Ancora errori~

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/DAN's POV/
Uscii senza voltarmi a guardarla, senza aggiungere altro. Aveva deciso che le cose sarebbero dovute andare in quel modo e io avrei dovuto rispettare la sua scelta, anche se mi sentivo ferito. Non riuscivo ad accettare che non avesse notato nessuno dei miei sforzi ma solamente gli errori, a tal punto da incominciare a pensare che quello che avevo fatto veramente non fosse stato abbastanza. Di sbagli ne commettevo e ne avrei ancora commessi molti, era impossibile che fosse altrimenti, ma ero fatto così. Tutta quella storia mi aveva colpito all'improvviso, era la prima volta che provassi dei sentimenti forti per una donna e quindi dovevo imparare a controllarli e controllarmi, ma soprattutto a decifrarli e spiegarli dapprima a me stesso, e poi a lei.

Salii in moto con l'adrenalina che ancora pulsava prepotente nelle vene. Ancora una volta, mi ritrovavo a fare i conti con quello che era avvenuto fino a poco prima, nonostante fosse ormai notte fonda. Mi resi conto che quello che doveva essere un chiarimento aveva sortito l'effetto opposto. Non ero stato in grado di spiegarmi, ero rimasto ammutolito. Quello che dei due avrebbe dovuto parlare ero io, invece ero rimasto in silenzio. Ero deluso, amareggiato, scoraggiato e soprattutto infuriato, con lei e con me stesso.
Avevo bisogno di parlare con qualcuno, di sfogarmi, di conoscere altri punti di vista perché stavo annegando nel mio, che mi sembrava oggettivo e giusto, anche se molto probabilmente non lo era. Dicono che i migliori amici siano quelli che sono sempre presenti nel momento del bisogno, allora dov'era il mio? In quel preciso istante, mentre il tachimetro della moto segnava i 180 chilometri orari, decisi che se Gen pensava di me che fossi un donnaiolo, allora tanto valeva comportarsi da tale. Deviai in una strada che avevo frequentato spessissimo l'inverno scorso, ero diretto in un posto preciso. Sapevo che in quel luogo, sarei stato accolto a qualunque ora del giorno e della notte e in qualsiasi circostanza. Una parte della mia mente voleva aggrapparsi allo spiraglio di lucidità, ma ogni volta che provava a formulare un pensiero contrario, veniva completamente soppiantata dall'altra, quella cattiva, quella che apparteneva ancora al vecchio Dan e che, purtroppo, me ne resi conto solo in quel momento, era ancora ben radicata dentro di me. Non erano bastati sentimenti forti o una donna che mi facesse completamente perdere il lume della ragione, per annientare il vecchio me.

Una volta fuori casa Campbell, mi resi conto che non era assolutamente cambiato nulla dall'ultima volta che ero stato li. Era stato solamente pochi mesi prima, eppure quella donna era profondamente cambiata, quindi mi aspettavo, erroneamente, che anche la sua abitazione si fosse evoluta con lei. La signorina Campbell era una mia vecchia fiamma, una donna da cui andavo semplicemente per sentirmi appagato, per fare l'uomo, o forse dovrei dire il maschio. Quando la frequentavo faceva la cassiera in un locale di scambio coppie, anche se molto spesso l'avevo pure vista bazzicare le camere, ero certo che ogni tanto ne usufruisse anche lei, seppure non l'avesse mai voluto ammettere. Dopo qualche settimana smisi di punto in bianco di andarci a letto perché stava diventando troppo un'abitudine, ma me la ritrovai in azienda, era stata assunta. Con un tacito accordo, decidemmo di non far emergere quel rapporto basato esclusivamente sul sesso che avevamo costruito in quelle poche settimane, e accettò perché probabilmente conveniva anche a lei.
Quando citofonai rispose prontamente, e con la stessa rapidità io mi fiondai nel palazzo. Feci le scale a due, per evitare di ragionare, per sottrarmi alla razionalità, che sicuramente mi avrebbe suggerito di fare marcia indietro. Lei strabuzzò gli occhi dallo stupore, sicuramente non si aspettava di vedermi lì. Inizialmente sembrava incerta, ovvio, era troppo legata al suo posto di lavoro e la paura di giocarselo era maggiore della voglia di fare sesso, ma alla fine cedette. Fu un rapporto veloce, fugace, privo di sentimento, quello lo potevo dire con certezza, visto che ormai stavo iniziando a capire cosa significasse provare delle emozioni e quelle di certo non si potevano definire tali. Prima di andarci a letto ero sicuro che dopo mi sarei sentito più scarico, meno agitato, quasi gratificato e soddisfatto di saziare una donna, come mi succedeva prima di conoscere Gen. Naturalmente, non fu così. Ero frustrato, quasi attanagliato da un senso di colpa che, peraltro, non aveva nemmeno motivo di esistere visto che non ero nemmeno impegnato. Ero libero, cosa cambiava da quel momento a qualche mese prima? Non riuscivo a trovare giustificazioni, quella che doveva essere una via per provare sollievo e piacere per un po', fu un macigno che si aggiunse sulle mie spalle.

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