31. Paura della morte

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Un altro lunedì era arrivato.

Io e Charlie stavamo camminando per il lungo corridoio scolastico con un paio di libri in mano, pronte per dirigerci nelle nostre rispettive classi.

«Non so più come comportarmi, Stacy ultimamente la vedo così strana...» dissi a Charlie mordendomi il labbro inferiore e guardando per terra.

Era qualche giorno che si comportava in modo strano, era spesso assente e quando non lo era parlava assiduamente di un certo sceriffo che io avevo imparato a conoscere fin troppo bene...

«Credo che abbia una cotta per Pascal» rispose e alzai si scatto la testa per guardarla. «Non fa altro che parlare di lui da quando l'ha aiutata a portare le sporte della spesa in auto» mi confessò.

Sospirai quasi sconfitta. Stacy era un'anima sognatrice, forse fin troppo. Probabilmente Pedro l'aveva aiutata solo per gentilezza, non per un secondo fine.

A quanto pareva tutti avevano preso una cotta per Pedro. Forse si trattava del fascino della divisa, forse di trattava del suo carattere carismatico o del suo aspetto estremamente affascinante. Fatto stava che persino io ero caduta nella sua rete e non riuscivo più a scappare.

Mi aveva rapito anima e cuore.

«È meglio per lei che non sia così» risposi a Charlie. Lei mi guardò come se avesse già capito e non aggiunse altro. Prima di me aveva capito che stavo provando qualcosa di più per Pedro e sentirmi dire che Stacy provava un altrettanto interesse mi provocava l'orticaria.
Ingoiai però la pillola e cercai di non provare troppo fastidio, d'altronde Stacy era mia amica e non era a conoscenza di quello che stava accadendo nella mia vita sentimentale.

Un urlo terribilmente acuto riempì le mura dell'edificio. Io e Charlie ci guardammo spaventare senza capire.

«Che cosa sta succedendo?» mi chiese Charlie con voce tremante.

Il suono di uno sparo e il susseguirsi di urla fece si che le mie gambe si muovessero da sole. Presi per il polso Charlie e la trascinai via correndo. Tutti gli studenti presero a correre e a scappare.

Una sparatoria.
Nella storia della nostra scuola non era mai successa, ma era stata attuato com'era d'obbligo un protocollo di sicurezza in caso di pericolo. Noi studenti eravamo preparati, periodicamente venivano fatte delle simulazioni, ma trovarsi veramente in quella situazione era surreale e terrificante.

«Amelia... Amelia non lasciarmi!» esclamò con le lacrime agli occhi Charlie mentre insieme corremmo per i corridoi.

Ero spaventata quanto lei, ma cercai di non piangere. Non volevo che mi vedesse debole e impaurita. Dovevo farle coraggio, dovevamo scappare.

«Non ti lascerò, ora corriamo verso la biblioteca!»

Urla disumane e grida di aiuto mi perforarono i timpani ma finalmente vidi una luce infondo al tunnel. La porta della biblioteca era ancora aperta e ad accoglierci ci furono la professoressa Stern e il professor Jeffrey.

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