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Gli invitati erano andati via presto perché il freddo si era fatto finalmente sentire e i nuvoloni che coprivano il chiaro di luna non promettevano altro che mal tempo.
Dopo aver aiutato velocemente Pedro a sistemare il giardino e la cucina, mi chiusi in bagno pronta per una doccia calda. Avevo evitato per tutto il tempo il padrone di casa, dopo la nostra conversazione di qualche ora prima non avevo alcuna intenzione di parlargli.
Aveva il super potere di farmi incazzare.
Una volta chiusa in camera mi infagottai tra le coperte cercando di rimanere calma, con il sonno non avrei sentito il temporale che di lì a poco si sarebbe scatenato.
Mi svegliai di soprassalto sentendo i tuoni che facevano tremare addirittura il vetro della finestra di camera mia. Mi portai la mano al cuore come per alleviare un po' il dolore, lo spavento mi aveva portato al batticuore.
Un fulmine colorò il cielo illuminando la mia stanza e io sobbalzai. Avevo un brutto ricordo dei temporali da quando ne avevo memoria. Non riuscivo a capire come mai fossi terrorizzata. La pioggia solitamente calmava le persone e segnava un nuovo inizio. Lavava via le preoccupazioni, per me invece le aumentava.
Cercai con le mani tremanti carta e penna pronta a imprimere tutte le mie preoccupazioni su un foglio bianco. Solitamente aiutava, ma quella sera non riuscivo proprio a calmarmi.
Mi sistemai in posizione fetale buttando per terra il mio disegno.Un tuono improvviso rimbombò nelle mie orecchie e non riuscii più a trattenere un urlo di spavento. Cercai di coprirmi le orecchie con le mani, per evitare di sentire. Le lacrime improvvisamente incominciarono a inumidirmi gli occhi.
«Mel... Mel è tutto okay?» entrò Pedro con espressione allarmata. Io non riuscivo a dire una parole, ero in preda ad un'attacco di panico. Il respiro era pesante e sentivo il mio corpo tremare. Non poteva succedere ora, non ora ti prego! Pregai la mia testa di smetterla.
Sentii Pedro sollevarmi e appoggiarmi con la schiena sulla tastiera del letto.
«Guardami Mel, sei al sicuro ci sono io con te. Adesso fai come me inspira...» disse inspirando e io lo seguii a ruota tra i singhiozzi del pianto.
«... ed espira. Brava la mia bambina. Avanti inspiriamo ed espiriamo di nuovo. Sei al sicuro» ripeteva con voce carezzevole mentre con una mano accarezzava il mio capo.
Riuscii finalmente a calmarmi sotto il tocco delle sue mani che a contatto con la mia pelle facevano scintille.Senza rendermene conto mi fiondai tra le sue braccia, cercando conforto con ancora il respiro smorzato dai singhiozzi. Lui in un primo momento non ricambiò, era rimasto stupito dal mio gesto. Perfino io ero rimasta stupito. Odiavo il contatto fisico con persone sconosciute, ma con Pedro sentivo l'esigenza di avere toccare la sua pelle.
Dopo qualche secondo però ricambiò l'abbraccio tenendomi ancora più stretta a sé. Ero abbastanza convinta di aver sentito il suo cuore battere forte come il mio.
«Mi dispiace averti svegliato»
«Non ero ancora andato a letto in realtà, stavo controllando alcuni fascicoli»
«Non dovresti lavorare fino a tardi, è controproducente»
«Ormai il lavoro è l'unica cosa che mi è rimasta» disse lui staccandosi velocemente da me per alzarsi dal letto. Sentii il mio corpo infreddolirsi immediatamente. Mi accorsi solo in quel momento che il temporale era finito e nel buio della notte c'era solo quiete.
Puntai lo sguardo sulla sua mano sinistra, dove brilluccicava la fede dorata. Che fine aveva fatto sua moglie? La domanda mi rimbombava nella testa tutte le volte che mi ricordavo che fosse sposato.
«T-tua... t-tua moglie dove si trova?» facendo quella domanda mi sentii piccola piccola in confronto a quel colosso di Pedro.
Il suo sguardo stanco e bonario inspiegabilmente era scomparso lasciando spazio a due occhi gelidi come il clima di quella sera.
Abbassai lo sguardo sentendomi una stupida, come osavo fare certe domande?Lettori secondo voi avevo sbagliato?
