XIV

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Arrivarono dopo un'ora. Ad accoglierli trovarono Stefano che li portò nella stanza dove ero ricoverata. Corsero ad abbracciarmi, mia madre era in panico, mio padre impassibile.

-Cos'è successo?.

-Mamma calmati, non è nulla di grave.

-Chi é quel giovane?

-Ah, beh lui è Stefano, il nipote della sognora Maria.

I miei si girarono verso di lui che diventò bianco. Stefano timido, non poteva essere.
Un'infermiera disse ai miei genitori e a Stefano che dovevo riposare, facendoli uscire dalla stanza.
Si fecero raccontare l'accaduto e Stefano spiegò loro tutto, nei piccoli dettagli. Giarai lo sguardo verso la finestra. La vista del mare mi faceva calmare, mi rendeva innoqua.
Poco prima di addormentarmi sentii mia mamma parlare con la madre di Mark. Gli stava raccontanto l'accaduto. Non riuscii ad ascoltarlo, i miei occhi si chiusero portandomi in un sonno sereno.

....

Ero in quell'ospedale da tre giorni ormai, troppo tempo per me. Odiavo oziare e le visite duravano solo 20 minuti. Ammy e Sally erano venute il secondo giorno portandomi la mia torta preferita, e una nostra foto incorniciata da mettere nel comodino accanto al letto. Ammy mi disse che quel ragazzo che aveva conosciuto al parco le faceva la corte e parlavano ormai da molto tempo. Mi confessò di essersi innamorata e sperava che questo ragazzo si facesse avanti chiedendogli di fidanzarsi. Sally invece continuava a prepararsi per il saggio di danza. Mi disse che aveva prenotato i primi posti per me e per Ammy. Per questo dovevo sbrigarmi a guarire, per loro, le mie migliori amiche. Erano tutto, loro erano la mia felicità, i miei sorrisi, le mie notti insonne passate a parlare del più e del meno.
Stefano veniva tutte le sere nell'ora dell'ultima visita. Mi era sempre stato accanto, non mi aveva abbandonata nonostante non ci conoscessimo molto e nonostante il suo lavoro. A Stefano dovevo molto.

...

I miei genitori entrarono in stanza, ma non erano soli. Ero in dormiveglia ma riconobbi subito i capelli e il volto della madre di Mark e di suo padre. Ma lui? Lui dov'era? Forse era rimasto indietro.

-Ehi piccola, come stai? - chiese sua madre.

-Non c'è male.

Si misero a parlare di come fosse successo e del tempo che avrei dovuto passare li, una settimana. Io invece aspettavo che, da quella porta, entrasse il ragazzo dagli occhi azzuri che tanto amavo.
Passarono 5..10..15 minuti. Non potetti resistere.

-Mark? - chiesi a suo padre.

-Non è potuto venire, ma ti saluta.

-Gara?

-No, un appuntamento con i suoi amici.

Quelle parole furono più taglienti di una lama. Lui aveva preferito i suoi amici piuttosto che me. Io avevo bisogno di lui e lui preferiva divertirsi. Non avevo parole. Avevo solo rabbia, rabbia che non appena i suoi e i miei genitori andarono via, si trasformarono in lacrime. Ma chi avevo amato per quattro anni? Il Mark che conoscevo io dove era andato a finire? Che fine aveva fatto il Mark che mi proteggeva e cercava di farmi ridere quando piangevo?
Quel Mark era morto, non esisteva più. Ed io, quella sera, promisi a me stessa di dimenticarlo. Ma quella volta era per sempre.

Mentre cercavo di asciugare le mie lacrime entrò Stefano.
Pensava stessi male per questo corse da me chiedendomi cosa stesse succedendo. A quella domanda io sollevai la mano appoggiandola al petto, dove batte il cuore.

-Ti fa male il petto? Cosa succede Stella?

Mi sollevai e con una mossa veloce circondai il suo collo con le mie braccia in un abbraccio che sembrava infinito. Lui mi strinse a se e solo allora potei accorgermi di quanto le sue braccia erano potenti e di quanto il suo corpo era caldo.

-Mark. - dissi singhiozzando.

-La tua password? - mi strappò un sorriso.

-Mi ha spezzato il cuore.

Raccontai tutta la storia a Stefano, sottolineando il fatto che mi avesse lasciata sola. Le parole che quel ragazzo mi disse quella sera entrarono nel mio cuore, e non uscirono mai più.

"Ti aiuterò a dimenticarlo. Devi solo fidarti di me".

"Io mi fido".

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