N.B. (Avventura "mortale"...sia perché ho rischiato la vita e sia perché ero a contatto con i morti insomma)
Austin
Mi sveglio percependo uno spiraglio di luce sui miei occhi, ho la tentazione di rigirarmi e continuare a dormire per un bel po', visto che era un'eternità che non chiudevo occhio, il profumino delizioso di pancakes e di cappuccino è un buonissimo richiamo e motivo per alzare le mie bellissime chiappette, che ormai ammetto, hanno perso fascino. Mi stiracchio e rifaccio il letto, infilando la maglietta di Kayla (non serve nemmeno che specifico di averla prima annusata per circa dieci minuti buoni e lasciata a malincuore) sotto il cuscino, al sicuro. Afferro dei pantaloncini e una maglietta, solitamente, per comodità, sarei sceso senza, ma non voglio far rigurgitare la colazione a nessuno, quindi mi copro bene. Esco dalla stanza richiudendomi la porta alle spalle e avviandomi verso la cucina, varco la soglia e trovo due ragazzine con un ragazzetto, avranno si e no dodici anni, stanno parlando vivacemente, ma appena si accorgono della mia presenza tacciono. Non li guardo e cerco una tazza, inizio ad aprire tutti gli sportelli per trovarne una.
"Quarto armadietto in alto a destra." sentenzia il mocciosetto.
"Grazie." borbotto trovando finalmente la tazza e versandomi il caffè, mi appoggio al mobile e li guardo.
"Lo sai che ti sei proprio imbruttito? Sembri un cadavere." apre bocca nuovamente il moccioso.
Una delle bambine gli tira una gomitata nel fianco, mentre l'altra sussulta.
Sorrido. "Prova tu a sfidare le leggi della natura, entrare nel mondo dei morti senza esserlo ed uscirne e vediamo un po' come ne esci. Se esci messo meglio di me complimenti, anche perchè c'è il rischio di non uscirne." taccio un attimo per vedere la sua reazione, non vedendone una che mi aggrada continuo: "Hai forse idea di che tipo di mostri ci sono là sotto?"
Scuote il capo.
"Rimedio subito."
Dopo aver passato un bel quarto d'ora a snocciolare in modo dettagliato delle mie invenzioni su eventuali mostri e torture dell'oltretomba, mentre facevo colazione, sotto gli sguardi traumatizzati dei tre mocciosi, mi alzo augurando loro una bellissima giornata, consapevole che, probabilmente non dormiranno sonni tranquilli per un bel po' (ma non è un problema mio).
Non posso dire di essere una persona che ripaga con la stessa moneta, infatti se mi infastidisci o mi prendi in giro non ti farò la stessa cosa, non sono così bambino, sono molto ma molto più bravo: ti faccio pentire di ciò che hai fatto, o peggio, di essere nato.
Vago un po' per la casa del branco, giusto per vedere se c'è un qualche barbiere o insomma qualcuno che sia in grado di sistemarmi i capelli e per mia grande fortuna lo trovo. Dopo circa venti minuti eccomi uscire bello sistemato senza capelli davanti agli occhi e con un taglio che mi fa decisamente figo, nonostante il viso magro e sciupato. Inutile dire però che esco dal barbiere con le orecchie che fischiano visto che non sapeva stare zitto. Mi ha raccontato la vita della sua famiglia di almeno 5 generazioni senza fermarsi nemmeno un secondo e in appunto pochissimo tempo.
Ammetto di essere stato tentato a ficcargli la macchinetta in gola in modo tale che stesse zitto o magari inventarmi la scusa di avere le orecchie sensibili e di volere dei tappi per evitare che i capelli vi finissero sopra.
"Austin eccoti"
"Buongiorno Jas."
"Ti abbiamo cercato ovunque, come stai?"
"Riposato direi, insomma non dormo così tanto da mesi, anzi forse è meglio dire che non dormo da mesi, era impossibile là sotto."
Mi osserva con occhi tristi, leggo la compassione nelle sue iridi ed è una cosa che odio, che ho sempre odiato. Non mi piace essere considerato talmente debole da fare compassione, mi distrugge dentro, annienta il mio orgoglio.
"Lo sai che non penso tu sia debole, vero?" mi dice con tono serio.
"Lo so, ma, mi dà fastidio comunque."
