16. Amnesia

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Giovedì, 20 aprile 2023.
Ore: 08:14

Abbiamo terminato almeno metà delle provviste e inizio ad avere seriamente paura che tutto questo cibo non ci basterà ancora per molto. Riguardo alle bevande, ci restano soltanto due bottiglie d'acqua.

Mi alzo dal tavolo e raggiungo la finestra, ammirando la vastità dell'universo. Mi sento piccolissima in confronto al gigantesco vuoto che si trova all'esterno di questa scatola di metallo.

"Va tutto bene?" Kevin mi raggiunge, appoggiandomi delicatamente una mano sulla schiena. Io non lo guardo neanche, troppo persa a fissare le stelle.

"Da dove viene quella creatura? Voglio dire, dovrà pur essere venuta da qualche parte. Di certo non può vagare a vuoto nello spazio." incrocio le braccia sotto il seno, sospirando.

"Non lo so e non mi interessa saperlo. L'unica cosa che voglio fare, in questo momento, è tornare a casa sano e salvo. È finita, capito? Hai ucciso Sarah. Quella cosa si trovava dentro di lei."

Ripenso a tutto quello che è successo da quando siamo partiti: un criminale è salito a bordo rubando l'identità di un nostro compagno, Kimberly è stata uccisa da una creatura che aveva preso il possesso di Sarah e poi... aspetta un attimo.

"Kevin."

"Sì?"

"Quando io sono stata aggredita la prima volta in sala comunicazioni, tutti avevano un alibi. Samantha, Wesley ed Harry erano andati a guardare le telecamere, Justin è risultato innocente e Sarah e Melanie si trovavano in mensa. Quindi chi mi ha attaccata?"

"Forse Justin non era innocente come crediamo. Magari anche lui era stato corrotto e ha cercato di ucciderti."

"Sì, ma..." improvvisamente ho un attimo di realizzazione. Mi volto lentamente verso Kevin e lo vedo sempre più confuso "Tu dov'eri quando è successo? Non eri certamente con nessuno degli altri."

Lui ridacchia nervosamente, accigliandosi: "Questo è assurdo. Credi davvero che sia stato io? Lo credi sul serio?"

"Non fidarti di nessuno, ricordi?"

Cala un momento di silenzio tra di noi e il sorriso scompare rapidamente dal suo volto. Da un'occhiata agli altri, notando che ci stanno guardando tutti con espressioni confuse. Dopodiché rivolge nuovamente la sua attenzione su di me.

"Mi prendi in giro? Abbiamo passato tutto questo tempo insieme, ti ho parlato del mio passato e ti ho anche chiesto di uscire soltanto per poi essere accusato di tentato omicidio?"

"Michael ha detto che la persona infetta potrebbe non sapere di esserlo."

"Allora lo stesso discorso vale anche per te. Chi mi dice che tu non ti sia inventata la storia dell'aggressione soltanto per poter incolpare una persona innocente e aumentare la lista dei morti? O forse te lo sei soltanto immaginato, che ne pensi?"

Completamente d'istinto e senza pensarci due volte gli do uno schiaffo sulla guancia. Tutti restano a bocca aperta e un imbarazzante silenzio regna nella stanza.

"Non volevo farlo" e dico sul serio: è come se la mia mano avesse preso vita propria.

Abbasso lo sguardo, evitando di far incontrare i nostri occhi. Da quello che ho potuto notare, la sua guancia è diventata rossa come un pomodoro. Lo sento respirare pesantemente e per un momento ho seriamente paura che possa ricambiare il gesto.

Invece fa tutt'altra cosa e si incammina, uscendo a passo svelto dalla mensa. Finalmente mi decido ad alzare gli occhi soltanto per vedere tutti che mi fissano insistentemente. Sono una stupida.

Among us - ImpostorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora