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Il ticchettio dell'orologio nella parete dell'ufficio di Simon iniziò a deconcentrarmi dalla lettura del documento. L'aria sapeva di carta vecchia e un leggero odore di colonia maschile. Fuori dalla finestra non si sentiva volare una mosca dalla città, interrotto ogni tanto dal clacson di qualche macchina.
Simon seduto alla sua scrivania sfogliava un fascicolo con un'espressione concentrata, mentre io cercavo di mettere ordine nei miei pensieri.
Preparare la mia testimonianza per il processo di Erik Johnson era stato più faticoso del previsto, ma necessario. Convincere i miei genitori a lasciarmi partecipare era stata una vera impresa.
Papà era ancora furioso con me. Non mi aveva mai perdonato. Per lui, Pedro rappresentava il disonore, una ferita aperta nella nostra famiglia. Ogni volta che provavo a spiegargli che non era così semplice, che tra me e Pedro c'era qualcosa che andava oltre la morale comune, si rifiutava di ascoltarmi.
Con mamma le cose erano persino peggiori. Entrambi sembravano volermi punire, come se innamorarsi di qualcuno fosse un errore. Liz diceva addirittura che quella relazione era un'offesa alla dignità della nostra famiglia. «Sei una delusione, Amelia» mi aveva detto con freddezza. Le sue parole mi avevano ferito più di quanto volessi ammettere.
La sua disapprovazione si era trasformata in una decisione che non smetteva di tormentarmi. Aveva deciso di organizzare una piccola festa in onore della moglie di Pedro e del loro bambino in arrivo.
«Magari impari cosa significa il rispetto» mi aveva detto con un sorriso sarcastico. Avevo cercato di discutere, di implorare, ma era irremovibile. Quella festa era la sua lezione per me, una lezione che non avevo alcuna intenzione di accettare, ma che non potevo impedire.
Così non solo mi ritrovai a soffrire per amore, ma anche perché mi sentivo incompresa e in difetto agli occhi dei miei genitori.
Quando Simon mi aveva proposto di testimoniare al processo, sapevo che avrei dovuto affrontare una battaglia su due fronti: mio padre e mia madre.
Papà era stato irremovibile, ma eravamo riusciti a scendere a patti che andavano bene a tutti. Potevo partecipare solo se promettevo di tenermi lontana da Pedro. Nessun incontro, nessun messaggio, nemmeno uno sguardo. Per lui, Pedro doveva essere un capitolo chiuso.
Ricordavo ancora le sue parole, severe e dure. «Va bene, puoi farlo. Ma Pedro non deve più esistere per te. È chiaro?». Avevo annuito, anche se dentro di me sentivo qualcosa spezzarsi.
Simon era stato il mio punto di riferimento in quei giorni difficili. Sapeva tutto della mia storia con Pedro e sembrava capire quanto fosse complicato per me mantenere quella promessa. Forse era per questo che mi dava appuntamento in orari strategici, quando Pedro non era in servizio.
Non mi capitava mai di vederlo, nemmeno per le strade della città, ma le voci su di lui continuavano a raggiungermi. Si diceva che sua moglie avrebbe partorito a breve, verso la fine del mese.
Quella notizia mi aveva sconvolto. Mi concentravo sul lavoro con Simon e il mio avvocato, Paul, che tra l'altro era un vecchio amico di mio padre. Stavamo riguardando un'ultima volta ogni dettaglio della mia testimonianza.
Quel pomeriggio, Paul si alzò per fumare una sigaretta, lasciando me e Simon soli nell'ufficio. Il silenzio era una rarità durante i nostri incontri, di solito frenetici e pieni di domande incalzanti. Simon chiuse il fascicolo che stava leggendo e si appoggiò comodamente alla sedia, osservandomi con un'espressione insolita.
«Posso parlarti di una cosa?» chiese a bassa voce.
