero coloro che stesse nominando con così tanto entusiasmo.
<<In casa mia vige il silenzio. Non ci è permesso ascoltare musica, urlare, ne tantomeno avere la TV. Non possiamo nemmeno avere la radio, sono aggeggi dell'inferno babbano e ci è proibito averli.>>
Era impossibile la vita che conduceva Cassiopea secondo le ideologie di Sirius, immerse e intrise a più non posso nella musica,nelle radio d'epoca e in tanti aggeggi babbani che tanto lo divertivano.
<<Io invece mi sono sempre chiesta quale fosse il tuo libro preferito. Si ti ci vedo immerso in quella libreria di cui mi parla spesso tuo fratello..>>
Sirius le sorrise divertito, non avendo alle sua spalle una chissà quale enorme manciata di libri letti.
<<Non sono un tipo da libri, gli unici che ho letto sono quelli scolastici.. E forse qualcuno trovato in casa.>>
A quel punto Cassie non trovò altre domande da porgli, forse troppo annebbiata dall'incantevole bellezza che il ragazzo sprigionava.
Eppure lei di domande da fargli ne aveva, ne aveva una lista intera, ma averlo così vicino la mandava su di giri al tal punto da dimenticarsi qualsiasi altra cosa avesse in mente.
Pareva che la luna riflettesse perfettamente negli occhi di Sirius, e questo la ragazza lo aveva più che notato.
Abbagliata da tale eleganza seppur mescolata a una ribellione a lei ormai conosciuta, ad un fare spocchioso e arrogante sempre pronto a parlare e dare fastidio.
<<Magari un giorno, non troppo lontano, ti farò ascoltare un disco dei Beatles e mi dirai cosa ne pensi.>>
Le mani di Sirius scivolarono sulla schiena della ragazza, coperta da troppi strati di tessuto per poter anche solo immaginare cosa si celasse al di sotto.
L'accarezzavano lentamente, quasi come se fosse un dono prezioso a cui fare attenzione.
Era fragile e lui più di lei probabilmente, ma si stava guidando di donarle solo delicatezza; non poteva frantumarla come altri avevano fatto in passato, non se lo sarebbe mai perdonato.
Più passava il tempo e poi giurava a se stesso di non farle mai del male, inconsapevole di quanto la ragazza bramasse solo ricucire i tagli che il giovane Black avesse sul cuore.
Ma entrambi non riuscivano affatto a pronunciarselo, a dirsi quanto avrebbero voluto solo il bene per l'altro, intimiditi e imbarazzati.
Nessuno dei due si aspettava da se stesso di poter immaginare di provare tali sensazioni, per di più con i loro quadri opposti.
Ma ciò che non sapevano era che dinanzi a loro, o forse proprio tra di essi, giaceva uno specchio che rifletteva le loro immagini rendendomi più simili di quanto credessero.
<<E magari un giorno, forse davvero lontano, io ti farò leggere qualche mio libro.. Che ne pensi?>>
Lui acconsentì volendo tagliare il tempo che li separava da tale appuntamento, bramando con tutto se stesso di poter passare sempre quei momenti così tranquilli con la ragazza.
<<Sento i tuoi muscoli rilassarsi, sembra la prima volta in cui tu ti fidi di me..>>
Sentiva i nodi sulla schiena di Cassie slegarsi ad ogni suo movimento, tenero come pensava la ragazza.
Era dolce e questo le piaceva, seppur il suo subconscio si preparava per mettersi sulla difensiva se mai fosse successo qualcosa: Pronto a risanare ferite ancor prima che si creassero.
<<C'è qualcosa di male?>>
Chiese lei irrigidendosi, pronta a scappar via da quell'imbarazzo che già dapprima l'avvolgeva.
<<No, no. Assolutamente..>>
Sirius cercò di tranquillizzarla, trattenendola per non farla andar via, bisognoso del contatto che c'era tra loro.
La trattenne continuando a massaggiarle la schiena, toccando le scapole un po' sporgenti, sentendo con le dita la spina dorsale sempre dritta e rigida.
<<Non smettere mai, ti prego.>>
Gli occhi erano incantati, le pupille dilatate, e i visi pericolosamente vicini.
Le mani di Cassiopea stringevano i capelli del ragazzo, aggrappandosi alla speranza di potersi buttare in quel fiume di rose che era il ragazzo, senza cascare sulle spine ma solo su docili petali profumati.
Sperava di non essere tradita, di non essere ferita.
Bisognosa di quel tocco, del suo unico tocco.
A nessuno mai aveva permesso quella vicinanza, quella confidenza, ma lui pareva essersela presa senza chiedere permesso e ciò non le dispiaceva affatto, stranamente a ciò che si immaginava.
<<Di fare cosa?>>
La voce era un mormorio, un sussurro che a mala pena usciva dalla bocca.
Un soffio leggiadro fuoriuscito senza nemmeno accorgersene, quasi come un fil di vento.
<<Di fidarti di me. Non smettere mai di farlo,ti giuro fedeltà eterna ma tu affidati a me, lasciati andare con me.>>
Le dita spostavano i capelli riccioli in cerca di quel viso, di quel minuscolo viso bagnato ancora dalle lacrime precedenti.
Aveva necessità di osservarla, di toccarla per sapere di non star sognando, di non star impazzendo.
Ma sei mai fosse impazzito avrebbe voluto farlo con la sua immagine nella mente, contorcendosi nel sapere che almeno lei esistesse nei suoi ricordi.
Rimase  spiazzata da tali parole e quasi sentì il suo cuore perdere dei battiti.
Poi lo sentì accelerare.
Velocemente, frettolosamente, in piena pazzia scoppiava nel suo petto pronto a saltar fuori per aggrapparsi a quello di Sirius.
Sorrise imbarazzata, intontita da quelle docili parole a cui non era abituata.
Non abituata ad affidarsi più che fidarsi.
Rise scioccata dal sorriso tenero che il ragazzo aveva assunto, non lo aveva mai visto così imbambolato dinanzi a lei.
Non trovò parole giuste da dare, boccheggiò in cerca d'aria e risposte da dargli, non sapeva come descrivergli quella strana emozione che sentiva in petto.
Le gambe che tremavano e gli occhi che luccicavano, una morsa allo stomaco che cresceva fino ad arrivare in gola.
Non riusciva a cercare parole adatte, non voleva rovinare il momento, non sapeva quali gesti utilizzare.
Riuscì solo a guardarlo, intensamente, intrecciandosi con l'anima a quella martoriata del ragazzo.
<<Mi sono già fidata di te e non mi hai tradita, potrei pensarci a farlo per l'eternità.>>
Il ragazzo la strinse abbracciandola, quasi non la vedesse da secoli.
Era un concetto assai tortuoso quello del
per sempre, eppure con lei fu la prima volta in cui lo vide pieno di luce.
Gli sembrò per la prima volta che quel tunnel di infinita oscurità fosse improvvisamente divenuto luccicante, acceso, luminoso.
<<Sarà meglio mangiare.. O scomparirai per quanto sei magra.>>

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