XXXVII

1.2K 31 0
                                    

Dopo il Gran Premio di Abu Dhabi, decidemmo di fermarci qualche settimana, così da tornare ognuno ai propri paesi, dalle proprie famiglie.

Io e Charles in realtà passammo quelle due settimane insieme, una settimana a Monaco, dove mi fece conoscere la sua famiglia, e una a casa mia, dove gli feci conoscere la mia, anche se mio padre lo conosceva bene.

Sua madre é una persona fantastica, e così i suoi fratelli Arthur e Lorenzo.

Dopo queste due settimane, ci rivedemmo finalmente con tutta la nostra "crew".

-Emilyyy- urlò Sara venendomi incontro e abbracciandomi.
-Ragazze quanto mi siete mancate- dissi abbracciando sia Sara che Jenna.

I ragazzi si guardarono.

-Oddio Carlos!!- urlò Charles con voce femminile.
-Charles amore mio- disse facendo un finto pianto.
-Vi scordate di me?- chiese Lando.
-Landuccioooo- urlarono i due piloti della Ferrari andandolo ad abbracciare.

Tutta la scena era stata fatta con voce "femminile" da parte dei ragazzi.

Scoppiammo tutti a ridere, e poi per ultimi arrivarono Max e Daniel.

-Max- dissi andandogli incontro e abbracciandolo.
-Emily come mi sei mancata- disse stringendomi a se.
-Anche tu Maxino-
-Come mi hai chiamato scusa- disse ridendo.
-Maxino-

Mi lascio andare e scoppiammo a ridere.

Saremmo partiti tutti insieme da Londra, che era in nostro punto d'incontro, per andare alle Dolomiti.

Prendemmo il jet, e dopo varie foto con i fan e autografi, salimmo e partimmo.

...
Anche se era fine novembre, inizi di dicembre, le vette erano già imbiancate.

Dopo essere scesi a Milano, dovemmo fare per forza qualche ora in Van, per arrivare al posto.

Appena arrivammo sulla montagna, vedemmo che il posto consigliato da Jenna era veramente fantastico.

C'era un plesso centrale, dove c'erano i servizi come piscina interna, ristorante, sale da gioco, e stanze varie. Noi scegliemmo l'opzione casette.

C'erano tante casette di legno, tutte lussuose, con fuori jacuzzi private con acqua calda.
L'interno era tutto in legno, e c'era un'ambiente accogliente.

-Wow-
-Che bel letto- disse Charles.
-Charles non cominciare- dissi dandogli uno schiaffetto sul braccio.
-Non ho detto niente- disse alzando le mani. Sorrisi.
-Avremo tempo di provarlo- dissi in risposta.
-Ora sì che ci capiamo cherié-

Scoppiammo a ridere e disfacemmo le valigie. Ci eravamo dati appuntamento nella hall, per poi andare a cenare.

L'atmosfera serale era meravigliosa. I vialetti che collegavano le strade erano tutti illuminati da luci fioche, e molti fuocherelli qua e là.
Lo sbrilluccichio della neve rendeva tutto più magico.

-É bellissimo, che ne pensi?- chiesi girandomi verso Charles.

Lo trovai con il telefono in mano, che mi faceva foto di nascosto.

-Ma che fai- dissi sorridendo.
-Momento speciale con una persona speciale-

Mi avvicinai e lo abbracciai, per poi posargli un bacio sulle labbra.

-Ti amo- dissi sussurrando.
-Io di più-

...
-Aiuto, aiuto- urlava Daniel.

Stavamo ridendo tutti a crepapelle.

La mattina dopo il nostro arrivo decidemmo di andare sulle piste, così da sciare un po'.
Daniel non l'aveva fatto mai, e si vedeva, era appena caduto per la quinta volta.

-Luce dei miei occhi aspetta che ti aiuto- disse Max prendendolo in giro.

Lo rimise su.

-Stupido, guarda questo... aaaa-
Era appena caduto di nuovo.

Scoppiammo di nuovo a ridere, non ce la facevamo più, eravamo piegati in due.

-Basta basta, non ne posso più- dissi.
-Mi fa male la pancia- disse Jenna.

Viste le condizioni del ragazzo, decidemmo di rimanere fuori dalle piste, e come dei bambini di dieci anni ci mettemmo a fare a gara sul pupazzo di neve più bello.

-Il mio ha gli occhi- disse Max.
-Il mio il naso- disse Sara.

-Ragazzi, basta. Guardate il nostro-

Ci voltammo per vedere il pupazzo di neve di Charles, Daniel e Lando.

Non era un pupazzo. Era un coso deforme.

-E quello sarebbe- chiesi schifata, in modo ironico.
-Ma come ti permetti a insultare la nostra arte- disse Lando lanciandomi della neve.
-Non lo hai fatto- dissi girandomi di colpo.
-Oh si che l'ho fatto-

Presi la neve e gliela lanciai, e così dammo inizio a un lancio di palline di neve tutti contro tutti.

Finii sopra Charles, ci caddi proprio sopra, non lo avevo visto.

-Piano cherié, so che non mi resisti, ma ci sono gli altri- disse ridendo.
-Sta zitto- dissi mettendogli della neve in faccia.

La nostra giornata proseguì così, tra neve e divertimento, e la sera dopo cena decidemmo di andare tutti nella piscina interna calda.

-Ma guarda te che bellezza- disse Sara.

Effettivamente era così. Il muro dietro la piscina era una vera e propria roccia, e c'erano piccole cascate e getti d'acqua qua e là.

La luce era fioca e l'acqua era illuminata di blu.

Entrammo tutti in acqua e ci mettemmo in cerchio per parlare, io ero vicina al mio ragazzo.

-É troppo bello per essere vero- disse Sara.
-Non voglio che finisca- rispose Jenna.
-Non finirà ragazze, ormai siamo una famiglia- dissi sorridendo.
-Ora piango- disse Max imitando un pianto, seguito da tutti i ragazzi.
-Quanto siete scemi- dicemmo in coro noi ragazze.

Ed era vero. Eravamo una famiglia. Nonostante le divergenze in pista tra i piloti, al di fuori di quell'ambito eravamo semplici ragazzi che si divertivano come semplici persone.

La mia vita ormai era lì con loro, con le ragazze, con i ragazzi e con Charles.

E se ripenso al giorno in cui dissi quel sì a mio padre, sull'intraprendere questo viaggio con lui, lo rifarei migliaia e migliaia di volte. Nonostante tutto.

How about a kiss?     Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora