Ero paralizzata tra le braccia di Pedro. Le lacrime uscivano dai miei occhi come un fiume in piena. Rimanevo ad ascoltare il suo cuore e sentivo le sue grandi mani accarezzarmi dolcemente la schiena.
«Vieni con me ti porto a casa» disse staccandosi da me. Lo fissai stranita mentre si tolse il suo cappotto per metterlo sulle mie spalle. Solo in quel momento mi accorsi di star tremando nonostante avessi addosso il mio cappotto.
Avrei tanto voluto ringraziarlo, ma le parole non uscivano dalla mia bocca. La bocca era come sigillata. La voce non esisteva più. Pedro aprì la portiera del suo pick up malandato e mi fece entrare dentro.
«Avviso i miei colleghi e poi ritorno, capito? Tu non ti muovere da qui»
Riuscii ad annuire finalmente.
Rimasta sola immersa nel buio e nel silenzio sprofondai tra le pieghe del suo grande cappotto. Profumava di lui. profumava di sandalo e tabacco. Pedro finalmente ritornò e io non rimasi più sola. Il viaggio fu silenzioso e non mi sporsi come ero solita fare per accendere la radio. Quella sera mi bastavano i miei pensieri rumorosi a tormentarmi.
«I tuoi sono a casa questa sera?»
Scossi la testa. Erano andati via per il presso la casa di mia zia Sophie e avrebbero trascorso li la serata. Sarei dovuta partire con loro ma avevo deciso di rimanere in città per aiutare Stacy con il ballo e poi sarei dovuta rimanere a dormire da Charlie. Ero così elettrizzata all'idea di poter rimanere a casa di Charlie, dopo tutta la fatica che avevo fatto per convincere i miei.
Forse sarebbe stato meglio partire con i miei... forse... non sarebbe successo quel che era successo. Negavo fino all'ultimo minuto le mani di Erik toccare in modo così impudico il mio corpo.
Cercai di reprimere quel ricordo.
«Ti accompagno dentro allora» disse spegnendo il motore pronto a slacciarsi la cintura di sicurezza.
«No, preferisco rimanere sola» finalmente la voce ritornò.
«Se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamarmi»Non l'avrei mai fatto
. Nonostante io amassi la compagnia di Pedro in quell'esatto momento volevo solamente rimanere sola, a piangere tutte le lacrime che avevo in corpo e a farmi una doccia bollente. Volevo levarmi tutta la sporcizia che si era accomunata sul mio corpo. Perché mi sentivo sporca, tremendamente sporca.
Così lasciai il suo cappotto perfettamente piegato sul sedile dove pochi secondi fa ero seduta io, e mi voltai per entrare in casa.
***
Quella mattina la sveglia suonò prima del previsto. Erano le sette in punto. Non ero mai solita svegliarmi così presto il sabato mattina, poiché nel fine settimana non andavo a scuola. Quel giorno però era il mio primo giorno di lavoro presso la signora Margherita.
Che per casualità della sorte era un'anziana signora proprietaria di un negozio di fiori. Era stata così gentile la settimana scorsa a concedermi un giorno di prova, ma ero abbastanza convinta che mi avrebbe assunta lo stesso.
Avevo atteso tanto questo grande giorno, peccato però che avevo l'umore a terra e temevo di uscire di casa e incontrare Erik in qualche angolo sperduto della città.
Mi feci forza e mi rassicurai mentalmente sostenendo che quelle sarebbero state le ventiquattro ore più belle della mia vita. Un po' me lo meritavo in fondo.Cercai nei meandri del mio armadio un abbigliamento adatto, comodo ma anche pesante per non morire di freddo aspettando tra un autobus e l'altro. Ecco, quelle erano quelle poche volte che mi pentivo di non aver ancora preso la patente!
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Whiskey eyes
ChickLitCome un fulmine a ciel sereno Pedro Pascal è piombato nella mente di Amelia Turner. È bastato un solo sguardo per farla cadere ai suoi piedi. C'è però un piccolo problema: lui è il nuovo sceriffo della città mentre lei è la figlia del sindaco. ‼️EVE...