18. Obbligo o verità?

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Per poco non presi una storta. Mi rialzai dal terreno e mi pulii le mani dalle piccole goccioline di rugiada incastrate nell'erba.

«Stai bene?» si preoccupò Charlie venendomi in contro e prendendomi a braccetto.

«Sto bene» risposi seguendola verso l'auto. In realtà ero rimasta traumatizzata dall'accaduto. Ero stata in grado di saltare giù dal tetto! Certo, il tetto non era altissimo ma era una cosa fuori dal normale.

Il freddo serale era talmente pungente che mi entrò subito dentro alle ossa. Mi maledissi di non aver portato con me una felpa. Avevo solo una piccola borsetta con il telefono e i documenti. L'essenziale insomma.

Casa di Axel era da tutt'altra parte della città perciò ci mettemmo un po' per arrivare, ma tanto eravamo già in ritardo quindi ci prendemmo tutto il tempo del mondo per fare con calma. Era inutile dire che ero agitata, non vedevo Erik da tempo ormai e non sapevo come sarebbe stato rivederlo dopo ciò che aveva passato.

In pochi avevano avuto la possibilità di andarlo a trovare perché i suoi genitori l'avevano chiuso in casa, però andando avanti con il tempo le restrizioni si erano allentate fino a scomparire.
La casa di Axel era enorme, nel vero senso della parola. Come Erik anche la famiglia di Axel era molto influente in città.

«Prima dobbiamo cercare Stacy» urlai nel suo orecchio non appena entrammo in casa. Cercai di reprimere un'espressione schifata. Odiavo il caos, la musica alta e la puzza di erba.

Charlie mi indicò un punto in particolare e scoppiò a ridere. «Mi sa proprio che non le importi della nostra presenza ora»

In lontananza vidi la nostra amica spiaccicata al muro mentre stava scambiando effusioni d'amore con un ragazzo dell'ultimo anno. Lei si stava già dando da fare, pensai cercando di trattenere una risata.

Così eravamo solo io e Charlie.

Ci buttammo in mezzo alla ressa di studenti di tutte le età e incominciammo a scatenarci sulle note di una canzone a me sconosciuta. Amavo ballare anche se ero una totale frana. Non azzeccavo un passo giusto ed ero impacciata, ma a Charlie divertiva le mie strane mosse di danza. A me divertiva vederla sorridere e non mi importava nulla se agli occhi degli altri sembravo una sfigata o una svampita.

Improvvisamente sentii due mani posizionarsi sui miei fianchi e così smisi di ondeggiare. Mi paralizzai sul post, ma il sorrisetto di Charlie mi fece capire che era tutto okay.

«Finalmente sei arrivata bella addormentata» la voce di Erik mi rimbombò nell'orecchio.
Mi girai lentamente e mi ritrovai faccia a faccia con lui. Sembrava trascurato. Gli occhi erano stanchi, cerchiati da occhiaie e con un velo di barba bionda gli incorniciava il viso.

Sorrisi e lo salutai.

«Erik da quanto tempo! Come stai? Tutto okay con i tuoi?» chiesi abbracciandolo forte e lui ricambio la mia stretta. Non osavo immaginare la reazione dei suoi genitori, quando la polizia li aveva contattati per avvisare che il loro figlio prediletto era stato portato in centrale.
«In famiglia la situazione non è del tutto risolta ma legalmente sono apposto, Axel sicuramente di avrà detto che lunedì tornerò a scuola»

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