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Non volevo dire dell'uscita a Stefano per telefono, preferivo di presenza così avrei potuto anche scusarmi per aver chiuso il telefono bruscamente. Speravo non si fosse arrabbiato.
Non potevo usare la mia bici, la caviglia doveva stare a riposo, quindi presi le stampelle e mi diressi verso la fermata dell'autobus che, per mia fortuna, era già lì. Arrivata a destinazione feci dieci metri per giungere al negozio, dove trovai la signora Maria che correva nel campo rincorrendo le galline; non riusciva a farle entrare nel pollaio. Cercai subito un modo per aiutarla, ma la caviglia non mi permetteva di correre e ciò non aiutava. Mi guardai intorno trovando un pacco di mangime appoggiato su un tavolo. Lo presi e lo gettai a terra avvicinandomi sempre più al pollaio. Le galline, sentendo l'odore, si avvicinarono ed io, quando tutte furono dentro, con uno scatto veloce chiusi il cancelletto.

-Un angelo! Sei un angelo! Grazie gioia - Maria era tutta sudata e dall'espressione che aveva in viso sembrava che gli avessi salvato la vita - Un'ora che le inseguo!

-Si figuri signora - ridacchiai - Stefano è dentro?

-Si, sta sistemando un computer, entra pure, io raccolgo le uova di queste screanzate.

Adoravo la signora Maria, una signora piena di vita, sempre attiva e di una simpatia unica. In fondo io e lei ci assomigliavamo molto.
Entrata in negozio vidi Stefano intento a sistemare un pc. Aveva la camicia sbottonata per il troppo caldo che lasciava vedere i pettorali. Alla vista arrossii, non lo avevo mai visto in quella situazione ma la voglia di vederlo in altri ambiti, ad esempio mentre giocava o magari guardava una partita, cresceva.

-Disturbo? -dissi a bassa voce per non distrarlo troppo.
Stefano si girò e mi sorrise. Il suo sorriso era sincero. Era talmente bello da poter essere paragonato ad una stella, la stella più luminosa ovviamente. Vedendolo sorridere la prima cosa che mi passò per la mente fu che non si fosse arrabbiato per ciò che avevo fatto, ma in fondo perchè avrebbe dovuto? Eravamo solo amici.

-Ehi - si avvicinò lasciandomi un bacio sulla guancia in segno di saluto.

-Ehi - feci lo stesso - ti posso disturbare solo qualche minuto?

-Certo ma avrei preferito venire io, non voglio che ti sforzi.

Si preoccupava per me, non ero abituata a ricevere tutte queste attenzioni da un ragazzo, ma forse gli amici veri facevano questo. Mark non lo aveva mai fatto tranne da bambino. Avevo bisogno di Stefano, con lui mi sentivo al sicuro, sentivo che qualsiasi cosa fosse successa lui mi avrebbe protetta con le sue braccia forti e calde. Volevo che le sue braccia diventassero la mia casa.
Stefano mi prese in braccio e mi appoggiò in un tavolo.

-Purtroppo qui non abbiamo sedie e la poltrona della sala è a riparare, siediti qui per ora.

-Ti ringrazio.

-Cosa volevi dirmi?

-Prima di tutto volevo scusarmi con te per averti chiuso il telefono in modo brusco..

-Non é grave, ma era successo qualcosa, vero? Ad esempio - si girò prendendo un cacciavite e continuando a smanettare quel computer - c'entra la tua password?

-Si, esattamente - scoppiai a ridere.

Mi misi a raccontargli tutta la storia. Del matrimonio di sua sorella, della lite che avevamo avuto e di ciò che era accaduto in terrazza. Al suono della parola "bacio" Stefano si girò e mi fissò. Non pensavo avesse fatto quel gesto per gelosia o perché lo infastidiva, ma solamente voleva capire se ci stavo male.

-Cosa vorresti fare con lui?

-Tu cosa mi consigli?

-Non posso scegliere io per i tuoi sentimenti. Ma si capisce ciò che provi per lui.

Non capivo. Era come se mi stesse mandando da lui. Perchè diceva ciò? Voleva davvero che io andassi da Mark? Beh in fondo... io e Stefano eravamo solo amici. Non potevo aspettarmi che mi dicesse di lasciarlo perdere e che, magari, da quel momento in poi ci sarebbe stato lui. Ma forse era quello che volevo.
Cambiai subito discorso, non volevo iniziare a stare male di nuovo. Parlai del gruppo e lo invitai ad uscire. Stefano ne fu felice.
Dopo aver parlato per un po dissi di dover andare via. Stefano mi passò le stampelle e mi prese per le spalle portandomi sul furgoncino. Salutammo Maria e mi accompagnò a casa.

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