29- You don't know how to lie

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«Aria ho visto che sei sveglia» fine dei giochi, mi ha scoperta nel momento in cui lo stavo fissando.

"Lo sai, fai schifo a fingere, anzi fai proprio pena" mi derise guardandomi di sottecchi e alzando l'angolo delle labbra in una specie di sorriso.

Era davvero bello, di una bellezza disarmante che quasi tutti sognerebbero, tutti tranne lui.

Lui sapeva di essere bello, bello da togliere il fiato, però non se ne curava più di tanto, sicuramente non era una sua priorità, però sapeva di esserlo, non poteva non accorgersene.

Lui nascondeva un qualcosa dentro, cercava di sopprimerlo come meglio poteva ma non ci riusciva, piano piano questo suo lato lo stava risucchiando in questo vortice, a volte sembrava che avesse questo lato oscuro, nero, che lo mandava in bestia e che non lo rendeva più lui.

Non è mai stato un gran chiacchierone, anzi tutto il contrario, avvolte si lasciava anche andare smettendo di parlare a monosillabi e iniziando una conversazione normale come i comuni mortali, però l'attimo dopo diventatava come prima, freddo e distaccato.

Si limitava a guardare e a parlare per pochi istanti.

Subito dopo ritornava nel suo buco riducendosi al mutismo selettivo.

"Non sto fingendo, stavo solo ammirando il tettuccio della tua macchina" dissi mentendo e voltandomi dritto verso la strada per fuggire al suo sguardo.

Non mi sono mai fatta questi tipi di problemi, non me ne fregava un cazzo di ciò che potesse pensare di me, però nel suo sguardo c'era qualcosa di strano, di diverso che era capace di incutermi emozioni contrastanti.

Nell'abitacolo risuonavano le note di una canzone rap che avevo sentito già qualche volta e che mi piaceva anche: Lady Killers II.

Ruotai la rotella del volume verso destra per alzare il volume al massimo e mentre canticchiavo nella mia testa ondeggiavo a destra e a sinistra con le braccia, alzai le ginocchia e poggiai i talloni sul cruscotto della costosa auto di Zane rilassandomi del tutto.

Amavo dargli fastidio, anzi, mi piacevano le facce che faceva quando qualcosa non andava secondo i suoi piani.

Era un precisino e soffriva di manie di perfezionismo.

Il mio esatto contrario, letteralmente.

Ero esausta e nella mia testa continuavano a frullare pensieri e dubbi a cui non volevo dare risposte così iniziai a canticchiare il ritornello ad alta voce e qualche altre note un po' storpiate. Zane pieno già della mia presenza nella sua auto, in risposta mi lanciò uno sguardo di disprezzo grugnendo in segno di disapprovazione indicandomi i piedi sulla carrozzeria costosa.

Che palle.
Lo guardai negli occhi per la prima volta in questo momento e gli pronunciai un veloce ed efficace "Non rompermi il cazzo".

Non rispose.

"O almeno aspetta che mi faccia una doccia e mi ricucia il foro che ho sul braccio, se non ti dispiace" sostenni il suo sguardo perforante.

"Non ho così tanto tempo da perdere con te, voglio sapere cosa ti hanno fatto e poi potrai tornare alla tua stupida vita del cazzo"

Stava parlando con me?
"Immediatamente" aggiunse per poi ritornare con gli occhi sulla strada.

Lo odio cazzo.

Sapevo che anche se non mi guardasse, notava ogni mio minimo gesto.

Avevo capito che fosse un abile osservatore, infatti, era attento ad ogni dettaglio superfluo o non e non perdeva mai di vista niente.

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