25. Un nuovo scopo

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Lunedì, 7 agosto 2023.
Ore: 08:56

Apro la porta del mio appartamento ed entro per poi richiuderla alle mie spalle. È tutto così silenzioso, come sempre. I raggi del sole illuminano l'inutilmente grande salotto. È una bella giornata.

Vengo distratta dal suono di una notifica ed estraggo il cellulare dalla borsa. È un messaggio da parte della mia psicologa: il prossimo appuntamento sarà questo sabato, poi ti faccio sapere l'orario.

Visualizzo senza rispondere e appoggio il cellulare sul tavolino rotondo accanto alla porta. Non mi è molto simpatica, ogni volta che ci vediamo sembra sempre scocciata di ascoltare la mia storia e spesso la trovo a roteare gli occhi.

Ma probabilmente non mi crede, così come non mi ha creduto mio padre né la polizia. Alla fine hanno chiuso il caso dicendo che ad aver ucciso tutti è stato Michael, ignorando completamente la storia degli alieni.

Inizialmente mi arrabbiavo per questo, desideravo disperatamente essere creduta. Adesso, invece, non mi interessa più: l'importante è che io sappia come sono andate le cose e che sia sopravvissuta.

A volte mi chiedo come sarebbe diversa la mia vita se non fosse successo niente. Forse io e Kevin saremmo andati a quell'appuntamento e Melanie si sarebbe tolta il rosa dai capelli; Sam avrebbe confrontato la sua famiglia e Harry avrebbe imparato ad amare di più il suo corpo.

Mi avvicino alla grande vetrata in fondo alla stanza. Trovandomi al penultimo piano, riesco ad ammirare New York in tutta la sua bellezza urbana. Dovrei essere felice di trovarmi in un posto così bello, eppure mi sento così sola.

Ho quasi trent'anni e oltre a mio padre non ho nessuno. Non ho una madre né un marito e neanche dei figli. Sono forse costretta a restare da sola per il resto della mia vita?

Fortunatamente i miei pensieri vengono interrotti dallo squillo del cellulare. Lo raggiungo e do un'occhiata allo schermo, notando che a chiamarmi è l'unico amico che mi è rimasto.

"Ehi, Jeffrey. Come stai?" rispondo, stampandomi un sorriso sul volto.

"Sto bene, Nancy, grazie. Ti ho chiamata per dirti se ti andrebbe di vederci al bar, sai, il solito bar. Ho bisogno di parlarti." afferma e io non oso rifiutare.

Quando arrivo al bar trovo Jeffrey seduto su uno sgabello davanti al bancone che mi fa segno di raggiungerlo. Sorpasso due uomini che stanno chiacchierando e mi siedo sullo sgabello accanto a lui.

Ordina due whiskey e il barista ce li porta in men che non si dica. Mi guardo intorno, osservando tutte le varie persone sedute ai tavoli che ridono e scherzano tra di loro. D'un tratto mi si forma un nodo in gola: questo posto mi ricorda la mensa dell'astronave. Mi fa riaffiorare alla mente brutti ricordi.

"Grazie per essere venuta, so quanto è difficile per te stare in luoghi pubblici come questo." dice e io non posso fare altro che sorridere "Sei riuscita a trovare tua madre?"

Sospiro e mi passo una mano tra i capelli, un tratto caratteristico di Kevin. Mi manca così tanto che ho inconsciamente assunto alcuni dei suoi comportamenti. O forse sono solo pazza e vedo Kevin dappertutto.

"No, eppure è strano. Mio padre ricorda perfettamente il suo nome e abbiamo chiesto a tutti in Senegal se la conoscono. Nessuno sa niente di lei o della mia famiglia." spiego, rassegnandomi all'idea che probabilmente non la incontrerò mai.

"Non preoccuparti, sono sicuro che uscirà fuori prima o poi. Sei comunque sua figlia, vorrà di sicuro rivederti dopo tutti questi anni che siete state separate."

"Lo spero. Comunque perché mi hai detto di venire, soltanto per chiedermi se avessi novità su mia madre?"

