05. Una scelta difficile

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Mercoledì, 19 aprile 2023.
Ore: 10:57

"Devo andare in bagno" ammetto, diventando rossa dall'imbarazzo. Non avrei voluto dirlo ad alta voce ma non avevo altra scelta: su questa astronave non ci sono bagni.

Kevin si volta per guardarmi, a bocca semiaperta. Balbetta un po' per poi alzarsi dalla sedia e guardarmi dall'alto. Non riesco a mantenere il contatto visivo con lui, cosa che non comprendo dato che non mi sono mai fatta problemi a guardare le persone negli occhi.

"Beh, non ci sono bagni sull'astronave, quindi..." resta a riflettere un attimo, grattandosi la testa e cercando di trovare un'idea "Potresti chiuderti in una stanza e usare un secchio."

Alzo le sopracciglia, costringendo me stessa a trattenere una risatina divertita: "E dove lo prendo il secchio?"

"Nella stiva. Lì ci dev'essere sicuramente... almeno spero."

"Cavolo, nella stiva c'è proprio tutto."

"È pur sempre un magazzino. Dai, seguimi."

Kevin mi porge la mano per aiutarmi ad alzarmi dalla sedia ma io rifiuto, affermando che posso farlo tranquillamente da sola. Lui, chiaramente imbarazzato da questa situazione, si passa una mano tra i capelli mentre le sue guance diventano sempre più rosse.

Usciamo insieme dalla sala di sicurezza, dirigendoci alla stiva. C'è un inquietante silenzio, al che il mio corpo si riempie di brividi; l'unico sottofondo è il rumore dei nostri passi mentre camminiamo per il corridoio.

Quando arriviamo alla stiva, Kevin inizia a cercare un secchio negli scatoloni. Io resto a guardarlo, incrociando le braccia al petto e battendo ripetutamente i piedi sul pavimento. Soltanto dopo due minuti mi rendo conto di star facendo la cosa che mi irrita di più e smetto.

Finalmente, dopo cinque minuti interi, Kevin torna da me con un secchio in mano e me lo porge. Successivamente cerca nella tasca della sua tuta una confezione di fazzoletti per poi passarmeli.

"Okay, grazie ma... dove vado, esattamente?" domando, guardandomi intorno.

"Cavolo, ehm..." anche lui inizia a guardarsi intorno, probabilmente cercando di ricordare quante stanze ci sono "Puoi andare in sala comunicazioni, tanto non credo che qualcuno ci ritorni dato che la radio ci ha abbandonati e non c'è niente di interessante lì."

Faccio come mi ha detto e mi dirigo in sala comunicazioni, chiudendo la porta. Mi guardo intorno, notando tutto il trambusto: la radio è stata fatta a pezzi, come se qualcuno l'avesse colpita ripetutamente con una mazza da baseball.

Cerco di ignorare la cosa e appoggio il secchio in un angolino per poi sedermici sopra. Faccio i miei bisogni in silenzio, domandandomi che fine farà questo secchio non appena avrò finito. Mi chiedo quando inizieranno a costruire dei bagni all'interno delle astronavi.

Alzo lo sguardo in alto, puntando gli occhi sul condotto sopra la mia testa non appena sento dei rumori provenire al suo interno. Mi acciglio, cercando di ascoltare meglio e capire che cosa stia succedendo.

Uso i fazzoletti per pulirmi, successivamente mi alzo i pantaloni della tuta e mi metto in punta di piedi per cercare di vedere tra le grate del condotto. È buio ma non sembra esserci nulla di strano.

Non posso fare a meno di urlare a squarciagola non appena la lama di un coltello quasi mi trafigge l'occhio. Indietreggio, colpendo la scrivania e cadendo sul pavimento. Noto che l'assassino sta cercando di aprire il condotto, quindi mi rialzo in fretta e furia e corro fuori dalla stanza a tutta velocità.

"Aiuto! L'assassino mi ha aggredita!" grido, arrivando in mensa. Mi tremano le gambe dall'adrenalina, sento che stanno per cedere.

"Che cosa?!" Sarah mi raggiunge subito, a bocca aperta. Mi guardo intorno, notando che nella stanza ci sono soltanto lei e Melanie con Arancione ancora legato al tavolo.

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