12-Before I fall in love with you I have to kill you

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ZANE POV

La porto in braccio fino alla mia macchina e poi la poggio dentro, è così bella quando dorme, sembra un angelo anche se all'interno è un diavolo, proprio come me.

Tra meno di dieci ore ci saremmo dovuti sposare e ora eravamo nella mia macchina sulla strada verso casa, Aria dormiva profondamente e a volte sembrava anche che russasse.

La strada era piena di avvallamenti e di buche che cercavo di non prendere per non svegliarla, oggi aveva dato il meglio di sé, ci eravamo visti due volte in un giorno.

"Zane" mugola nel sonno "dove siamo?" domanda ancora assonnata, per un momento non le volevo rispondere, pensavo che fosse sonnambula, però quando di seguito vidi i suoi giganti occhioni azzurri capì che era sveglia "stiamo andando a casa, manca poco" le risposi con tono abbastanza calmo, lei si rimise comoda sul sedile ma non si addormentò, anzi sembrava molto attiva "domani come faremo? Dovrò essere a Boston almeno per le dieci" mi disse, domani si sarebbe tenuto il nostro matrimonio prima a Boston e poi infine a New York, gli invitati si sarebbero dovuti fare un po' di strada; "domani mattina arriveremo a casa con il mio jet, verrò anche io perché mi dovrò preparare in una stanza nel mio hotel" gli risposi rassicurandola poggiandole una mia mano sulla sua coscia, la sua pelle era bollente e gridava il mio nome.

Arrivammo sotto il palazzo e come un vero gentiluomo le aprì lo sportello, Aria non accennava a scendere "Zane portami tu, mi fanno male i piedi" mi guardò dritto negli occhi e non potetti fare altro che accettare, sennò saremmo restati qui sotto per tutta la notte.

La presi in braccio e la condussi all'interno dell'ascensore, quando siamo passati difronte alle due receptionist che erano di turno in quel momento sembrarono come essere entrate in un periodo di trance alla vista di Aria, sicuramente sarà successo qualcosa; entrammo dentro l'ascensore e quarantaquattro piani dopo eravamo già nel mio attico, esso era la nostra porta, ma non tutti potevano entrarci, c'era un codice d'accesso per accedere a questo piano.

Lei era ancora sveglia ma sembrava essere entrata in una situazione di dormiveglia "ce la fai a camminare fino in stanza per poi spogliarti?" le chiesi con voce paca, bisticciò qualche parola incomprensibile e poi rispose "no, portami tu già che ci sei e anche velocemente" mi feci sfuggire una risata per il modo impacciato in cui stava rispondendo alle mie domande, arrivai nella camera da letto, che sarebbe diventata nostra, e la buttai a peso morto sul letto facendola sussurrare "ora ti spogli e ti metti qualcosa di mio per dormire" la raccomandai prima di sparire nella gigantesca cabina armadio della stanza, l'avevo già fatta allargare per il suo arrivo, presi delle cose che le sarebbero servite e ritornai da lei; le poggiai un maglietta larga che le avrebbe fatto da vestito e cercai di uscire dalla stanza per lasciarle un po' di privacy, anche se l'avevo già vista completamente nuda come lei aveva fatto con me, prima di richiudermi la porta alle spalle con un sussurro di voce parlò "Zane ti prego vestimi tu" disse "io non ce la faccio da sola" a volte mi ricordava mia madre, erano identiche, stessi occhi e stesso carattere, due persone che sanno essere combattive e spietate ma che quando vogliono possono diventare le più dolci al mondo, come in questo caso, Aria non mi aveva mai pregato.

Non persi tempo e l'aiutai, prima facevo meglio era, avevamo bisogno di dormire, domani sarebbe stata una lunga giornata da sopportare, le slacciai i sandali alti e glieli buttai da qualche parte, poi salì verso quello che sarebbe il suo vestito, una piccola pezza di stoffa che le copriva si e no mezzo sedere, gli abbassai la lampo e glielo sfilai, lei era ancora sveglia e sembrava sorridere, "ti piace ciò che vedi?" mi domandò tra una risatina e uno sbadiglio, e ora capisco il perché , non aveva il reggiseno, quello era un vestito che non ne aveva bisogno e il suo slip in realtà era una minuscola mutandina di pizzo nera; "da morire" le risposi guardandola dritta in faccia, era dannatamente sexy, le infialai la maglietta e la feci stendere sul letto. Si addormentò, finalmente.

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