Lui ride nervosamente, distogliendo lo sguardo per un momento: "No, non è questo. Vedi, non so se te l'ha detto già ma tuo padre sta organizzando una nuova missione."

Sbarro gli occhi non appena ricevo quest'informazione: "No che non me l'ha detto. Ma di che cosa si tratta, non vorrà mica far tornare la gente su quel pianeta?" Jeffrey non risponde e questo può solo significare una cosa "Non ci posso credere."

"Il capo ha detto che vuole mandare un gruppo di militari e scienziati a bordo dell'astronave per recuperare i corpi presenti sul pianeta. Perché, sai, hai detto che c'erano dei corpi lì."

"E perché? Per tutti questi anni non hanno mai avuto interesse nel riportare i cadaveri sulla Terra, è assurdo."

"In realtà lo fanno perché le famiglie delle vittime hanno minacciato di fare causa se decidono di ignorare la cosa. Capisci che non hanno molta scelta, Nancy."

"Non possono farlo, moriranno tutti se tornano lì. Ti prego, Jeff, te lo chiedo in ginocchio: convincilo a cancellare la missione."

"Non credo che mi darebbe molto ascolto, in fondo sono soltanto un collega qualunque. Però tu sei sua figlia e potrebbe fare un'eccezione per te."

Subito dopo che Jeffrey ha detto questo io mi blocco: non parlo con mio padre da quando sono tornata sulla Terra né sono stata alla MIRA HQ dato che ho chiesto il permesso di prendermi almeno sei mesi di pausa. Soltanto l'idea mi fa venire i brividi ma Jeff ha ragione. Devo farlo io.

Martedì, 8 agosto 2023.
Ore: 09:32

Il silenzio è fin troppo rumoroso e vorrei decisamente alzarmi da questa sedia e sparire dall'ufficio. Mio padre resta a fissarmi con le braccia incrociate, in attesa che le parole escano dalle mie labbra.

Finalmente, dopo questo momento imbarazzante, inizio a parlare: "Ho saputo della nuova missione. Non provare a girarci intorno, è tutto inutile."

"Beh, ti farà piacere sapere che tu non sarai coinvolta in nessun modo e la partenza è prevista per l'anno prossimo. In più, abbiamo rafforzato i nostri sistemi di sicurezza. È tutto sotto controllo, tesoro." la calma con cui lo dice mi fa andare su tutte le furie.

"Non è niente sotto controllo, invece!" sbotto, colpendo la scrivania con un pugno. Mio padre salta dallo spavento e sbarra gli occhi "Altre persone moriranno se non cancelli subito la missione. Per favore... papà."

È la prima volta che lo chiamo papà sul posto di lavoro e non mi interessa se risulto poco professionale. Lui alza un sopracciglio e mi scruta con aria diffidente.

"Non vorrai mica ricominciare con quella storia degli alieni?" mi interrompe prima che possa ribattere "Nancy, ne abbiamo già parlato. È stato quello psicopatico ad uccidere i tuoi compagni, lo ha fatto per vendetta. Lo hai detto tu stessa!"

"Oh mio Dio, non posso crederci. Dici sul serio? Quindi io sono soltanto una povera pazza che si è immaginata tutto, eh? Beh, ti dico una cosa: fa' come vuoi, manda tutte quelle persone a morire. A me non interessa. Ma sappi che da oggi in poi io non lavoro più per la MIRA HQ."

"No, aspetta un attimo. Cosa?"

"Mi licenzio, papà. Ti lascio al tuo sporco business ma senza di me. Io ho finito di fare questa vita."

Mi alzo dalla sedia ed esco in fretta e furia dall'ufficio, sotto i suoi occhi sconvolti. Cammino lungo il corridoio a testa alta, senza pentirmi di niente. Licenziarmi da questo lavoro è forse stata la decisione migliore della mia vita.

Entro nell'ascensore e schiaccio il pulsante per tornare al piano terra. Le porte si chiudono e metaforicamente si chiude anche un capitolo della mia vita. Adesso so cosa fare, adesso so qual è il mio vero scopo.

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