Il gioco vale la candela~

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Condividevamo lo spazio sulla motocicletta ma io cercavo di stare il più distante possibile da lui. Avevo la mani agganciate alla sella e la schiena più dietro che avanti, così da fare in modo che i nostri corpi nemmeno si sfiorassero. Ero tesa. Le scene del sogno erano ancora nitide nella mia testa. Il bacio aveva lo stesso effetto di qualche ora prima, mi lasciava attonita, completamente senza forze. La mente era assediata da un groviglio di pensieri e sensazioni che nemmeno io ero in grado di decifrare. Avvertivo il pericolo in quello che stavo facendo, sapevo che mi stavo cacciando in una situazione scomoda. Ero in balia di due uomini ma probabilmente il cuore aveva scelto, anche se la testa non lo accettava. Era come se l'appuntamento con Gilbert fosse avvenuto anni ed anni prima, quando invece erano passati solo pochi giorni. Avevo sentito la necessità di baciarlo, ma forse era solamente un desiderio dettato dal momento.
Quando pensavo a Daniel, nella mia testa scattava un allarme rosso. Incarnava il pericolo, anzi, era il rischio fatto persona e, infatti, mi sentivo tremendamente attratta da lui. E' sempre così, le situazioni pericolose intrigano e, prima che riesci ad accorgertene, ci sei dentro con tutte le scarpe. Nonostante ne fossi assolutamente consapevole, non riuscivo a tirarmi indietro.

Gen, non ti mangio mica... disse lui spezzando il silenzio, e i miei pensieri divennero solamente un'eco. Probabilmente si riferiva alla distanza di sicurezza che avevo stabilito tra noi. Non doveva piacergli, altrimenti avrebbe scelto un'auto e non una motocicletta, ma mi interessava poco.

Sto comoda così... mi giustificai come meglio potevo.

Sicura? Perché manca ancora mezz'ora.. aveva un tono invitante, sembrava un diavolo tentatore. Il corpo mi dettava di agganciare le braccia intorno al suo busto, ma per fortuna la mente era ancora collegata e funzionante, quindi mi impedì il movimento.

Puoi stare tranquillo.. cercai di rassicurarlo, ottenendo, invece, l'effetto contrario, perché lui si irrigidì ancora di più. Mi innervosiva che cercasse ad ogni costo il contatto fisico. Io non ero come le 'donne' a cui era abituato lui e, forse, era meglio che se ne convincesse prima possibile, così poteva lasciarmi perdere. Sarei torna alla mia vita e quella sarebbe stata solo una sbandata. Invece no, continuò.

Non capisco quali siano le tue paure... disse, questa volta con tono di sfida. Mi fece apparire come una bambina che doveva tenersi alla larga, altrimenti non sapeva frenare i suoi istinti carnali. Decisi che se quello era il suo gioco, allora avrei giocato anch'io. Staccai le mani dalla sella e con un movimento lento le agganciai intorno al suo torace. Era caldo e muscoloso. Sentii la sua pancia gonfiarsi e sgonfiarsi repentinamente, aveva il respiro affannato. Incominciai a condurre io il gioco.

Dan, non ti mangio mica... avevo usato il suo stesso tono ironico e le sue stesse parole di poco prima, solo che c'era una piccola vena maliziosa nella mia voce, e lui sicuramente non se la sarebbe fatta sfuggire.

Che c'è? Chiesi, stavo sfidando io lui. Hai perso le parole Daniel?

Sto solo cercando di concentrarmi sulla strada.. rispose con voce suadente. Quel gioco gli piaceva e il suo divertimento era palpabile.

Sai, Gen, non vorrei sbagliar strada... Continuò malizioso. Potremmo impiegarci ore prima di arrivare al ristorante, e non so se riusciresti a trattenerti... lasciò la frase a metà. Trattenermi dal fare cosa? Incominciava ad irritarmi.

Daniel, non so a che donne tu sia abituato, ma io non sono una di quelle che freme dalla voglia di entrare nel tuo letto. Ero stata diretta e fredda, lui se ne accorse e si irrigidì, probabilmente non si aspettava tutta quella sincerità ma se l'era meritata.

Quanto manca? Chiesi spazientita. Con un movimento impercettibile mi sfiorò la mano. Non saprei dire se fu un contatto casuale o cercato, però mi fece salire un brivido lungo la schiena. Entrambi cominciammo a respirare con una frequenza maggiore. Il mio corpo era incollato alla sua schiena e i nostri polmoni si muovevano all'unisono.

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