Morte

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"Morte al dittatore!" è la frase che sento riecheggiare nell'aria da quando ho iniziato questa snervante prigionia per salvare la mia vita... anche se la sto veramente portando alla morte.

Non sto salvando niente.

Sto solo condannando.

Sto solo comportandomi da egoista.

Rimango in casa per salvarmi la vita quando invece dovrei scendere in piazza a urlare con tutti voi "Morte al dittatore!".

Morte.

Voi conoscete il significato di quello che dite?

Come potete protestare per la libertà, per l'uguaglianza, per la vita contro la morte... se siete i primi ad augurarla a qualcuno?

Khomeyni, un nome, una garanzia, come si suol dire.

Pensate che ucciderlo basti a salvarci?

Se lui muore, un altro salirà al potere e forse sarà peggiore di lui, forse sarà il vero diavolo sceso in terra, forse sarà la rovina del genere umano... chi lascia la vecchia per la nuova, sa quel che lascia ma non sa quel che trova... quante frasi fatte.

Sono a favore di questo pazzo?

No.

E prenderei per pazzo chiunque lo fosse.

Non morte al dittatore.

Ma conversione al dittatore.

Voglio una rivoluzione per far capire al governo che noi siamo persone e siamo vive, non siamo marionette nelle loro luride mani e non siamo nemmeno giocattoli da usare e poi gettare appena si conclude l'euforia del momento.

Siamo persone.

Siamo vivi.

Morte alla prigionia, morte alla morte, morte a tutto ciò che non è vita.

Ma lasciate che io vi dica una cosa: continuate, rischiate, fatevi valere.

La morte non abbatterà la vita.

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