Esitai, ma il tono della sua voce mi fece capire che non aveva nulla a che fare con il processo. Rimasi in silenzio, aspettando che continuasse.
Simon si schiarì la gola e abbassò lo sguardo per un istante. «Pedro... sta soffrendo molto» disse andando dritto al punto, come suo solito.
Il suo nome fu come una lama che mi colpì al petto. Cercai di mantenere un'espressione neutra, anche se dentro di me si era aperto un vortice.
«Non dovrei dirtelo, ma non è felice... almeno non come un tempo. Amelia senza di te lui sta vivendo una vita che non gli appartiene» proseguì Simon, abbassando ulteriormente la voce. Quelle parole fecero scattare qualcosa dentro di me, qualcosa che non riuscivo più a trattenere.
«Una vita che non gli appartiene? E di chi è la colpa Simon? Solo sua. Lui ha deciso di restare con sua moglie, com'è giusto che sia, ma sai cosa penso? Che chi semina raccoglie... tutta questa situazione l'ha creato solo e soltanto lui. Ora io sto cercando di dimenticarlo, nonostante lo ami ancora» ripetei, con un tono di voce che tradiva la mia rabbia crescente.
Simon mi guardò sorpreso. Era raro che perdessi la calma in quel modo, ma non potevo trattenermi. Mi sentivo esausta, ma ormai sembravo un fiume in piena e avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno.
«Non riconosco più l'uomo che amavo. Pedro non era così. Era coraggioso, forte, capace di affrontare tutto. E invece guarda dov'è ora: nascosto dietro una famiglia che non vuole, incapace di fare una scelta. Che cosa mi dovrebbe importare del suo dolore? Ha fatto la sua scelta, e io devo fare i conti con le conseguenze ogni giorno. Lui invece si nascondete e...» continuai, la voce incrinata dall'emozione.
Un pensiero improvviso mi fermò. Le parole di Simon avevano evocato dentro di me un conflitto che non avevo voluto affrontare fino a quel momento.
E il bambino?
Lui non aveva colpe. Era innocente. Non potevo negare che avesse diritto a una famiglia unita, a un padre presente.
Inspirai profondamente, cercando di calmarmi. «Ma forse è meglio così. Forse è giusto che Pedro resti dov'è. Suo figlio non ha fatto nulla di male. Se deve sacrificare la sua felicità per garantire al bambino una famiglia unita, allora... allora sta facendo la cosa giusta» mormorai, quasi parlando a me stessa. Simon mi guardò incuriosito, ma rimase in silenzio.
Simon annuì lentamente. «Non tutti riescono a guardarla così, Amelia. Sei più forte di quanto pensi»
Abbassai lo sguardo, lottando contro le lacrime. Forse amare significava anche lasciare andare, e se il prezzo della serenità di un bambino era il mio dolore, allora ero pronta a pagarlo.
La nostra conversazione venne interrotta dall'arrivo di Paul, che una volta accomodatosi sulla sedia mi lanciò uno sguardo veloce e successivamente riportò l'attenzione sul fascicolo davanti a lui.
«Rimettiamoci a lavoro, il tempo che ci rimane è veramente poco. Domani Amelia dovrai ricordarti per filo e per segno ciò che ci siamo detti in questa settimana. Non temere in aula ci saremmo anche io e Simon, sei più forte di quanto pensi» mi avvertì l'avvocato.
Con la coda dell'occhio vidi Simon sorridere e, senza volerlo, gli risposi con un sorriso. Tutti sembravano vedermi forte, ma la realtà dei fatti era molto diversa. Dolorosamente diversa.
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Whiskey eyes
ChickLit|| AGE GAP BOOK || Come un fulmine a ciel sereno Pedro Pascal è piombato nella mente di Amelia Turner. È bastato un solo sguardo per farla cadere ai suoi piedi. C'è però un piccolo problema: lui è il nuovo sceriffo della città mentre lei è la figlia...