4 - L'incontro

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La mattina seguente, notò i messaggi dei suoi nuovi conoscenti, ma decise di ignorarli. Si trattava di assensi per l'incontro che si sarebbe svolto la settimana successiva, esattamente il 21 dello stesso mese... era incredibile: il giorno dei "giullari" era sempre più vicino. Marlene era solita chiamarla in quel modo, il 25 novembre era un giorno stupido durante il quale, come per magia, tutti avevano qualcosa da dire, tutti diventavano più sensibili... e allo scoccare della mezzanotte la loro vita sarebbe tornata quella di sempre. A nessuno importava veramente della violenza, dovevano semplicemente partecipare attivamente a quella giornata per non venir meno ai loro doveri di eccentrici cittadini modello... che noia. Alla fine, ci si concentra così tanto sui discorsi falsi e ripetitivi da dimenticarsi dei veri testimoni, di ciò che realmente accade. Solo loro potevano realmente comprenderlo, ma non avevano voce.

Decise di ignorare i messaggi: non era sicura di volerli incontrare. Insomma, rimanevano pur sempre degli sconosciuti. Sì, era piacevole parlare un po' e non poteva negare che i tre fossero anche simpatici, ma date le sue esperienze con ciò che riguardava gli utenti online, non si sentiva sicura. Era vero, Nathalie era un'attivista molto conosciuta, Agatha sembrava innocua, Pier era un alunno della sua stessa scuola, ma... come poteva essere sicura delle loro intenzioni? Si "conoscevano" da poco... era una mossa azzardata?

Marlene era nuovamente caduta nel burrone; un vero peccato, le mancava solo un ultimo sforzo e sarebbe riemersa: come poteva ricominciare senza fidarsi delle persone?

Neanche la cara Francoise riuscì a consigliarla. Le osservazioni della poveretta erano più che giuste e acute e l'amica lo sapeva; ma sapeva anche che se Marlene avesse perso quella poca fiducia acquisita e depositata in quelle persone non presentandosi all'incontro, tutti gli sforzi fino a quel momento compiuti sarebbero stati vani. Marlene sarebbe precipitata un'altra volta e Francoise non aveva la certezza che all'amica sarebbe mai ricapitata un'occasione del genere.

«Vuoi che ti accompagni io? Se non sarai convinta, andremo via.» le propose la ragazza.

«Meglio di no.» rispose Marlene. «E se poi si trattasse di disgraziati? Finiresti nei guai con me e questo non posso permetterlo.»

«Tranquilla, Marl, non è uno sforzo a pagamento, puoi permettertelo. Qui non siamo in un film di fantasia, il protagonista non morirà per salvare l'aiutante. Siamo nel mondo reale, Marl, un mondo che non è di certo tutto rose e fiori ma non è neppure interamente inferno.»

«Francoise...»

«No, Marlene, non hai scuse. Io capisco il tuo disagio e ogni tuo timore, ma il mondo non è popolato solo da demoni. Ci sono persone, belle persone che agiscono senza secondi fini, persone vere come me e te che vogliono veramente il bene dell'altro.»

«Ma» la ragazza era ancora dubbiosa «come si fa a riconoscerle?»

«È la difficoltà di questa grande partita, non è facile, ma non per questo bisogna arrendersi ancor prima di cominciare.»

Le parole di Francoise erano sempre molto sagge, come lei. Sempre pronta ad aiutare e a chiarire le idee.

Riuscirono alla fine a scendere al migliore dei compromessi: Francoise l'avrebbe accompagnata. Nel caso in cui sin da subito si fossero rivelati dei malintenzionati, le due sarebbero ritornate sui loro passi. Era più che altro un'idea di Francoise: si sentiva in colpa per aver dato all'amica un suggerimento nel quale neppure lei credeva totalmente. E allora, perché l'aveva fatto? Era un salto nel vuoto, o meglio, un assalto. Il non andare avrebbe causato l'immediata chiusura da parte di Marlene, d'altro canto, la partecipazione non era del tutto sicura... un rischio va corso nella vita. La sua presenza la faceva sentire meno colpevole: se fosse accaduto qualcosa, i guai li avrebbero passati entrambi

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