20-Don't provoke me, warrior

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Una nuova busta, mi è arrivata una nuova busta proprio sotto gli occhi di Zane.

Cazzo.

Già avevo notato i suoi occhi inquisitori fissi su di me ogni volta che succedeva qualcosa, stava indagando o voleva farlo, era sicuro, non si sarebbe fermato.

Non ho mai capito il perché si fosse alleato con la mia famiglia per i Kave, veramente io non so proprio niente di lui se non il suo nome e la sua età, non ho mai visto neanche la sua famiglia, al matrimonio c'erano solo suoi amici e persone che lui conosceva nel mondo del lavoro, nessun parente.

La busta è sempre la stessa, gialla e con su scritto il mio nome in rosso; decido di aprirla e quindi strappo la parte incollata con su scritto aprimi, afferro ciò che c'è al suo interno e invece dei fogli o le foto c'è il mio shuriken, quei tipi di stelle fatte da lame che usano i ninja, proprio quella che ho lanciato addosso a lei, ed è ancora sporca del suo sangue.

A quella vista butto immediatamente l'arma sul pavimento in marmo grezzo della stanza e corro subito a lavarmi le mani, non potevo avere ancora questi ricordi, non potevo, non volevo ricordare, me lo ero imposta.

A volte sembra che io non ci pensi a questa situazione o che me ne stia infischiando, invece no, ogni giorno non passa un minuto a cui io non pensi a quel giorno, a lei, a cosa mi ha fatto per tutti questi anni.

Finisco di sciacquarmi il viso insieme alle mani per cercare di mandare via lo shock avuto inizialmente quando il cellulare ancora in salotto inizia a squillare, corro subito a prenderlo e sullo schermo appare un numero sconosciuto, erano loro, volevano ancora me.

Figli di puttana.

Rifiuto la chiamata e spengo il telefono nascondendolo sotto a un cuscino del divano, mi dirigo in cucina e decido di far rilassare la mente cucinando qualcosa.

Era bugia che io non sapessi cucinare, o meglio sapevo fare poche cose, mi era sempre piaciuto farlo ma nessuno lo sapeva o lo doveva sapere, era una cosa mia, mi aiutava a non pensare; accesi l'IPad apposito della cucina per le ricette e iniziai a leggerne una trovata su un sito, decisi di cucinare una semplice torta al cioccolato con il cocco, l'unica registrata.

Lessi gli ingredienti che mi servivano e incominciai a dosarli sulla bilancia elettronica, burro, farina, cacao, uova, acqua, zucchero e cocco, un mix di prelibatezze.

Mentre miscelavo tutto il contenuto in una ciotola rotonda pensai all'allenamento di ieri mattina, e si continuavo ad allenarmi tutti i giorni senza saltarne uno, in quel momento la mia testa era altrove, non riuscivo a mirare il mirino per poter sparare, mi era difficile tanto che fui costretta a stopparlo per poi andarmene.

Stavo mescolando da ormai venti minuti e non me ne ero neanche accorta, stavo perdendo la ragione, il dolore cambia e anche tanto; una piccola lacrima silenziosa mi rigò la guancia destra, la asciugai e continuai ciò che stavo facendo.

Infilai tutto in forno e intanto accesi il MacBook per vedere un film, scelsi il mio preferito nonché Colazione da Tiffany e imposi il timer per la torta, mi sedetti sul divano e aspettai.

Avevo sempre amato i vecchi film, soprattutto quelli romantici, nessuno se lo sarebbe aspettato da una come me e invece anche a me piacevano, il lavoro da assassina si è una passione ma è soprattutto un lavoro.

Dopo trenta minuti, la mia creazione era pronta, indossai un guanto più spesso e la portai fuori dal forno, la feci raffreddare e di seguito gli spalmai sia all'interno che all'esterno una glassa al cioccolato con gocce come sempre al cioccolato, per abbellirla visto che era abbastanza orrenda con la mano afferrai una manciata di scaglie di cocco e glielo misi sopra, ora era guardabile almeno.

Stay with meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora