Era il 20 di settembre e, a Parigi, gli studenti avevano da poco iniziato le lezioni. Erano diverse le tipologie di ragazzi che si presentavano davanti a quei fatidici portoni scolastici; ma, in linea generale, si potevano individuare tre grossi gruppi. I primi erano i dormiglioni, coloro che si presentavano con borse e occhiaie assai marcate e che accompagnano ogni loro passo (o meglio, strisciata) con sonori sbadigli che mostravano i denti ingialliti e profumavano l'aria di cipolla (chissà cosa mai ingurgitavano quei ragazzi a colazione). Poi, era difficile non notare quelle persone che con espressioni indecifrabili si dirigevano a passo spedito nelle loro classi: erano i rassegnati, coloro che si erano ormai sottomessi all'idea che la scuola fosse cominciata e che loro non potevano fare a meno di adempiere al loro dovere di scolari. E poi, c'erano i pazzi: ragazzi e ragazze vestiti con colori sgargianti che già arrivavano a scuola saltellando e sorridendo, anzi, ridendo e salutando tutti gli altri compagni e divertendosi. Quest'ultima era la categoria più odiata da Marlene, ragazza magra che si nascondeva dentro abiti oversize e che camminava a testa bassa coprendosi il volto con quelle lisce tende castano chiaro che le facevano da capelli. Lei non era allegra, almeno, non lo era più. Sicuramente lo era stata un tempo, ma ormai non se lo ricordava più. Forse, quando era bambina... ma non si può dire che fosse un'adulta quando subì quella tragedia.
«Buongiorno Corinne.» sussurrò raggiungendo ancora prima del professore il suo posto in classe, l'ultimo banco di un'aula stretta e lunga vicino alla finestra.
Si rivolse alla sua compagna di banco, o meglio, a colei che era stata la sua compagna di banco: al suo posto, adesso, stava solo una foto. Il suo aspetto non era dissimile da quello di Marlene, d'altronde, Corinne era sua sorella gemella.
«Marlene!» qualcuno la chiamò facendola trasalire.
Si trattava di Francoise, la migliore amica della ragazza. Ricopriva un ruolo fondamentale nella sua vita, si sa, per una liceale sedicenne, la migliore amica è l'unico appiglio per non annegare nel mare di menzogne in cui si è costretti a nuotare. Alle due ragazze bastò uno scambio di sguardi per far inumidire i loro occhi: Marlene dovette respirare profondamente e guardare ripetutamente verso l'alto per evitare di lasciar colare quel poco trucco che aveva applicato sul viso.
«Sono già passati due anni» singhiozzò mentre Francoise si era già prodigata a stringere a sé l'amica «ma fa ancora tanto male.»
«Perché proprio a te...» rispose Francoise con un filo di voce, così flebile da non farsi sentire neanche da lei stessa.
«Era solo... poco più di una bambina...» singhiozzava ancora.
«Lo so tesoro, lo so.» anche Francoise non riuscì a trattenere le lacrime, se avesse potuto, avrebbe strangolato quegli uomini sconosciuti a mani nude, se solo non fossero scappati e nessuno li avesse più trovati.
Le due ragazze avevano ancora bisogno di piangere, avevano bisogno di riacquistare quella parte di innocente infanzia che era loro stata rubata, specialmente a Marlene. Il suo sfogo, però, fu interrotto dall'arrivo del professore. Tutto il corpo docenti era a conoscenza dello stupro che la sedicenne aveva subito due anni prima esattamente quel giorno, per questo il professore della prima ora attese qualche minuto in più prima di fare il suo ingresso, immaginava che Marlene si trovasse già in aula.
Corinne e Marlene erano sempre state compagne di banco oltre che sorelle, almeno fino alla tragedia e, nonostante il passare degli anni, vicino alla sedicenne sedeva sempre lo spirito della ragazza; il posto accanto al suo restava vuoto, per ricordarsi di lei la sedia era occupata da una sua fotografia.
«Ragazzi!» tuonò l'insegnante non appena tutti entrarono in classe. «So che la scuola non è iniziata neanche da un mese, che siete già pieni di lavoro e che manca ancora tanto tempo, ma dobbiamo iniziare a pensare a un progetto da realizzare per il 25 di novembre.»
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In Prima Persona
Historical FictionCOMPLETA Il mondo è pieno di strani avvenimenti... riassumendo tutto in una frase? Per ottenere la pace dobbiamo fare la guerra. Ma noi, oscurati dalla nostra vita, non ce ne accorgiamo nemmeno. Cosa succederebbe, infatti, se un ragazzo, nel futuro...