Lascia andare un sospiro, probabilmente si sta chiedendo quante cose non vadano bene in me, e vi assicuro ce ne sono veramente molte, forse oggigiorno pure di più, rispetto a quando sono partito. Ho fatto un bel glow down, sia fisico che mentale, faccio fatica a sopportare tutto, poi dipende dalle siuazioni, tipo ora molto spesso lascio correre, ma non perchè non mi dia fastidio, ma perché non ne ho le forze.
"Bel taglio, ti sta molto bene." sentenzia con un sorriso dolce, dopo aver afferrato il mio messaggio implicito di cambiare discorso. "Un figone!"
"Sì certo, forse uno scheletro."
"Con cibo e allenamento vedrai che in poche settimane avrai recuperato la tua massa, quasi iniziale, dopotutto non essere umani ha i suoi vantaggi." mi strizza l'occhio.
Abbozzo un sorrisetto
"ti va di venire con me in ufficio da Gadiel così discutiamo su cosa fare?" domanda con tono incerto dopo qualche minuto di silenzio tombale.
Annuisco.
Lentamente ci dirigiamo, uno a fianco all'altra verso l'ufficio di Gadiel, non ci rivolgiamo la parola, rimaniamo in tacito silenzio, e la ringrazio per questo, devo mettere a posto le mie idee, trovare la forza di raccontare, quello che mi è accaduto, quello che ho passato e vissuto, non per me stesso, non per apparire coraggioso, non per essere un eroe, ma per amore. Quel sentimento che ti fa provare tristezza, dolore, ma anche felicità, ti fa sentire a casa, ti fa immaginare un futuro con quella persona, ti fa capire che faresti di tutto per lei, che venderesti la tua anima ad Ade pur di far si che lei viva, è il sentimento che ti fa semplicemente sentire vivo.
Arriviamo nell'ufficio di Gad e ci accomodiamo sulle sedie davanti alla scrivania, lui è seduto e sta sistemando dei fogli.
"Contabilità. risponde notando i miei occhi fissati sui cumuli di fogli "Sai, stare alla caserma ha i suoi vantaggi."
Abbozzo un sorriso.
Accantona i fogli da parte, poi si sistema bene sulla sua poltrona, aspettando che io inizi a parlare.
"Non sono di tante parole. Non credo di riuscire a raccontare ciò che ho passato in questi mesi." incomincio.
"Aust, noi siamo qui."
"Io..io non ce la faccio!"
"Sì che ce la fai! Credi in te stesso!"
"Voi non capite! Non sapete cosa si prova a stare là sotto, là sotto da soli, in un luogo mostruoso, senza anima viva, non sapete cosa vuol dire fasi traghettare su quella barchetta da quattro soldi di Caronte e vedere le mani, i corpi che nuotano nelle acque scure e che si aggrappano al legno per cercare di uscire dall'acqua maledetta, non ricordate quelle grida e suppliche ogni volta che cercate di addormentarvi! Voi non potete, non potete nemmeno immaginare quello che ho visto e vissuto, non potreste neanche capire!" urlo tremando.
"Sì che ce la farai." continua lui.
"Ma cosa dovrei raccontarvi?! Di come dopo essere uscito dalla casa del branco, con le lacrime agli occhi e il battito accellerato mi sono recato in un negozietto aperto 24h su 24h per prendere dei maledetti e puzzolenti croccantini per cani perché credevo mi potessero servire?! Vi devo raccontare di come mi sono chiesto come rimanere in vita e convincere Ade visto che non sono Orfeo, non ho uno strumento e se probabilmente avessi iniziato a cantare mi avrebbero mandato via a calci in culo, dicendomi pure che non avrei potuto mettere più piede negli inferi da morto, beccandomi così un bell'esilio? Di come-"
Improvvisamente mi manca la voce, non riesco a parlare, faccio fatica a respirare, come se ci fosse qualcosa o qualcuno che mi soffocasse.
Abbasso il mio sguardo sulle mani, iniziano a tremare, ad essere sfocate, la vista si annebbia e tutto diventa nero, vengo inghiottito dai ricordi.
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The castes
FantasyRicordare può essere doloroso, ma ricordare e incontrare lo sguardo di quella persona, perdersi dentro agli occhi di essa e comprendere che lei non ricorda, che tu non sei nulla per lei, è un altro tipo di dolore, che fa ancora più male, che ti bru...