22- You're definitely driving me crazy

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Proprio alle mie spalle apparì Zane con il suo metro e novanta e i suoi modi duri.

Mi sono accorta della sua presenza dalle espressioni delle mie due amiche attualmente ancora scioccate e ho fatto il primo passo "ragazze lui è Zane, penso che lo conosciate già" intrapresi la situazione presentandogli le due donne difronte a me per cercare di sviare il discorso di prima sperando che lui non abbia sentito niente dei nostri pettegolezzi "Zane, la bionda è Alyssa mentre la mora è Amy" e subito dopo si salutarono con una stretta di mano abbastanza amichevole  ma fredda  allo stesso tempo da parte di lui,  non mi sarei mai aspettata che reagisse in modo così calmo, immaginavo che il loro incontro non ci sarebbe mai stato.

"Allora io vado" si congedò lui con un sorriso abbastanza tirato e forzato per poi sparire nel corridoio sicuramente diretto in palestra dal suo abbigliamento abbastanza informale, visto che non poteva andare nel suo ufficio a causa dei lavori in corso, doveva pur fare qualcos'altro.

Non abbiamo ancora parlato di ciò che è successo questa mattina o della crisi avuta ieri sera, però onestamente era meglio così, non mi andava di discutere ancora e soprattutto di discutere su cose dove io so di avere ragione; spaccandogli l'ufficio non solo gli ho fatto capire che non deve toccare le mie cose, ma anche che con me non si scherza e che mi deve trattare e rispettare proprio come se fossi al suo stesso livello.

Con Amy e Alyssa tornammo a dare i nostri pareri puramente personali sulla gente, questa volta nell'atrio dell'attico dove erano disposti i divani all'aperto e continuammo fino al pomeriggio inoltrato, l'aria fresca di New York apparì su di noi accarezzandoci i capelli e rendendo tutto questo ancora più bello ed effetto, mi erano mancati questi momenti.

Mi erano mancate le mie amiche.

Tra non meno di due ore sarebbero partite entrambe verso Boston dove le aspettava la loro vita, Amy da domestica alla mia vecchia villa mentre Alyssa sinceramente non ho mai saputo cosa faccia di preciso, era una ricca ragazza proprio come me e non ha mai avuto bisogno di lavorare, per il loro viaggio ho messo a disposizione il mio jet privato, il mio, non quello di Zane, non glielo avrei mai chiesto neanche sotto tortura; ci salutammo con un forte abbraccio e con qualche lacrima da parte di Amy "ciao amica mia, ci mancherai" una lacrima le solcò il volto così la strinsi un'altra volta a me, questa volta più forte "oh Amy ci rivedremo presto, non piangere" con le dita gliene asciugai una, e abbracciai calorosamente anche la bionda "ciao sposina, mi raccomando non dimenticarti di scopare, non farlo mai" puntualizzò lei facendomi scoppiare a ridere "Alyssa!" la riprese la mora dandogli un leggero schiaffo sul braccio "che c'è, infondo ho ragione" disse lei scherzandoci su, le dissi di non preoccuparsi e che per ogni cosa l'avrei avvisata e le accompagnai verso l'ascensore che le avrebbe portate nella hall, un ultimo abbraccio dopo e andarono via facendomi sentire sempre più sola.

Si sentiva già la loro mancanza dal silenzio che alleggiava nella stanza, il caos era andato via.

Anche oggi avevo saltato un allenamento e non me lo potevo permettere, così mi diressi nella cabina armadio condivisa e mi cambiai vestendomi il più comoda possibile, mi tolsi il jeans insieme al top e indossai dei leggins e un reggiseno sportivo nero adatti a questo tipo di cose; non mi importava se Zane fosse lì o meno, tanto come mi aveva ignorata stamattina lo potevo fare anche io ora, occhio per occhio, dente per dente, il mio motto preferito, ringrazio Hammurabi per questa perla di saggezza; so che potrebbe diventare una questione senza una fine e che ci manderebbe ancora di più in un punto di non ritorno però non mi importa, io ho bisogno di rispetto ed è quello che avrò.

Indossai le scarpe da corsa e andai dritta verso l'ampia palestra privata, appena varcata la soglia, una forte aria di sudore mi piombò dritta in faccia facendomi distorcere immediatamente il naso per la nausea; mi diressi all'interno e andai direttamente vicino alle finestre per aprirle e per far arieggiare  "che schifo" mormorai sottovoce tra me stessa sperando che nessuno potesse sentirmi, in fondo era vero, stava qui da circa più di tre ore " se ti fa così schifo la porta è quella da cui sei entrata poco fa, puoi andartene se vuoi" disse lui acidamente sbattendomi in faccia la verità, proprio su di me sentii i suoi occhi penetrarmi tutto il colpo, non serviva nemmeno che mi girassi per capirlo che mi stava fissando.

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