Sesto canto

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Una volta ripresi i sensi che avevo perso per via dello schifo provato nei confronti dei due fratelli, la cui storia e amore mi aveva sconvolto, nuove pene e nuove anime sofferenti mi vedo intorno, in qualunque modo mi muova e mi volti, e in qualunque direzione io guardi. Mi trovo nel terzo cerchio, quello della pioggia eterna, maledetta, fredda e opprimente; la sua intensità e la sua natura non cambiano mai. 

Un uomo dai capelli rossi e gli occhi azzurri è presente lì. Ha un cappello, porta un cappotto, è di bassa statura. Urla contro agli spiriti, li picchia e li pugnala. La pioggia li fa ululare come dei cani; con un fianco riparano l'altro; si rigirano continuamente i miserabili peccatori. Quando ci vide quella persona, che Kunikida chiama Chuuya, questo iniziò a urlarci contro per chissà quale motivo. Erano parole insensate e scollegate tra di loro, le sue; non c'era parte del suo corpo che tenesse ferma. E Kunikida prese in mano una bottiglia di vino apparsa da chissà dove e gliela offrì. E con mio grande stupore, Chuuya tacque e accettò la bottiglia. Come un cane che abbaiando mostra il suo desiderio di cibo, e si calma dopo aver addentato il pasto, perché è tutto intento e impegnato solo a divorarlo, così si calmarono quelle facce sporche di Chuuya, che stordisce a tal punto le anime, che vorrebbero essere sorde. Noi passavamo sopra le anime che la pesante pioggia opprime, e ponevamo i piedi sopra la loro inconsistenza che sembra un corpo vero. Esse giacevano tutte quante per terra, all'infuori di una che si alzò a sedere, non appena ci vide passarle davanti. 

«O tu che sei condotto per questo inferno», mi disse, «riconoscimi, se riesci: tu nascesti prima che io morissi». 

E io a lui: «La sofferenza che tu provi forse ti cancella dalla mia memoria, tanto che non mi pare di averti mai visto. Ma dimmi chi sei, tu che sei stato messo in un luogo così doloroso e subisci una tale pena, che, se qualcun'altra è superiore, nessuna è tanto spiacevole». 

Ed egli a me: «La tua città, che è piena di invidia al punto che il sacco ne trabocca, mi ebbe con sé durante la mia vita serena. Voi concittadini mi chiamaste Ranpo: per il dannoso peccato della gola, come vedi, mi logoro sotto la pioggia. Ed io, anima infelice, non sono sola, perché tutte queste scontano la stessa pena per la stessa colpa. E dire che io 'sto bastardo di Chuuya l'ho pure battuto quando Poe ci ha imprigionati nel suo libro.» E non disse più una parola. 

Io gli risposi: «Ranpo, la tua agonia mi addolora al punto che induce a piangere; ma dimmi, se lo sai, che cosa attende i cittadini di Yokohama; se c'è qualche uomo giusto; e spiegami la ragione per cui tanta discordia l'ha colpita». 

E lui a me: «Dopo una lunga conferenza stampa giungeranno allo scontro sanguinoso, e il partito selvaggio caccerà l'altro, con grande violenza. Dopodiché è destino che questo soccomba, nello spazio di tre anni, e che l'altra fazione prevalga con l'aiuto di un tale che adesso si mostra neutrale. Il team Dazai per lungo tempo terrà in alto la testa, tenendo il team Fyodor sotto una pesante oppressione, per quanto questa di ciò si lamenti o si sdegni. C'è solo un'opinione giusta, e non viene ascoltata. Ovvero, quella secondo la quale entrambi siano personaggi validissimi ma diversi tra di loro, e quindi non debbano essere messi a comparazione. Dandole ascolto, forse le due fazioni arriveranno a una pace, ma sono stupide e amano complicarsi la vita. Superbia, invidia per l'ultimo episodio della quinta stagione e avarizia sono le tre scintille che hanno infiammato i loro cuori». Qui Ranpo pose fine alle sue parole dolorose. 

Ed io a lui: «Vorrei che tu altro ancora mi rivelassi, e che mi facessi dono di altre tue parole. Gli altri membri dell'agenzia, dimmi dove sono e fa' sì che io conosca la loro sorte; perché ho un gran desiderio di sapere se Fukuzawa li addolcisce o l'Inferno li tormenta». 

Ed egli: «Essi sono tra le anime più colpevoli; diverse colpe li hanno spinti giù in fondo: se scenderai così in basso, là potrai vederli. Anche perché abbiamo deciso di risparmiarti pure il Purgatorio e il Paradiso, altrimenti sai te cosa viene fuori? Ma quando tornerai nel dolce mondo, ti prego di ricordarmi alla memoria degli altri uomini: non ti dico altro e più non ti rispondo.>>

Allora torse obliquamente gli occhi; mi guardò un po' e infine chinò il capo: cadde con essa a terra, al pari degli altri dannati.

E Kunikida mi disse: «Non si rialzerà più di qui fino al suono della tromba angelica, quando arriverà Fukuzawa: ciascuno rivedrà la triste tomba, riprenderà il suo corpo e le sue sembianze, udirà ciò che rimbomberà in eterno». 

Così oltrepassammo quel lurido miscuglio di anime e di fango, a passi lenti, parlando un po' della vita eterna. 

Per cui dissi: «Kunikida, questi tormenti aumenteranno in seguito al Giudizio Universale, diminuiranno, o saranno altrettanto dolorosi?». 

Ed egli a me: «Rammenta la dottrina filosofica, che afferma che dovresti farti i cazzi tuoi. comunque, posso dirti che sebbene queste anime dannate soffrano già, soffriranno ancora di più dopo il Giudizio Universale». 

Aggirammo in tondo quel tragitto, parlando molto più di quanto io riferisca; arrivammo nel punto dove si discende: qui trovammo Francis, il grande Gatsby.

Come corpo morto cade || BSD x Divina CommediaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora