17. Nuda

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Di ritorno da scuola trovai Pedro, Logan e Simon comodamente stravaccati nel divano con in mano bottiglie di birra e patatine a più non posso. Stanca e affaticata dalla lunga giornata, trovai la forza di andare a vedere come stavano.
Sembravano ipnotizzati dalla tv, in attesa che i loro giocatori preferiti si accaparrassero qualche punto per andare in finale.

«Ciao» salutai e loro ricambiarono. «Vi ho portato un po' di dolci che mi sono avanzati da oggi. Se volete ve li lascio qui sul tavolo» continuai guardando Pedro. Lui mi guardò dritto negli occhi e annuì.

«Oh cosa abbiamo qui?» chiese Simon  allungandosi per guardare il vassoio pieno di muffin.

«Sei un angelo piccola Amelia» mi ringraziò Logan con un sorriso bonario e io arrossì per l'imbarazzo. Non ero abituata a così tanti complimenti prima di quel momento. Spesso non riuscivo a credere che quelle parole fossero reali, avevo sempre il timore che quelle parole non fossero sincere. In questi casi mi limitavo a ringraziare e sorridere, altrimenti sarei stata solo una snob.

«Papi Pedro deve essere molto contento di avere una ragazza così carina in casa» lo canzonò Simon tra un morso e un altro.
Io arrossì imbarazzata e vidi lo scambio tra sguardi di fuoco tra Pedro e Simon.

«Finiscila Simon, non riesco a guardare la partita» sibilò Pedro in tono serio per poi riportare la sua attenzione sulla televisione.

«Dove vai di bello questa sera Amelia?» mi chiese Simon. Provai a rispondere ma venni preceduta da un'altra voce.
«Rimane a casa» rispose Pedro al posto mio.
«Tu continua a guardare la partita! Allora Amelia ritorniamo a noi»

Ingoiai la saliva agitata. Una cosa avevo in piano, ma come aveva detto Pedro sarei rimasta a casa.

«Non ho nulla in programma questa sera» feci finta di sbadigliare «sono molto stanca mi sa che andrò a dormire» dissi cercando una scusa per scappare da quei tre.

«C'è un po' di pizza in cucina se vuoi cenare»
«Ho già cenato» risposi a Pedro e mi allontanai dal salotto.

Mi chiusi in camera e feci un respiro a pieni polmoni. A passi pesanti mi diressi verso il letto e mi fiondai dentro le calde coperte. Finalmente un po' di meritato riposo. Tutto il giorno passato tra i banchi e tra la banchetta di dolci mi aveva sfiancata. In quel momento però potevo rilassare il mio corpo, anche se nella mia mente c'era un piccolo criceto che correva nella propria ruota.

Tanti pensieri effimeri o importanti mi investirono come uno tzunami.
Un forte colpo mi spaventò e per poco non urlai dallo spavento. Andai verso la finestra per controllare, pronta a chiamare Pedro se ce ne fosse stato bisogno. Il mio cuore ritornò a battere regolarmente quando intravidi dall'altro lato del vetro, una rossa tutta sorridente.

Prima o poi avrei ucciso Charlie con le mie mani. Un momento... perché non era entrata dalla porta d'ingresso?

«Finalmente mi hai aperto, fuori si gela!» esclamò entrando. Incrociò le braccia al petto e strofinò le mani come per riscaldarsi. Indossava un bellissimo vestito verde bottiglia che richiamavano i suoi occhi di un verde splendido. I lunghi capelli rossi erano mossi e con qualche ciocca formata da treccine, le davano l'aspetto di una vichinga.

«Cosa ci fai tu qui? Non potevi semplicemente suonare il campanello? Dio Charlie mi hai fatto prendere un colpo!»

«Calmati Amelia frena con le domande. Ora ti aiuto a scegliere qualcosa da metterti e insieme andiamo alla festa di Erik» spiegò senza degnarmi di uno sguardo, si era già fiondata verso il mio armadio. Purtroppo non c'era molta scelta, poiché per stare una settimana da Pedro, avevo portato solo l'essenziale.

Mentre era intenta a scegliere il vestito più adatto io sussurrai arrabbiata: «Non urlare di sotto c'è Pedro con i suoi amici»

«Uh i bei poliziotti riuniti nella stessa stanza, quasi quasi non mi presento alla festa per stare con loro» sghignazzò lanciandomi un semplice tubino nero. Io lo presi al volo e lo esaminai: semplice, pulito, non eccessivamente corto. Nonché l'unico vestito elegante che mi ero portata a casa di Pedro.

«Non penso di venire»

«Tu vieni punto. Dai stiamoci massimo massimo due ore, poi ti riaccompagno a casa» mi pregò lei.
Sospirai pensandoci un po' su. La stanchezza e la preoccupazione di poter essere scoperta sembravano avere la meglio su di me.

Scossi la testa. Ero categorica.

Le mie convinzioni crollarono quando Charlie mi fece gli occhioni che sapevano essere molto convincenti.
«Ti prego...»

Sbuffai riprendendo nelle mani il vestito. «Sei una stronza» dissi digrignando i denti.

«Si!» esclamò iniziando a ballare dalla felicità.
«Fai poco rumore ricordi?»
«Oh scusa» rispose diventando improvvisamente seria. «Forza ora cerchiamo di prepararti al meglio per la serata, chissà cosa potrebbe succedere questa sera... magari Erik potrebbe provarci con te»

La fulminai con lo sguardo. Non era la prima volta che faceva discorsi assurdi come quello. Tutte le volte cercavo di non crederci. Erik era solamente un amico e la sua presenza non mi faceva sentire le famose farfalle nello stomaco come... come...

Scossi la testa ritornando nel presente e chiesi a Charlie come saremmo andate alla festa.
«Ho la macchina parcheggiata a tre case da qui, tranquilla non berrò»

«Sarà meglio per te, altrimenti dovrò ucciderti sempre se prima non lo fa l'alcol»

«Ma smettila!»

Scoppiai a ridere e mi vestii in fretta e furia. Erano quasi le undici e la festa era già incominciata da un pezzo. Una volta conclusa l'opera di "restaurazione" come la chiamava Charlie mi guardai allo specchio. Sembravo una persona differente, per fortuna aggiungerei, perché ero in condizioni pessime prima del suo arrivo.

Qualcuno bussò alla porta della stanza. Io e Charlie ci paralizzammo sul posto. "Oh cazzo" disse lei con il labiale. "Shh fai silenzio" risposi.

«Mel la partita è finita, gli altri se ne sono andati. Ora vado a letto volevo darti la buona notte» a parlare era il suono della voce calda di Pedro. Nel momento in cui la maniglia si abbassò urlai.

«Pedro non entrare sono nuda!» esclamai la prima cazzata che mi era appena passata per la mente. La maniglia non si abbassò più e la porta non venne aperta. «Ehm... allora buona notte ci vediamo domani»

«A domani» lo liquidai ritornando finalmente a respirare. Avevo perso più di dieci anni di vita.
Riportai lo sguardo sulla rossa che si stava trattenendo dalle risate.
«Pedro non entrare sono nuda! Secondo me l'avresti fatto entrare volentieri in quella situazione» scherzò facendomi diventare rossa in viso.

«Non è vero!» mi difesi dandole un leggero schiaffo sulla testa.
«Ahia ti credo. Ora andiamo, ah mi sono dimenticata di dirti una cosa... tu per caso sei in grado di saltare dal tetto?» mi chiese lei grattandosi la testa.

Rimasi a bocca aperta. Charlie era una pazza, non aveva paura di affrontare sfide estreme e per lei non era difficile arrampicarsi e scendere giù dal tetto. A differenza mia, che ero una fifona nata e finita.

«Tu sei una pazza!» per poco non urlai ma riuscii a moderare il tono per il timore di essere sentita da Pedro.
«Beh bisogna rendere la serata un po' spicy non credi?» disse a sua difesa alzando le braccia teatralmente.
«Così rischio di rompermi l'osso del collo è ben diverso»

Vidi Charlie aprire la finestra e uscire da essa. Allungò una mano verso di me e disse: «Avanti brontolona non temere, è piuttosto semplice ti aiuto io»

Whiskey eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora