Austin
Il putiferio ha inizio.
Ho già pensato queste parole, solo che in quel momento non era una battaglia vera ora sì. In questo istante rischiamo tutti la vita, lì era solo una simulazione ora no.
Siamo tutti posizionati sulle mura, mentre ci sono numerose lance in legno conficcate nel terreno in modo tale da creare intralcio ai nemici.
Uno schiocco fortissimo seguito da un boato indicano solo una cosa: la barriera è crollata, i nemici stanno arrivando.
Stringo con forza le dita intorno all'arco, tendo la corda, pronta a lasciarla non appena un nemico si fosse fatto vivo.
Ed ecco che lentamente una macchia scura come la notte si avvicina, sono tantissimi e sono strani, come se non fossero umani.
Rabbrividisco, non mi sento per niente tranquilla, mi sembra quasi che si stia ripetendo qualcosa che ho vissuto, che però non ricordo.
Tremo leggermente.
-Stai tranquilla- La voce di Brian mi risuona nella mente, ha un tono non molto tranquillo nemmeno lui, probabilmente perché ricorda ciò che è successo, ma nonostante ciò cerca di calmarmi, di placare il mio caos interiore.
Mi giro verso di lui che è qualche metro più in là per mostrargli un'occhiata di gratitudine e lui mi sorride leggermente.
"Fuoco forza!" Urla la voce di Centy.
Sentiamo degli scocchi ed ecco che tantissime frecce fischiano l'aria accompagnate da una serie di suoni da catapulta.
Molti cadono a terra feriti e gridano di dolore e ci lanciano imprecazioni, lo spettacolo macabro che osservo dovrebbe spaventarmi, farmi provare ribrezzo, paura, invece non mi fa provare nulla, anzi, con semplicità impressionante scocco finalmente la mia freccia conficcandola con precisione che non ho mai avuto nel cranio di uno di quei mostri.
Velocemente afferro un'altra freccia, pronta a scoccarne un'altra e continuo così, ogni freccia che scocco è un morto.
Iniziano ad attaccare pure loro con gli archi, infatti dobbiamo iniziare a proteggerci, dietro i merli delle mura e anche dietro a dei compagni che hanno degli scudi fatti appositamente per proteggere noi altri.Mi arriva in faccia qualcosa di, devo dire, non troppo morbido.
Ritorno in me e mi rendo conto che ciò che mi ha investito, prendendomi in pieno viso è il sacco da boxe con cui mi stavo allenando. Innervosito mollo un destro ma poi la vista mi sfoca leggermente (di nuovo) e decido di fermami per prendere una boccata d'aria e bere un po' d'acqua.
Mi siedo sul pavimento appoggiandomi al muro, prendo la borraccia e bevo avidamente per poi schizzarmi anche un po' in faccia.
Ripenso alle immagini che ho visto. Probabilmente ho avuto uno scambio di immagine con Kayla. Da quanto ricordo non sono così rari all'interno di una coppia, in più non sono controllati, cioè lei probabilmente non sa di avermi trasmesso l'immagine.
Devo riuscire ad arrivare da loro al più presto.
Mi alzo e corro subito da Gadiel, irrompo nel suo ufficio: "Devo andare da loro. Subito."
"È fuori discussione, non ti sei rimesso per niente. Hai a malapena ripreso parte della tua forma fisica, ma devi riprenderne ancora e in più devi ancora recperare le prestazioni che avevi."
"Non mi interessa, io devo tornare, non posso starmene con le mani in mano mentre il mio branco muore."
Di scatto mi sbatte contro il muro, la vista mi si offusca leggermente.
"Ho detto di no. E comunque vedi, non ti sei ripreso, se fossi in forze e in te non sarei mai riuscito a farti una cosa del genere." Sentenzia mollandomi e lasciandomi solo.Qualche giorno dopo
Mi lancio contro un manichino tranciandogli il braccio con un colpo di pugnale, per poi sgozzare il suo vicino con un gesto repentino. Mi fiondo sugli altri, con violenza, rabbia.
Una volta che sono tutti distrutti mi fermo per prendere fiato.
"Sei troppo duro con te stesso ragazzo."
Mi giro verso il luogo di provenienza della voce, trovandovi un vecchietto con un bastone. Lo osservo attentamente notando i suoi capelli bianchi in capo e la barba lunghetta e incolta sul mento. A guardarlo bene sembra che non vada da un barbiere da diverso tempo e in realtà mi sembra pure di averlo già visto, ma non saprei collocare né il tempo né il luogo, probabilmente l'ho incrociato in corridoio, oppure a tavola durante una cena o un pranzo.
Percepisco dal suo portamento che sia uno degli anziani del branco. Fa qualche passo traballante verso di me.
"Non sono troppo duro, devo solo riprendermi in tempo, io devo tornare." Dico, concentrandomi, pronto per scattare su altri manichini.
"Lo vedo che ti stai allenando, ma credo tu lo faccia in maniera errata, quasi ossessiva, in questo modo non avrai miglioramenti, anzi, ti stancherai ancora di più." Fa un attimo di pausa. "Forse non te ne rendi conto ragazzo, ma fisicamente ti sei ripreso, il problema è che non ti sei ripreso qui." Indica la testa. "Non ti sei ripreso mentalmente. E' per questo che sei lento, ti stanchi subito e sarebbe capace di batterti chiunque."
Lo guardo con fare interrogativo.
"Stai sbagliando allenamento."
Questo è tutto matto, ma chi si crede di essere? Non mi conosce nemmeno e crede di potermi dare i consigli, come i vecchi pensionati quando guardano un cantiere?
Decido di ignorarlo e torno a combattere contro i manichini.
Arrivato alla porta mi fa: "I consigli possono essere ignorati oppure accolti e custoditi per migliorare, la scelta spetta solamente a noi Austin Cooper, rimasto cocciuto come quando eri piccolo."
"Tu mi conosci?" Domando correndo verso di lui prima che chiudesse la porta.
Probabilmente percepisce la confusione che ho nella mente mentre cerco in tutti i modi di ricordare.
"Eri troppo piccolo."
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The castes
FantasyRicordare può essere doloroso, ma ricordare e incontrare lo sguardo di quella persona, perdersi dentro agli occhi di essa e comprendere che lei non ricorda, che tu non sei nulla per lei, è un altro tipo di dolore, che fa ancora più male, che ti bru...