Nicholas
L'avevano toccata.
Ronnie e i suoi cazzo di amici l'avevano toccata.
Cazzo, le avevano messe le mani addosso.
Quando me la vidi comparire davanti l'uscio della porta, non potei che sentire quel senso di spaccare il mondo.
Era così impaurita.
Dentro di me, ogni volta che mi regalava dettagli sull'accaduto, la rabbia stava prendendo il sopravvento.
Mi sentivo un coglione, un coglione per non esserci stato e per non averla aiutata.
Ma soprattutto, i sensi di colpa mi divoravano perché quella mattina, sarei dovuto andare con lei e non avrei dovuto invece lasciarla sola per tutta Los Angeles.
Una volta spiegatomi la vicenda, dalla forte rabbia non riuscivo più a sentire la sua voce angelica di sottofondo, mi si appannò la vista e di corsa, scesi le scale.
Il mio intendo era quello di ucciderlo, quella stessa sera.
Volevo che le mie mani si sporcassero di sangue, col suo sangue.
Solo allora avrei ritrovato la pace.
Feci rumore nel chiudere la porta dell'ingresso e senza badare a mio padre e Rafaela, uscì di casa di corsa.
Noah qualche secondo prima mi supplicava davvero di non andare.
Si piantò davanti le scale, e senza prestarle ulteriore attenzione la sorpassai correndo.
Dopo essere uscito di casa, il mio telefono vibrò.
Era Lion.
Il quel momento la situazione non era delle migliori e decisi di riattaccare la chiamata, avrei avuto dell'altro tempo per spassarmela col mio migliore amico.
Salì in auto e una volta accesa quest'ultima, sfrecciai a tutta velocità nella tana di quel gran bastardo.
Violai svariati limiti di velocità, passai a tutto gas col rosso, e sbandai contro un muretto.
La tana che possedeva insieme ai quei bastardi distava poco più di qualche miglia da dove mi trovavo io.
Si trovava solamente a 5 minuti dal centro di Los Angeles.
Era un quartiere piuttosto isolato e qui, di guardie superiori non ce n'era neanche l'ombra.
Ma se ci fossero pure stati, non mi sarei posto problemi nell'uccidere un coglione che si era azzardato di toccare la mia ragazza.
Scesi dall'auto senza badare a come l'avessi parcheggiata e mi incamminai.
Ci impiegai svariati secondi quando il mio campo visivo se lo ritrovò davanti.
Era seduto con due suoi amici e stavano insieme bevendo delle birre.
Il limite era già stato superato.
I giochi si sarebbero chiusi quella sera lì, la stessa in cui l'avrei ucciso e lasciato morto sul suolo.
Strinsi le nocche delle mie mani fino a farle tingere di un rosso maculato, e mi avvicinai al trio.

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È colpa mia
RomanceNon si tratta di cercare ciò che voglio. Quello che voglio veramente l'ho già trovato, che non lo posso avere è un'altra cosa.