Chapter twenty-one

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<<Sei pronto?>>Regulus entrò nella camera di Sirius,proprio mentre il ragazzo con sguardo spaventato si guardava allo specchio in attesa di un qualche miracolo che lo potesse salvare da quella cerchia dell'inferno in cui era capitato volontariamente

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<<Sei pronto?>>
Regulus entrò nella camera di Sirius,proprio mentre il ragazzo con sguardo spaventato si guardava allo specchio in attesa di un qualche miracolo che lo potesse salvare da quella cerchia dell'inferno in cui era capitato volontariamente.
Era ansioso di vedere la ragazza in tutta la sua magnificenza, ma preoccupato di poter avere qualsiasi occhio su di sè.
<<Sì, sono pronto.>>
La gola gli era diventata secca a causa dei suoi demoni che prosciugavano in lui qualsiasi cosa trovassero nel loro cammino.
Usò contro di loro la spada della sicurezza, indossando non solo la maschera in pizzo che doveva utilizzare quella notte per quella dannata festa, ma utilizzando persino quella della sicurezza spavalda che di per se gli calzava perfettamente.
<<Bene volevo sentire proprio questo. Ora se permetti vado a prendere la mia dama.>>
Il fratello minore ridacchiò entusiasta, non vedendo l'ora di poter finalmente vedere la sua amica nei suoi panni migliori.
Avrebbero fatto un figurone insieme, ne era più che certo.
Convinto di poterla far girare e saltare sulla musica suonata magicamente da quegli strumenti in sala, certo di poterle rubare un tocco o forse di più per far invidia al resto dei suoi famigliari per avere la più bella dama all'interno di quei balli.
La voleva rendere la più bella principessa di qualsiasi regno dinanzi agli occhi di chiunque, sopratutto de suoi genitori e in particolar modo di suo fratello.
Non ammetteva a se stesso quanto lo elettrizzasse immaginare la faccia del maggiore durante i loro balli appassionanti, durante le loro strette.
Voleva farlo fermentare d'invidia per tutte le volte in cui al centro dell'attenzione vi era stato proprio Sirius con le sue splendide dame, con i suoi tocchi cavallereschi e i suoi volteggi perfetti.
Il fratello maggiore lo guardò appena prima di sentire la porta cigolare e chiudersi con veemenza.
Sapeva di non essere il benvenuto in quella casa, in quella famiglia, e ciò non faceva altro che alimentare i suoi mostri nascosti nel suo stesso baratro buio e freddo.
Respirò a fatica immergendosi le narici nel suo stesso profumo, osservando poi il suo viso coperto da quella maschera in pizzo che gli sembrava essersi appiccicata sul suo viso senza il suo consenso.
Il completo bianco e nero gli conferiva un'aria fin troppo seria e i capelli spazzolati all'indietro senza neppure una ciocca ribelle sul viso lo facevano sentire un vero e proprio Black.
Dai tratti longilinei e perfetti, dall'aspetto serio ed elegante, sentiva quella sera quel cognome stringersi al suo collo ancor più del papillon bianco che indossava.

Uscì dalla sua camera quando sentì gli invitati arrivare, si immerse nella mischia di gente restando in disparte con alcune sue cugine.
In particolar modo Andromeda, l'unica forse a provare il suo stesso senso di disagio all'interno del cuore.
Osservava e scrutava come un cane fa con le sue ossa preferite, ma della sua serpentina non ve ne era alcuna traccia.
La musica incominciò a risuonare per la grande sala allestita dagli elfi domestici, gli strumenti volteggiavano con la magia e risuonavano brani eccelsi di eleganza e raffinatezza.
Eppure quella musica delicata veniva sopraffatta da un noto vociare, da un chiacchiericcio interrotto che sgusciava tra le teste di chiunque in quella camera.
Le risatine esagerate di sua cugina Bellatrix lo infastidivano, le sentiva nelle orecchie pur essendole lontano.
Le battute sconce dell'ormai cugino Lucius erano disgustose a suo parere, e persino quando lo avevano invitato a unirsi ai noti argomenti lui aveva rifiutato; cosciente di quanto loro aspettassero solo mangiare famelicamente le notizie che avrebbe potuto trapelare il ragazzo.
Aveva la testa che scoppiava e non era nemmeno incominciata la serata, sperava in un sollievo, di qualsiasi tipo.
Pregò qualsiasi dio affinché potesse far smettere quel continuo chiacchiericcio, e forse qualcuno da lassù lo aveva ascoltato, mandandogli sulla terra un angelo del silenzio.

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