5. Acqua calda e limone

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Il giorno dopo aver messo piede a casa di Pedro e aver distrutto il castello di carte immaginario, mi accorsi che non potevo continuare a rimanere nel letto, ma dovevo andare a scuola.

Quel giorno non si parlò d'altro se non di Erik. I membri del giornale studentesco si erano riuniti in cerchio attorno ad Axel, il migliore amico di Erik, per chiedere novità sulla vicenda. Ovviamente da bravo amico qual era non rivelò nulla.

Io cercavo di non pensare ad altro se non alle lezioni di quella mattina. La mia unica distrazione erano le mie amiche, che mi facevano compagnia durante la breve pausa pranzo.

«Allora ragazze vi va di andare al Blu spirit?» chiese Stacy appoggiando il suo vassoio, stracolmo di cibo, sul tavolo.

Stacy era una persona molto esuberante, se così si poteva dire. Aveva una spiccata vena artistica che esprimeva non solo su carta, ma anche nei look che sfoggiava ogni giorno a scuola. Era una macchia di colori viventi, portava luce in ogni luogo.

La prima volta che la vidi era il primo giorno di liceo, quando conobbi anche Charlie. Era stata lei a presentarmela in quanto erano conoscenti sin dall'elementari.

Con Stacy andavo d'accordo e la consideravo un'amica normale, ma il rapporto che io e Charlie avevamo instaurato con il tempo era imparagonabile.

Quel giorno avevamo deciso di non portarci il cibo da casa. Pessima idea, veramente una pessima idea. Mi ripetevo cercando di mangiare quel piatto di pasta che sembrava mattone.

«Oh si! È da un po' che non ci mettiamo piede, però non sono sicura che Logan lavori ancora lì» disse Charlie impegnata a mangiare la sua insalata al pollo. Nemmeno la sua insalata era invitante come la mia pasta...

«Amelia tu vieni?» continuò Stacy.

Giocherellai con il cibo cercando di fare mente locale. No, non avevo nulla da fare e poi i miei genitori erano ad un'importante cena di lavoro.

«Certo vengo volentieri»

«Sperando che ci facciano entrare. Con l'arrivo di Pedro Pascal in città si fanno controlli rigorosi dappertutto» si lamentò Charlie alzando gli occhi al cielo.

Io al solo sentire il nome mi bloccai. Non lo vedevo da quando ero andata a casa sua per portargli la torta di mamma. Quella sera ricordai quanto fosse affascinante senza uniforme.

«Già. Ma vogliamo parlare di quanto è figo? Si dice in giro che si intrattenga qualche notte con Nancy la gattara. Voi ci avreste mai pensato? Proprio con lei!» continuò a parlare Stacy, mettendo involontariamente brace sul fuoco.

Charlie e Stacy scoppiarono a ridere mentre io rimasi impassibile. Molto divertente ragazze... pensai.
Più notizie ricevevo di lui e più pensavo di non valere nulla. Era semplicemente stato gentile, come persona e come poliziotto.

Non sarebbe mai successo nulla, voi cari lettori cosa ne pensate?

«Eddai fatti una risata Amelia!» disse Charlie e io mi sforzai di ridere. Lei non sapeva cosa mi frullava per la testa, non gliene avrei mai parlato. Mi vergognavo di provare attrazione per un uomo più grande.

La campanella suonò e ci avvisò di sistemarci per iniziare le lezioni pomeridiane. Ci salutammo e prendemmo tutte e tre direzioni diverse poiché avevamo lezioni differenti quel pomeriggio.

Whiskey eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora