XXIV

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La parlata con Daniel mi aveva fatto bene, ma mi aveva fatto pensare ancora di più.

Quella notte non riuscii a dormire col pensiero che quella stessa mattina avrei rivisto quel volto che tanto mi stava a cuore, ma che ora mi aveva solo distrutta.

-Quando arriva?- chiesi a Daniel sottovoce.
-Tra un oretta circa-

Guardai il mio piatto, non avevo fame. Era come sei il mio stomaco si fosse chiuso da ieri pomeriggio.

-Mangia, Emily- disse Jenna.
-Non ho fame ora- risposi.

Nessuno disse più niente, forse avevano capito il mio stato, meglio così.

Decidemmo di rimanere a mare, perciò sulla spiaggetta dell'isola.
Andai in camera e mi cambiai indossando il costume e il copri-costume.

Mi diressi verso la spiaggia, e mi stesi vicino le ragazze. Max non si era visto da ieri pomeriggio. Mi dispiaceva, ma aveva sbagliato.

In questa vacanza cercai di prendere più sole possibile, dato che é raro che io mi abbronzi tanto.

Mi addormentai sotto il sole, ma mi risvegliai non so dopo quanto.

-Emily.. Emily svegliati- mi diceva Carlos, toccandomi la spalla.
-Oh, che é successo- dissi con la voce impastata dal sonno.
-Emily, lui é qui- disse Sara.

Mi alzai col busto, sedendomi, e lo vidi. Era lì. A poca distanza da noi, lo stavo fissando.

Era davvero venuto nonostante tutto, con che faccia poi.

-Emily, era venuto qui per parlarti, ma stavi dormendo- disse Jenna.
-Non ci voglio parlare-

-Emily- disse il soggetto del nostro discorso.

Mi girai verso di lui.
I suoi occhi verdi, mi erano mancati.

-Charles-

Si alzò e di diresse verso di me, non ci volevo parlare, perciò mi alzai di botto e indietreggiai.

-Emily per favore- disse continuando ad avvicinarsi.

Guardai impanicata le ragazze, che capirono il mio sguardo, si alzarono, e mi affiancarono.

-Emily parliamone-

Mi girai e andai via, lasciando la maggior parte delle mie cose lì in spiaggia.

Le ragazze mi accompagnarono in stanza ma capirono di dovermi lasciare sola, così una lacrima calda scorse sulla mia guancia, non appena chiusero la porta.

Non andai nemmeno a pranzo, non volevo proprio vederlo.

E ora mi trovato sulla mia altalena, con la luna alta in cielo che rifletteva il mare, io e i miei pensieri.

-Emily- mi voltai.
-Cosa ci fai qui-
-Voglio parlarti-

Aveva i capelli arruffati, gli occhi gonfi e sembrava un cadavere. Ma cosa aveva avuto.

-Vieni qui-
-Emily mi dispiace tantissimo, davvero, io avrei voluto dirtelo ma.. ma non volevo rovinarti la vacanza. Eri così felice, e volevo che lo rimanessi. Lo sapevo solo da un paio di giorni te lo giuro, l'intenzione c'era, ma davvero Emily. Io ti giuro che mi sento in colpa- sputo Max tutto in un colpo.
-Si max, lo so-
-Come lo sai-
-Va bene, ti perdono-

Ero sempre troppo buona con tutti.

-Grazie Emily, grazie davvero-

Mi alzai dall'altalena e lo abbracciai, lo strinsi forte a me come se fosse l'ultimo abbraccio che ci saremmo dati per la nostra vita.

-Come stai- disse quasi sussurrando.
-Come posso stare, lui é qui.-
-Lo so, é un coglione-
-Ma va-
-Buttiamolo negli squali-

Max sapeva sempre come strapparmi un sorriso, e anche questa volta ci era riuscito.

-Dormi con me, per favore- chiesi.
-Non devi nemmeno chiedermelo, Emily-

Passai la notte nelle sue braccia, mi sentivo di nuovo a casa. Lui era come un'ancora per me. Nonostante tutto rimaneva il mio "fratellone".

Avevo dimenticato di chiamare mio padre, lo avrei fatto la mattina successiva.

...
-Buongiorno- dissi a voce assonnata.
-Giorno- rispose il ragazzo accanto a me.
-Andiamo a fare colazione?- chiese il ragazzo.
-Sempre a quello pensi-
-Non mangi da un po', dovremmo andare-

Annuii, aveva ragione. Dovevo mangiare, e anche abbondantemente, infatti quella mattina presi pancake, uova, waffles, di tutto e di più.

Io e Max ci sedemmo distanti dagli altri.
Non volevo parlare con nessuno.

Alle 18 a bordo piscina.

Questa notifica attirò la mi attenzione, mi voltai e trovai gli occhi verdi a fissarmi. Quei santissimi occhi verdi.

Max mi chiese cosa stesse succedendo, e gli dissi che era mio padre, preoccupato. Mentii.

Cosa voleva ora. Non ero ancora pronta a parlarci. Non sapevo se andarci o meno.

Alla fine mi presentai, con un ora di ritardo, fatto casualmente di proposito.

-Emily-
-Stammi lontano-
-Emily per favore, lasciami spiegare-
-Non c'è nulla da spiegare Charles. Hai baciato quella ragazza, punto. Se non ti andava di provarci me lo dicevi dall'inizio. Non puoi riparare ora il danno fatto-
-Emily..-
-No Charles. Tu eri uno dei pochi a sapere della mia storia, e cosa fai? Baci un altra, nonostante io mi sia fidata, e nonostante sapessi cosa avessi passato-
-Emily lo so cazzo. Ho fatto una cazzata e me ne rendo conto. Ma ti prego, ti prego Emily-

Tirava vento, delle lacrime solcavano il mio volto, e i suoi occhi trasudavano di pentimento.

-No Charles, ci avresti pensato prima- dissi.

Mi girai, e andai via. Era peggio di quanto mi aspettassi. Avevo parlato io, non lui. Aveva capito il mio stato d'animo.

Non so se fosse serio ma così sembrava, si sarebbe dovuto guadagnare il mio perdono. Qualunque cosa strabiliante avesse fatto.

How about a kiss?     Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora