XIII

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Mi svegliai sentendo un pianto, che stava succedendo.

-Emily, Emily svegliati Sara sta piangendo- disse Jenna aprendo violentemente la porta di camera mia.

Corsi in camera di Sara e Charles, dove non vidi quest'ultimo.

-Sara cosa é successo-
-Ch...Charles... mi ha ... ha lasciata- disse tra i singhiozzi.

Cazzo.

-Dov'é- chiesi.
-É andato via- disse Carlos entrando in camera.
-Come é andato via-
-É tornato prima, non so perché- disse.
-Che coglione- dissi a bassa voce.

Rimanemmo maggior parte della mattinata insieme a Sara, che ci era rimasta davvero male. Peró nel mentre riflettevo all'azione di Charles. Sara stata anche colpa di ciò che é successo tra di noi ieri?

Rimasi con questo pensiero tutta la giornata, e la sera Jenna decise di uscire con i ragazzi soprattutto per far prendere un po' di aria a Sara. Io rimasi a casa, non ero nel mood, e Max decise di rimanere con me.

Eravamo a bordo piscina, era l mora del tramonto. Max era in acqua e io ero seduta con le gambe a mollo.

-Max credo sia il momento di dirtelo-
-Dirmi cosa-
-Qualcosa sul mio passato- mi guardò, e non disse nulla.
-Da quando ero piccola mia madre e mio padre non sono mai stati una coppia affiatata, anzi il contrario. Durante la mia adolescenza mia madre tradì un paio di volte mio padre, portando al divorzio tra di loro. 2 anni fa conobbi questo ragazzo, Jake. Era il ragazzo perfetto ero così innamorata, pensavo fosse l'amore della mia vita.. ma..- mi fermai, a causa di un groppo in gola che mi si formò.
-Se non ti va non sentirti costretta-
-Una volta rimanemmo chiusi in ascensore, c'era stato un black out in tutto il palazzo... non sapevo cosa stesse per succedere. Non volevo, io non volevo. Lui.. lui mi ha presa con la forza..-

Max era a bocca aperta.

-Io lo amavo Max, avevo trovato in lui tutto l'affetto che non avevo mai avuto dai miei genitori.. invece mi ha ripagata così. Ho paura Max-
-Emily.. Em mi dispiace, non immaginavo..-
-Nessuno può immaginare, ma soprattutto nessuno deve sapere-
-Perchè hai paura-
-Giorni fa ho ricevuto questa chiamata, la voce era la sua. Io sapevo fosse in carcere, ma invece, giuro che la voce era quella-
-Em che dici-
-Diceva che era tornato, ho paura Max- gli dissi con le lacrime agli occhi.

Mi prese delicatamente le gambe facendomi entrare in acqua, e mi accolse in un abbraccio.
Era il fratello che non avevo mai avuto.

-Em finché ci sarò io, non ti succederà niente, te lo prometto-

Lo strinsi forte a me, non sapeva quanto io tenessi a lui.

-Grazie Max, sei speciale-

Continuammo a parlare per un po', fino a quando non uscì l'argomento più temuto.
Ormai era sera e cominciava a tirare del vento, perciò Max andò a prendere due felpe, una per me una per lui.

-Grazie Max-
-Scusami se l'altra sera sono stato brusco, so come é fatto Charles-
-Che intendi-
-Lo vedo come ti guarda, Em. Lui ti brama come un lupo con la sua preda. Nonostante stava con Sara, non si faceva problemi a guardarti come avrebbe dovuto guardare Sara-

Rimasi muta.

-Non provo quelle cose-
-Lo so, ma vedo anche come lo guardi tu. Non ti piace, ma il tuo corpo non lo respinge. I tuoi gesti, i tuoi movimenti-
-Non riesco Max-
-A fare cosa-
-A lasciarmi andare. Non posso, si é appena lasciato con Sara, oggi é stata tutto il tempo a piangere-
-Non dico ora, più in là magari-
-Non lo so; lo hai detto, lo conosci, ne cambia una ogni giorno-
-Da quando abbiamo 12 anni, é la prima volta che lo vedo guardare una ragazza come guarda te- mi confessò.

Non risposi. Non sapevo che dire.

Dopo un po' lo salutai e decisi di andare in camera mia.
Il mio telefono squillò.

Non di nuovo.

-Pronto-
-Tesoro-
-Cosa vuoi- tremavo.
-Ti stai godendo la vacanza a Mykonos?-

Come diamine lo sapeva.

-Ho le mie fonti, amore- disse
-Cosa vuoi-
-Vendetta, mi hai mandato in quel cazzo di carcere di merda. Pensi di passarla liscia, pensi male-

Chiusi immediatamente la chiamata. Gettai il telefono sul letto e mi misi le mani nei capelli.
Non poteva succedere di nuovo.

Mi diressi verso camera di Max.

-Max..-
-Mh...-
-Posso dormire con te- chiesi.
-Si vieni- disse con voce impastata dal sonno.

Mi diressi nel letto, e mi misi sotto le coperte. Mi poggiai sul suo petto e lui mi abbracciò.

Max era quell'amico su cui avresti potuto sempre contare, dove potevi fare qualunque cosa senza imbarazzo.

Non c'era malizia tra di noi, ma amore fraterno. Se lo avessi perso, solo dio sa cosa proverei.

Ci addormentammo in quella posizione, e riuscii a dormire, nonostante la chiamata.

How about a kiss?     Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora