La resa dei conti~

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Il mattino seguente tentai di riacquisire un po' di autocontrollo e non farmi completamente destabilizzare dal turbinio di sensazioni che invadeva il mio stomaco.
Ricevetti tre telefonate sul cellulare, la prima era di Kat, la seconda pure e la terza di "Sconosciuto" ma, ci avrei giurato, era sempre Kat.
Il motivo per cui le ignorai lo conoscevo benissimo anche se non mi andava di ammetterlo. Avevo paura di confrontarmi con la mia miglior amica perchè era come sottoporsi ad una radiografia la cui lastra avrebbe rivelato tutti i miei sentimenti, ed io non ero pronta a scoprirli.

Gen, la riunione è stata anticipata ad oggi.
Tasha fece irruzione nel mio ufficio e, quando succedeva, era sempre per mettermi al corrente di brutte notizie.
Mi dispiace, hanno chiamato dalla succursale e non ho potuto riufiutare, sembrava importante..

Tranquilla Tasha, non avevo appuntamenti questo pomeriggio. L'orario è il solito?
Cercai di calmarla perchè lei odiava quanto me i cambi di programma.

Mmm.. No, veramente l'appuntamento è tra mezz'ora.

Perfetto. Nel giro di mezz'ora mi sarei nuovamente trovata tra due fuochi, Gilbert e Daniel, e con l'ultimo la situazione era anche rimasta irrisolta, sempre che ci fosse davvero mai stato qualcosa da risolvere.

Quando arrivai in sala riunioni Daniel era appoggiato al muro di fronte all'entrata. Era pensieroso, aveva lo sguardo era perso nel vuoto e, soprattutto, era solo. Gilbert non c'era.
Ero stata talmente stupida da ricadere nuovamente nel suo tranello.

/DAN's POV/
Stavo cercando di organizzare un discorso, di dare un senso ed un ordine all'orda di pensieri che mi stavano martellando la testa, quando Genevieve arrivó.
La prima espressione che notai nel suo volto fu stupore. Probabilmente si stava chiedendo perchè il suo Gilbert non era presente ad una riunione che avevo fatto sembrare così importante.
La seconda fu rabbia. Immaginavo che sarebbe stato complicato parlare con lei visto che, per la seconda volta, l'avevo praticamente obbligata a vedermi, ma la realtà che ebbi di fronte era ben lontana da ogni immaginazione.
Genevieve aveva gli occhi quasi socchiusi dalla rabbia e, come avevo previsto, giró i tacchi e fece per andarsene ma riuscii a bloccarla.

Gen, ascolta, voglio solo parlare.
Non avevo preso un pomeriggio libero dal lavoro per vederla andare via, almeno doveva concedermi dieci minuti del suo tempo.

Daniel Hopkins, dimmi che c'è davvero la riunione importante per la quale ho spostato i miei impegni.
Ero nei guai. Non c'era nessuna riunione e qualunque cosa mi fossi inventato non sarebbe bastata a trattenerla. Tral'altro, sperai con tutto me stesso che non ci fosse nessuno ad assistere al nostro teatrino, non mi andava di passare per lo zimbello di turno.

Gen, calmati, La riunione c'è...
Feci una pausa e mi passai una mano tra i capelli, l'agitazione mi stava assalendo. Lei, invece, sembró rilassarsi di fronte a quelle parole, quindi continuai con la vera versione dei fatti.

Peró ci siamo solo io e te...
Eravamo ancora vicini perchè io la trattenevo per un braccio.

Daniel tu pensi che la mia vita sia insensata?
Cos'era quella domanda? Aveva tutta l'aria di essere uno di quei quesiti tranello a cui le donne ti sottopongono e, se non azzecchi la risposta, sei fuori dai giochi.

No
Risposi titubante.

Molto bene, disse sorridendo. Un attimo prima era sopraffatta dalla rabbia, quello dopo mi sorrideva. Quella donna mi faceva letteralmente impazzire e, come se non bastasse, io la lasciavo fare.

E se la mia vita non è insignificante.. Fece una pausa
Perchè credi che debba sprecare anche un solo minuto a sentire quello che un imbecille come te ha da dirmi?
Qualunque sorriso ci fosse stato prima, era stato spazzato da un impeto di rabbia che mi fece venire i brividi.
Dopo quelle parole, che mi lasciarono completamente spiazzato e senza difese, Gen riuscì a mollare la mia presa e si avvió a passi svelti verso il suo ufficio. Tutte le mie speranze di non esser visto da occhi indiscreti andarono a farsi benedire. Era questo che voleva? Ridicolizzarmi davanti agli occhi dei miei colleghi? Molto bene, avrei pagato quel caro prezzo. La seguii nel suo ufficio.
Tasha cercó di pararsi davanti alla porta e sbarrarmi l'entrata. Probabilmente aveva avvertito la furia di Gen, la stessa che un attimo prima si era riversata su di me.

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