ventisettesimo canto

7 2 0
                                    

La fiamma di Ace ormai era dritta e ferma, dato che non parlava più, e si allontanava da noi con il permesso di Kunikida, quando ecco che un'altra, che veniva dietro di essa, ci indusse a rivolgere lo sguardo alla sua punta per un suono confuso che ne fuoriusciva.
Muggiva con la voce del torturato, tanto da sembrare trafitto dal dolore anche se era fatto di rame; così le parole misere si convertivano nel linguaggio del fuoco, perché all'inizio non trovavano una strada per uscire. Ma dopo che ebbero trovato una via d'uscita attraverso la punta, facendola muovere come la lingua al loro passaggio, sentimmo dire: «O tu a cui io rivolgo la voce, e che poc'anzi parlavi dicendo "Adesso va' pure, non ti stimolo più", non dispiacerti di trattenerti a parlare con me solo perché sono arrivato un po' dopo; vedi che a me non dispiace, e tuttavia brucio tra le fiamme! Se tu sei finito in questo mondo oscuro da quella dolce terra dalla quale io reco tutta la mia colpa, dimmi se i miei concittadini sono in pace o in guerra. Dimmi quali sono le condizioni del casinò».

Io ero ancora attento e chinato giù dal ponte, quando Kunikida mi toccò il fianco e mi disse: «Parla tu, io mi sono stancato».

E io, che ero pronto a rispondere, iniziai a parlare senza esitazioni: «O anima che sei nascosta dal fuoco laggiù, io non so neanche da dove vieni e non posso rispondere alla tua domanda. Ma ora ti prego di dirci chi sei; non essere più restio degli altri, se il tuo nome nel mondo conserva fama».

Dopo che il fuoco ebbe ruggito per un po' alla sua maniera, la punta aguzza si agitò da una parte e dall'altra, poi pronunciò tali parole:

«Se io credessi di rispondere a qualcuno che possa tornare sulla Terra, non parlerei; ma poiché dal fondo dell'Inferno non è mai uscito vivo nessuno, se sento dire il vero, ti rispondo senza temere di essere infamato. Io fui creato da un libro, e poi divenni direttore di un casinò, poi un aiutai uno dell'agenzia, ho letto i ricordi di Fyodor e ho scoperto che faceva apio con Gesù Cristo, un casino. Insomma, credendo di fare ammenda dei miei peccati unendomi all'agenzia; e certo quanto credevo si sarebbe avverato, non fosse stato per quel ratto di Fyodor, che Fukuzawa lo maledica! Lui mi usò per tutta la mia vita; e voglio che tu senta come e perché ciò avvenne. Fin tanto che io fui in carne ed ossa, col corpo datomi da chiunque mi abbia scritto nel libro, sono sempre stato usato da tutti. Io conobbi tutti gli uomini e i loro inganni, e iniziai a seguirlo tutti, solo per sopravvivere. Quando mi vidi giunto alla vecchiaia, ciò che prima mi piaceva mi dispiacque e mi feci frate. Proprio perché non volevo essere coinvolto in altri conflitti stranissimi. Dopo essermi pentito e confessato; ah, povero me! Certo ciò mi avrebbe giovato. Fyodor, mentre combatteva una guerra vicino a dove vivevo io. Non ebbe riguardo né per il suo supremo ufficio, né per gli ordini sacerdotali, né per quel cordone francescano che era solito rendere magri quelli che lo indossano. Al contrario, così lui chiamò me per guarire dalla sua terribile febbre: mi chiese un consiglio e io tacqui perché le sue mi sembravano le parole di un pazzo. E forse lo erano davvero. Egli mi disse: "Gesù era un mio caro amico e andavamo ai navigli di Milano a fare apio. Il mio bestie vuole che invada la Palestina, potresti aiutarmi? Non preoccuparti però, visto che è baby Jesus a chiedermelo, darò subito la pace al popolo". Allora gli argomenti autorevoli mi convinsero, specie pensando che il tacere mi avrebbe procurato gravi conseguenze, e dissi: "Fyodor, dal momento che tu mi assolvi da quel peccato nel quale debbo ricadere, promettere molto e mantenere poco ti farà trionfare nel trono pontificio". Non appena morii, poi, Kenji Miyazawa venne a prendere la mia anima; ma un diavolo gli disse: "Non portarla via: non farmi torto. Egli deve venire giù tra i miei dannati, perché diede il consiglio fraudolento per il quale, da allora a oggi, gli sono stato alle costole. Infatti non può essere assolto chi non si pente, e non è possibile pentirsi e voler peccare al tempo stesso, perché è una contraddizione in termini". Ah, povero me! come mi scossi quando mi prese, dicendomi: "Forse tu non pensavi che io fossi filosofo!" Mi portò qui, ed ecco perché sto parlando con voi adesso».*

Quando il dannato ebbe finito di parlare, la fiamma si allontanò dolorante, torcendo e sbattendo la punta aguzza.

Noi andammo oltre, su per il ponte fino al successivo che sovrasta la Bolgia in cui sono puniti quelli che, seminando discordie, si gravano di peccato.

...
*Il dannato nel canto originale è Guido da Montefeltro, grande uomo in armi che successivamente si fece frate. Tuttavia, venne ingannato da Bonifacio VIII.

Come corpo morto cade || BSD x Divina CommediaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora