XIV

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Aprii lentamente gli occhi, avendo un raggio di luce puntato in faccia. Lentamente mi stropicciai gli occhi e cercai di muovermi ma il braccio di Max mi bloccava.

Attesi che si svegliasse.

-Giorno- dissi quando vidi i suoi occhi azzurri aprirsi.
Sospirò. -Buongiorno, come stai?- chiese.
-Va bene- risposi.
-Che pensavi di fare oggi?-
-Pensavo di scendere a mare, so che é molto bello qui-
-Ottima idea, andiamo a chiedere ai ragazzi- disse spostandosi.

Dopo che Max uscì dalla sua camera mi alzai e lo seguii.

-Buongiorno piccioncini- disse Lance.
-Non esageriamo Lan- sorrise.
-Stavamo pensando di scendere a mare, che ne pensate?- chiese Max.
-É un ottima idea- disse Lewis.

Inutile dire che ci ritrovammo con mille borsoni pieni di asciugamani e cibo. Come se dovessimo andare in guerra insomma.

Andammo in un lido privato, dove ci sarebbe stata discrezione per i piloti, che ovviamente avrebbero voluto godersi la giornata di mare.

Certo durante la giornata qualche foto e autografo scappò, ma filò tutto liscio come l'olio.

-Ragazzi mi ha chiamato il mio direttore, hanno anticipato la gara e domani dovremmo partire- disse Carlos.
-Ma come, é bellissimo qui- dissi piagnucolando.
-É un paradiso terrestre- concordò Jenna.
-Ragazze prometto che a fine stagione ritorneremo- disse Max.
-Baby porterai anche me?- chiese Lando a Max.

Scoppiammo tutti a ridere per la faccia di Max, che era un misto tra sciock e imbarazzo.

Tornati a casa ognuno si ritirò nelle proprie stanze, per preparare le valigie. Non ci misi molto perció decisi di scendere in piscina dove trovai le ragazze.

I ragazzi non scesero, perciò era un momento solo ragazze appunto.

Si fece sera e decidemmo di ordinare del cibo, a nessuno andava in realtà di cucinare. Come da bravi ragazzi ci riempimmo di Mc, che ci sorprendemmo essere in quei posti così.. esotici.

Dopodiché decidemmo di vedere un film horror insieme, inutile dire che Lando a metà film ci abbandonò per la paura, Lance si addormentò, Pierre russava da iniziò film.

Ormai con i ragazzi avevo instaurato questo rapporto di fratellanza, che a vedere queste piccolezze, sorridevo. Erano il mio posto felice, il mio posto sicuro.

...
-Emily ben tornata- disse mio padre abbracciandomi.

Eravamo tornati da Mykonos, e quella mattina eravamo tutti nei rispettivi paddock dato che il pomeriggio ci sarebbe stata la gara del Gean Premio di Francia, a Le Castellet.

-Grazie pa- dissi ricambiando.

Raggiunsi le ragazze, che parlavano con Max e Sergio Perez, e mi accodai al loro discorso.

Ad un certo punto però vidi una chioma bionda, non poteva essere. Cosa ci faceva lei qui.

-Max- dissi prendendolo in disparte.
-Dimmi che succede- disse con sguardo preoccupato.
-Max c'è mia madre- dissi.

Mi guardo stranito. Lui sapeva di tutto ciò che aveva fatto, e di tutto ciò che era successo tra lei e mio padre. Cercai mio padre, dovevo chiarire le mie idee.

Lo trovai per la strada dove c'erano le varie "villette" dei team, a parlare con alcuni suoi collaboratori. Ed é li che la rividi.

-Papà- dissi seria.

Max era venuto con me, e così le ragazze, ma loro non sapevano niente.

-Emily- mi sorrise.
-Cosa ci fa lei qui-
-Tua madre? Emily parliamone in privato- disse toccandomi il braccio.
-No papà, no.- e mi scostai dalla sua presa.
-Amore, ero venuta per trovarvi, anche per vedere come stavate- disse.
-Chi cazzo ti ha dato il permesso- sbraitai, facendo attirare l'attenzione della gente su di me.
-Emily, é stato tuo padre- rispose.

Guardai mio padre con occhi lucidi, ero arrabbiata, delusa, amareggiata.

-Emily, tua madre é cambiata- disse.

Mi voltai per cercare lo sguardo di Max, ma vidi quello di Carlos, Lando e gli altri piloti che si erano avvicinati intorno a me per capire la situazione.

-Papà no cazzo-
-Non conosci tua madre- disse.
-Lei non era mai con noi-
-Era una bellissima donna fragile-
-Ci ha abbandonati-
-Ci amava-
-Quello era amore?-

Ormai le lacrime pizzicavano i miei occhi, non potevo più trattenermi a lungo.

-Si, si lo era-
-Allora perché ci ha lasciati?- dissi alzando il tono di voce.

La donna prese il braccio di mio padre e gli sussurrò di finirla, perché stavamo dando spettacolo. Ma Christian non la dava finita.

-Non sai di cosa stai parlando- continuava mio padre.
-Se ci amava così tanto, perché non era lì- dissi cominciando a lacrimare.
-Ci provava, ci ha sempre provato-
-Non era con noi. Non era mai fottutamente con noi, se n'è andata!- dissi praticamente con le lacrime agli occhi urlando.

-Avevo 12 anni, 12 quando mi prendevo cura di te, mi prendevo cura di noi due-

Un silenzio piombò, non rispose.

-Avevo dodici anni quando  quella donna ti tradì per la prima volta, stavo sveglia tutta la notte per cercare di consolarti e di far smettere il tuo pianto. E quando non c'è la facevi, che volevi lasciare il lavoro dopo il secondo tradimento, io ero lì, non lei, io papà-

Non rispose, nessuno fiatava. Stavo piangendo. Ero crollata. Non potevo più sopportare tutti quegli sguardi, e corsi via. Corsi come se fosse l'ultima volta.

Le voci dei miei amici che tentavano di fermarmi dalla mia "fuga" non mi fermarono.

Scappai dai miei problemi, da tutti i miei amici, dai miei genitori. Scappai lontano, non sapevo dove dirigermi, era come se le gambe andassero da sole, non ero più cosciente delle mie azioni.

-Emily-

Gli crollai addosso.

-Emily che succede-

Charles era lì. Io ero lì. Eravamo solo io e lui.
E nel momento in cui incontrai i suoi occhi verdi, che capii tutto. Capii che il cuore aveva avuto la meglio sulla testa.

Piansi. Era l'unica cosa che feci. Piansi nelle sue braccia, nella sua motorhome, senza dare spiegazioni, piansi e basta.

Diedi libero sfogo a tutto quello che fino ad ora avevo tenuto dentro, a tutta la rabbia repressa, al dolore e al senso di tradimento che sentivo dentro.

Rimanemmo lì dentro, per non so quanto.

-Cherié, vuoi dirmi cosa é successo-
Non risposi.

Mi strinse in un abbraccio, un abbraccio sincero, come se tutto ciò che era successo tra di noi non fosse mai successo, i litigi e i bisticci.

-Ormai si saprà già in giro- dissi a voce bassa.
-Cosa, dimmelo cherié-
-Mia madre, é tornata-

Charles non sapeva la storia, perciò dovetti raccontargliela tutta, dall'inizio alla fine, fermandomi quando il pianto stava per uscire di nuovo.

Eravamo sul divano della sua stanza al paddock, avevo la testa sulla sua spalla, e lui mi accarezzava i capelli.

Gli raccontai tutto. L'unico a cui avevo detto la mi storia era Max. Gli raccontai di mia madre e di mio padre, della mia infanzia, del mio primo ragazzo e infine dell'ascensore e ora i pezzi del puzzle si stavano ricollegando.

-Cherié, mi dispiace. Non pensavo avessi passato tutto questo.-
-Come potevi-
-Ricominciamo da capo-

Mi alzai dalla sua spalla e lo guardai, i suoi occhi verdi erano sinceri.

-Riproviamoci Emily-
Sospirai.
-Se per te non va be...-
-Charles mi va bene- risposi bloccandolo, e mi fece un sorriso sincero.
-Grazie, Cha. Per avermi ascoltata.- gli dissi solo dopo qualche momento di silenzio.
-Era il minimo- rispose.

Angolo Autrice
Questo capitolo é più lungo dei soliti, questo perché come potrete vedere ho preso spunto da una scena di Shamless. Avevo visto un video di una ragazza inglese, e ho preso spunto anche da quello. Spero che comunque il capitolo vi piaccia, ci tengo particolarmente. Grazie mille a tutt*🫶🏻

How about a kiss?     Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora