Secondo canto

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Il giorno era quasi finito e il cielo scuro sottraeva gli esseri animati che vivono sulla Terra alle loro fatiche; ed io, unico fra tutti, mi preparavo ad affrontare le difficoltà sia del cammino che dell'angoscia, la fame e la paura che la mia mente un po' bacata descriverà. O chazuke, aiutami ora; o memoria, che annotasti quello che hai visto, qui dovrai dimostrare il tuo valore. 

Io cominciai a dire: «Oh Kunikida, valuta se le mie capacità sono adeguate a ciò, prima di affidarmi a questo arduo viaggio. Tu dici che il padre di Fukuchi andò nell'aldilà ancora in vita. Se Fukuzawa fu cortese verso di lui, pensando alla grandiosa conseguenza che doveva derivare da lui; perché egli fu eletto come maggior esponente del Giappone. Che poi ha fatto cose questionabili e probabilmente aveva anche dato luogo ad un'altra divisione delle camicie nere, ma questo è un altro discorso: e Yokohama e il Giappone, a voler dire la verità, furono stabiliti come il sacro luogo dove risiede la sede dell'agenzia investigativa armata. Ma io perché dovrei venirci? E chi lo permette? Né io né nessun altro può ritenermi degno di questo compito. Perciò, se accetto di incamminarmi, temo che il mio viaggio sia un'empietà. Sei saggio, comprendi meglio di quanto io sappia spiegare» 

E come colui che non voleva più avere a che fare con un orfano incontrato per caso sulla riva di un fiume, mi rispose seccato.

 «Se io ho compreso bene le tue parole», rispose l'ombra di quell'uomo magnanimo, «tu sei un rompiscatole; questo molte volte ti ostacola e ti porta ad essere picchiato violentemente. Affinché tu ti liberi da questo difetto, ti dirò perché son venuto qui e ciò che udii nel primo momento in cui provai dolore per te. Io ero nel limbo, e mi chiamò una uomo, a cui io chiesi di comandarmi quel che desiderasse. I suoi occhi erano confusi. Nemmeno lui sapeva cosa dovesse fare; e lui cominciò a dirmi parlando con dolcezza e soavità, con una voce che sembrava il linguaggio di un angelo: "O Kunikida, che io in realtà non ho mai incontrato e non ti conosco nemmeno. Ma facciamo finta che io abbia idea di chi tu sia. Il mio amico, non occasionale, sulla riva di un fiume è così affamato che vede chazuke ovunque; e temo che sia già smarrito a tal punto che io mi sia mosso troppo tardi per soccorrerlo, per quello che ho udito riguardo lui in cielo. Ora va', e fai ciò che è necessario per la sua salvezza. Aiutalo, così che Fukuzawa ne sia consolato. Io, che ti faccio andare da lui, sono Sigma; vengo da un libro maledetto dimenticato da tutti. O almeno, così mi hanno detto. Quando sarò davanti a Fukuzawa, spesso a Lui ti loderò". Allora tacque, e cominciai io a parlare: "O uomo di virtù, la tua richiesta mi è così gradita, che se anche avessi giù ubbidito mi sembrerebbe di averlo fatto tardi; non devi fare altro che rivelarmi il tuo desiderio. Ma dimmi il motivo per cui non temi di scendere quaggiù nell'Inferno, dall'ampio luogo dove desideri ardentemente tornare". E Sigma mi disse "Ma a meno cosa me ne frega, che sono morto? Mi ha detto Fukuzawa di farlo. Lo faccio perché altrimenti poi Kenji piange". Dopo che mi ebbe detto questo, rivolse a me i suoi occhi luminosi e io pensai che tu fossi proprio senza speranza. Il che mi indusse a venire da te quanto prima. E venni da te proprio come lui volle; ti soccorsi da quei mafiosi  che ti importunavano. Dunque: cosa c'è? Perché, perché rompi le scatole? Perché coltivi tanta cattiveria nei miei confronti nel cuore? Perché non puoi stare zitto, non farti domande e proseguire?» Come dei fiorellini chiusi e piegati dal gelo notturno, dopo che il sole li illumina, si risollevano tutti aperti sul loro stelo, così feci io con la mia debolezza d'animo risollevandolo, e al cuore mi venne tanto energico coraggio che cominciai a dire, come una persona sicura di sé: «Non romperò più le palle! E quanto sei cortese tu che subito ubbidisti alle parole di verità che Sigma ti rivolse! Tu hai reso il mio cuore desideroso di venire con te, grazie alle tue parole, al punto che sono tornato al mio primo proposito. Ora va', poiché non voglio più esserti un peso: tu sei la mia guida, il mio signore, il mio maestro». Così gli dissi, e dopo che si fu avviato, intrapresi il percorso difficile e selvaggio.

Come corpo morto cade || BSD x Divina CommediaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora