Chapter fiveteen

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{non siate mai lettori silenziosi}
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Il sapore del dentifricio in bocca era una sensazione piacevole per Cassie, la quale si specchiava nello specchio mentre la schiuma del dentifricio le colava lungo il mento

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Il sapore del dentifricio in bocca era una sensazione piacevole per Cassie, la quale si specchiava nello specchio mentre la schiuma del dentifricio le colava lungo il mento.
Poco dopo la colazione era salita in camera per finire di prepararsi e raggiungere successivamente Regulus per poter finalmente oltrepassare i confini di Hogwarts e raggiungere il villaggio di Hogsmade.
Si pulì il mento e uscì dal bagno ritrovandosi vicino, forse fin troppo vicino, alla figura di Piper.
Lei e la ragazza non avevano avuto modo di parlare in quei giorni, non che solitamente fossero note chiacchierartici tra di loro.
Piper le era stata a debita distanza, imbarazzata e a disagio poiché non sapeva affatto come comportarsi.
Avrebbe voluto persino chiederle come stesse, ma vergognosa aveva preferito restare in silenzio fino a quella mattina.
Vide la sua compagna di stanza quasi splendere di tutt'altra luce.
In quei giorni osservava la sua figura scomparire tra le coperte e il silenzio che l'avvolgeva, fortuna che quella mattina era riuscita a sorridere quasi.
<<Buongiorno.. Come va?>>
La voce di Piper arrivò dritta nelle orecchie di Cassie, girata di spalle per preparare la sua borsa in cuoio.
Rimase stupita da quella domanda, ne rimase quasi contenta sotto un certo punto di vista.
Confusa ma contenta rispose.
<<Meglio di tutti questi giorni, grazie.>>
Le due si sorrisero come sue amiche solitamente fanno, eppure loro amiche non si vedevano proprio.
Troppo distanti, con nessuna linea di interazione in tutti quegli anni.
Pareva assurdo ad entrambe poter essere anche solo amiche.
Bastava essere compagne di stanza che andavano d'accordo sotto lo stesso silenzio tranquillo, niente di più niente di meno.
<<Vieni ad Hogsmade con noi?>>
Chiese Piper entusiasta: un'altra compagnia nel gruppo avrebbe fatto bene a tutti, non solo a lei.
<<Si, Regulus mi ha quasi costretta.>>
Ridacchiarono entrambe lasciando scemare quelle risatine per far sì che un silenzio calmo coprisse la loro camera.

Cassie sistemò tutto il necessario nella sua borsa a tracolla in cuoio, con dei ricami ben dettagliati sul fronte.
Acchiappò infine la sua giacca a quadri perfetta per quelle temperature al quanto fredde ma non abbastanza.
Le piaceva talmente tanto quella giacca che fu quasi felice che sua madre non l'avesse buttata con altro del suo armadio.
I quadrati beige, marroni e bianchi si intonavano perfettamente con il pullover bianco panna e il jeans perfettamente alla moda blu.
Uno di quei jeans da perfetta ragazza babbana anni '70: gli stessi jeans che se fossero stati adocchiati dal padre sarebbero potuti finire perfettamente nell'inceneritore!
Cos'è questa moda babbana?
Non è elegante, non è fine.
È da banda di rockettari che ascoltano pessima musica.
Avrebbe borbottato l'uomo se fosse stato presente in quella stanza.
<<Questo non lo prendi?>>
Chiese Piper prendendo in mano il basco alla francesina, come si divertiva Cassie a chiamarlo, color rosso ciliegia.
Salazar solo sapeva quanto andasse matta per quei cappelli!
Ne aveva di ogni qualsivoglia colore, li trattava come oro colato e li amava alla follia.
<<Dai su prendilo, secondo me starebbe benissimo.>>
Piper era quel tipo di ragazza che di moda se ne intendeva più di chiunque altro, e forse la piccola passione per lo stile che aveva Cassie veniva sicuramente battuta dalla ultraconoscenza della sua compagna di stanza.
Accettò quel consiglio, indossò il cappello fra i riccioli ribelli e uscì insieme alla ragazza verso il cortile della scuola per raggrupparsi con tutti, ma proprio tutti, i suoi compagni.
Quando arrivò non sentì tanto le parole di accortezza della professoressa McGranitt,stando più attenta a chi la circondasse.
La sua entrata in scena aveva lasciato stupiti molti della sua casa e non solo, ma in quel momento sembrasse le importasse poco rispetto alla sera prima in cui si era crogiolata per quello stesso motivo.
I suoi occhi e la sua attenzione infatti balzavano di gente in gente, di gruppo in gruppo, per trovare almeno la figura di uno di quel gruppo di Grifondoro che sembravano spariti.
Le voci si raggruppavano continuamente nelle sue orecchie creando uno strano caos a cui si stava disabituando per poco.

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