«È una lunga storia che non amo raccontare. Ora forza, il temporale si è calmato prova riposarti» disse e mi rimboccò le coperte, infine spense la luce e chiuse la porta allontanandosi sempre più da me.
Io ero di nuovo immersa nel buio, questa volta non riuscivo a dormire perché nella mia testa rimbombava solo un nome: Pedro.
La mia testa non smetteva di ripetere il suo nome, senza mai lasciarmi riposare.
Le mie gambe si mossero come di riflesso, senza volerlo uscii dalla stanza per andare dritto verso la camera da letto di Pedro.
Rimasi in mobile a fissare la porta di legno. Dovevo bussare o dovevo tornare a letto? Mi avrebbe fatta entrare? Cosa si sarebbe chiesto vedendomi? Tutte quelle domande non avevano nessuna risposta, l'unica cosa che potevo fare era provarci. Così bussai piano, speravo non si fosse addormentato.
Sentii dire dall'altra parte della stanza un «Avanti» perciò aprii lentamente la porta ed entrai. Mi sentivo piccola piccola sotto lo sguardo dell'uomo steso a letto, con solo addosso i pantaloni del pigiama, con una sigaretta sulle labbra intento a leggere un libro. Appena mi vide si sporse verso il comodino per spegnere la sigaretta nel porta cenere, poi alzò e andò ad aprire la finestra per arieggiare. Una folata di vento pervade tutto il corpo e io mi strinsi nel mio largo pigiama.
«Come mai sei qui?» chiese lui andando a mettersi la maglietta de pigiama, così da impedire ai miei occhi di assistere al suo torso nudo.
«Ecco... io... posso dormire con te? Non riesco a dormire da sola»
Non riuscivo nemmeno a guardarlo negli occhi mentre le parole uscivano a raffica dalla mia bocca. Con quale coraggio gli avevo chiesto di dormire con lui? Nello stesso letto poi...
Alzai lo sguardo e vidi l'uomo sospirare e toccarsi i capelli e infine coprirsi con la mano gli occhi, mentre l'altro braccio era appoggiato sul fianco.«Certo, puoi rimanere» disse indicando la parte del letto che ancora era perfettamente coperta dalla trapunta color sabbia.
Con il respiro pesante mi stesi nel letto in attesa che lui mi raggiungesse. Mi girai dal lato opposto al suo per evitare di incontrare i suoi occhi, sentii il materasso abbassarsi e capii che anche lui si era steso. Eravamo immersi nel buio, l'unica fonte di luce era il debole raggio della luna.Il suo respiro regolare riuscii a calmare il mio che era ancora un po' agitato dal temporale. Mi girai verso di lui per guardarlo e mi accorsi che Pedro mi stava fissando. Vidi gli angoli della sua bocca sollevarsi un pochino.
«Come mai ti sei trasferito in questa città?» chiesi sottovoce.
«Ci sono stati tanti avvenimenti che mi hanno costretto a scappare dalla mia vecchia vita» ribatté lui in un sussurro.Fissai il suo bellissimo profilo e appoggiai la mia testa sotto il mio braccio destro. «Bisogna avere il coraggio di affrontare le avversità»
Lui prese a giocare con una ciocca dei miei lunghi capelli e per poco il mio cuore non cessò di battere. «A volte il coraggio non basta...»
«Nemmeno scappare»
«Sei ancora troppo giovane per capire certe cose»
«Insegnami a capirle allora» dissi con un groppo in gola.Eravamo talmente vicini che potevo sentire il suo respiro mischiarsi con il mio, tra le sue braccia mi sentivo in paradiso.
«Solo la vita e la sofferenza riusciranno a insegnartele Mel»
«Come posso alleviare il tuo dolore?»
«Non puoi. Nessuno può»Sentii il bisogno di stringerlo fra le mie braccia e così senza pensarci appoggiai la testa sul suo petto. Ero in grado di sentire il suo cuore. Lui mi accarezzò i capelli lentamente e io mi beai del suo tocco.
«Anche tu meriti un po' di felicità Pedro»
«Ay niña a volte mi sembri così innocente e pura, questo mondo non ti merita»
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Whiskey eyes
ChickLit|| AGE GAP BOOK || Come un fulmine a ciel sereno Pedro Pascal è piombato nella mente di Amelia Turner. È bastato un solo sguardo per farla cadere ai suoi piedi. C'è però un piccolo problema: lui è il nuovo sceriffo della città mentre lei è la figlia...