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MESI PRIMA
Erano passati diversi giorni da quando la ragazza fu ricoverata in ospedale a causa di un malore che la sua malattia le aveva provocato. La madre era molto preoccupata perché la figlia era svenuta all'improvviso e si era svegliata dopo cinque giorni.
I dottori avevano fatto analisi su analisi e avevano monitorato lo stato fisico della ragazza che in quei cinque giorni non avevano fatto un miglioramento. Più i giorni passavano e più la situazione peggiorava, la madre aveva tanta paura e aveva pianto molto per la figlia, avevano passato momenti difficili, proprio come quello, ma sembrava che questa volta qualcosa sarebbe successo.
Sarebbe davvero finito tutto in quel momento? La madre avrebbe potuto vedere ancora il viso dolce della sua amata figlia?
Non si sapeva dare pace la donna e sapeva che quella era la fine. Guardava la figlia distesa su quel lettino scomodo dell'ospedale che aveva gli occhi stanchi, stanca di dover lottare contro quella malattia che pian piano la stava uccidendo per davvero. La madre non era pronta a perdere sua figlia e non lo sarebbe mai stata, chi mai vorrebbe perdere il proprio figlio davanti agli occhi senza poter far nulla? Si sentiva come punita da Dio per i peccati che magari aveva commesso in passato, però si poneva una domanda: doveva arrivare a così tanto? Peccato che non sapeva darsi risposta.«Amore devi stare tranquilla okay?» disse la donna per consolare la figlia che sembrava essere abbastanza agitata.
«No mamma non ci sto tranquilla, sono stanca di tutto ciò» rispose la ragazza con gli occhi lucidi guardando la madre. «Non ce la faccio più..»
Dopo quella frase la giovane iniziò a non respirare bene e a muoversi da tutte le parti cercando di prendere una boccata d'aria. La madre inziò subito a piangere continuando a chiamare il nome della figlia e urlando ai medici di intervenire subito. In quella stanza d'ospedale se non in tutto il corridoio si sentivano le urla disperate della donna che era crollata a terra con le lacrime che le scorrevano sul viso. Il corpo della figlia ormai non si muoveva più e la sua testa era rivolta verso la madre con gli occhi chiusi e una lacrima che le scendeva dall'occhio sinistro.
ORA
La giovane era seduta accanto alla figura del ragazzo, era silenziosa più del solito e ripensava ai video che sua madre aveva registrato per raccontare la sua storia. Non sapeva considerarla effetivamente sua madre, anche perché non ricordava minimamente nulla di lei e le uniche cose che sapeva erano solo grazie a quei video. Pensava a come fosse stata male la donna per la perdita di sua figlia e come fosse disperata nel aver accettato di trasferirila in quel corpo in cui era ora, magari per poter comunque rivedere il volto della sua amata figliola.Erano nel più silenzio totale fino a quando non sentirono degli spari provenire dal villaggio. Ax subito si alzò di scatto prendendo il suo arco e camminando in modo prudente tra gli alberi così che nessun l'avrebbe vista e così fece anche Neteyam, seguendola da dietro. Arrivarono al villaggio fino a quando non vide alcuni umani con le maschere e le armi e uguale alcuni della propria specie. Si sentì l'aria mancare per un momento ma doveva avere il sangue freddo per affrontare quella situazione. Neteyam aveva notato l'espressione sul viso della ragazza e si avvicinò a lei.
«Li conosci?» chiese lui a bassa voce.
«No ma so chi sono e da dove vengono» rispose.
Ax rimase in silenzio cercando capire cosa stessero dicendo ai Na'vi del villaggio.
«Ditemi dove è la ragazza» disse uno degli uomini con le maschere nella loro lingua.
«Quale ragazza? Non so di chi stai parlando» rispose la madre di Neytiri, la capogruppo.
«Non prendermi in giro! Sai perfettamente di chi sto parlando» disse l'uomo con tono aggressivo. «Sennò lo uccido» continuò puntando un bambino.
Subito gli abitanti del villaggio si allarmarono iniziando ad urlare disperati nel momento in cui gli uomini presero il bambino Na'vi.
Ax che guardava dagli alberi subito si immobilizzò iniziando a pensare a cosa fare e l'unica soluzione era quello di tornare con loro alla base. Guardò Neteyam con un sorriso triste e gli mise una mano sulla guancia accarezzandola dolcemente col pollice.
«Scusami Neteyam..»
Sussurò la ragazza per poi scendere dall'albero e lasciarlo lì. Arrivò in pochi secondi al villaggio dove tutti gli uomini e i vari Avatar che erano lì si girarono verso di lei. Il bambino fu subito lasciato, infatti corse subito la propria madre, la loro attenzione subito si spostò sulla ragazza.
«Bene, eccoti qua, è il momento di ritornare» disse l'uomo.
Ax annuì solamente rimanendo in silenzio e li seguì chiamando il suo ikran fino alla base.
Neteyam era rimasto fermo nel punto in cui la ragazza lo aveva lasciato. Non aveva avuto il coraggio, semmai tutto il suo corpo si era fermato, per poter affrontare e salvare la giovane.
«Ti verrò a salvare, questo te lo prometto» disse con voce bassa e convinto.
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AAAAAAAAH
quanto tempo senza aggiornare, fin troppo!
scusatemi e non picchiatemi vi prego..
ditemi un po' come state?
mi scuso per gli errori grammaticali e spero che questo capitolo vi possa piacere!
giuro che cercherò di aggiornare il prima possibile!
bye bye
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ɴᴏʙᴏᴅʏ ᴋɴᴏᴡꜱ
FantasyPer ricordare chi sei, hai bisogno di dimenticare cosa ti hanno detto di essere.