Prologo -Let hell begin-

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ARIA POV

Mancano solo pochi giorni al matrimonio e io non so più che fare se non rispettare gli ordini dati da mio padre.
Stasera ha organizzato nella nostra villa la festa di fidanzamento, a cui parteciperà anche il mio futuro marito.

La villa è piena di persone mai viste prima, tra cui mafiosi provenienti da tutte le parti del mondo, noti imprenditori di New York e dei dintorni e tanti altri che, come ho detto, non so chi siano, so solo che ogni persona qui dentro è dannatamente corrotta proprio come me.

La mafia è qualcosa che ti entra dentro sin dalla tua nascita, o la hai o non la hai, ti scorre nelle vene e non ti lascia più andare.

È una sorta di prigione a cui non c'è via di fuga.

O meglio esiste, ma è impossibile uscirne, sopratutto se ti chiami Aria Thorpe e ti stai per sposare con uno tra i più scapoli d'America.

Addio libertà.

Sin da stamattina tutti si danno da fare, camerieri che servono sui vassoi tartine di pesce e calici, tra champagne di qualità e vino bianco, servizi di pulizie in ogni angolo della casa e l'odore di vaniglia mischiato ai prodotti chimici per pulire.

Sono nella mia stanza ancora indecisa su ciò che devo mettere.

Non mi hanno mai insegnato a cosa dovermi mettere in una festa di fidanzamento, anche se dobbiamo dirla tutta è la mia di festa.

I miei occhi ricadono su un vestito nero di Tom Ford, di cui non ricordavo neanche l'esistenza; è un vestito molto semplice che parte da delle bretelline molto sottili tempestate di diamanti e finisce in un morbido tessuto fino alle caviglie, lasciando  la schiena completamente scoperta e alla merce di tutti.

Di questo non mi interessa perché come diceva mia madre, le cose belle devono essere guardate.

Mia madre.

È morta anni fa quando ero ancora all'incirca una bambina.

Mi ricordo come all'inizio dopo la sua scomparsa, non riuscivo neanche a chiudere occhio perché il suo ricordo mi piombava in mente e non mi lasciava più via d'uscita.

Erano come degli incubi, anche se raffiguravano mia madre, la persona a cui ho voluto più bene nella mia vita.

L'unica persona che mi ha potuta salvare?

Me stessa.

Verso l'età di 9 anni sono diventata cinica e fredda, non esisteva altro, tutto era o Si o No, e l'unica cosa che importava eravamo solo io e mio padre, l'unico che in questi anni ha saputo farmi anche da madre.

Anche se con alcuni problemi, ma si apprezza l'impegno.

Comunque...
Non ritorniamo su argomenti toccanti.

Potrei anche darvi l'aria di essere una ragazzina piena di sé e con tanta autostima ma non posso negarvi che io sono esattamente così, spietata e orgogliosa fino al midollo.

Finisco il tutto con un po' di ritocco ai capelli già lisci e luminosi grazie alle decine di maschere che faccio quotidianamente, un po' di trucco per rendere il mio viso meno pallido di quello che già è e aggiungo le mie amate scarpe con il tacco, rigorosamente nere.

Non so come ma in poco tempo sono pronta, già diretta verso le scale della sala per poter scendere e iniziare conversazioni noiose di cui non mi interessa assolutamente niente.

Non ho mai visto di persona il mio futuro marito, so solo che il suo nome è Zane ed è un potente mafioso temuto da tutti.

Mi importerà mai?
Assolutamente no.

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