Nathalie

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Avevo vent'anni. Non ho mai proseguito gli studi, raggiunta la maggiore età, iniziai a lavorare in un locale. Mi sono sempre piaciute le serate, mi è sempre piaciuto ballare, andare in discoteca e abbandonarmi alla pazza gioia adolescenziale. Quand'ero più giovane, mia mamma me lo diceva sempre: "Nath! Stai attenta, non vestirti troppo scollata, controlla sempre cosa ti mettono nel bicchiere, non bere, tieni il telefono sempre vicino e presta attenzione a chi ti ritrovi di fronte! Ti prego di non fidarti di nessuno.". Ogni uscita, per lei, era un vero trauma. Io le dicevo sempre di non preoccuparsi, che ero grande e matura e sapevo badare a me stessa... ed era vero. Stavo sempre attente seppur divertendomi, rifiutavo i drink, ma ballavo con foga e, spesso, rimorchiavo.

Posso, però, dire di essere stata molto fortunata. Dicendo questa frase mi viene spontaneo ridere: alla fine, sono stata violentata nelle circostanze più impensabili.

Ero a lavoro, nell'amato locale giovanile. Ero una cameriera, servivo ai tavoli, aiutavo talvolta in cucina e speravo in una promozione. Amavo cucinare, sia dolce che salato e il mio sogno è sempre stato diventare una cuoca. Fare la cameriera era il primo passo per prendere familiarità con il luogo, l'atmosfera e i clienti e non posso negare che fosse anche molto divertente. Lavoravo sodo, specialmente nei miei brevi turni in cucina: volevo farmi notare dimostrando che ero in grado di ricoprire un ruolo di maggiore spessore rispetto a quello che avevo ottenuto.

Una sera rimasi oltre l'orario di chiusura per pulire fino in fondo ogni millimetro di quel locale. Chiamatela coincidenza o sfortuna, ma, quella sera, incontrai il mio capo. Mi salutò con tutto rispetto e mi parlò di una proposta che voleva sottoporre al mio giudizio. Ero molto emozionata, pensavo nella tanto attesa promozione, magari non cuoca, ma aiuto in cucina... evidentemente ero ancora una bambina che credeva nelle favole. Mi portò nel suo ufficio... ciò che accadde è immaginabile. Mi guardò con un profondo sguardo seducente che, all'inizio non mi fece paura: il battito cominciò ad accelerare quando chiuse a chiave la porta, mi sbatté violentemente contro la parete e cominciò a insinuare la sua sudicia mano sotto la mia gonna, mentre mi teneva ferma stringendomi il collo.

In Prima PersonaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora